Dolore al piede con scarpe col tacco o a punta? Come riconoscere l’alluce valgo

Dolore al piede con scarpe col tacco o a punta? Come riconoscere l’alluce valgo

L’alluce valgo non è causato dalle calzature, ma queste possono far insorgere il dolore. Se in occasione delle festività avete indossato scarpe che hanno provocato dolore, potrebbe essere un campanello di allarme da non sottovalutare. Che si scelga di indossare scarpe col tacco femminili, oppure calzature classiche maschili, è bene prestare attenzione alla comparsa di un dolore al piede. A volte, infatti, la causa del dolore non sono le scarpe, ma la presenza di una patologia dell’avampiede che si manifesta così, come spiega l’ortopedico Guido Carbone.

Dott. Guido Carbone

Alluce valgo, come riconoscere i primi sintomi

L’alluce valgo è una protuberanza della testa del primo metatarso e coinvolge l’intero avampiede. Contrariamente a quel che si crede, colpisce principalmente il sesso femminile anche in età adolescenziale in relazione a deformità del piede come il piede piatto. Chi è affetto da alluce valgo può anche soffrire di metatarsalgie, cioè dolori alla pianta del piede. Inoltre, abbinato a piede piatto o piede cavo, può causare dolori fino anche al retropiede.
Ecco perché è bene riuscire a riconoscere i primi sintomi e sapere come comportarsi. Lo abbiamo chiesto al dottor Guido Carbone, medico chirurgo ortopedico, specializzato nella cura delle patologie dell’avampiede. Il medico spiega che la problematica può essere attenuata con tecniche conservative. Si comincia con tutori e fisioterapie unite a plantari. Ma l’evoluzione sarà sempre in peggioramento. L’unica strada per guarire definitivamente, dunque è quella dell’intervento chirurgico.

Cos’è l’alluce valgo?

«Consiste in una deviazione all’esterno del 1° dito del piede, cioè l’alluce, associata a una tumefazione spesso dolorosa in corrispondenza della testa del primo osso metatarsale. Quest’ultima di solito viene chiamata “cipolla” per via della sua forma. Si tratta di una forma di borsite, cioè di infiammazione da sfregamento con la calzatura. Spesso tale patologia si inserisce in un quadro di alterazioni della meccanica del piede più ampio con interessamento anche delle altre dita, del mesopiede e del retropiede. Quindi studiare la deformità dell’alluce valgo non prescinde da una attenta valutazione della meccanica del piede in toto e da una correzione di tutte le alterazioni presenti».

Quali sono le cause?

«Sono molteplici, di tipo anatomo-funzionale. Le calzature con tacco alto a punta possono influenzare l’alluce valgo ma non causarlo. Molte donne che non fanno uso di queste scarpe sviluppano la stessa patologia (quindi, il mio consiglio per tutte le signore è quello di continuare a indossare tranquillamente le proprie scarpe preferite). Esiste, inoltre, una evidente predisposizione ereditaria nell’insorgenza della malattia».
I sintomi? «Variano a seconda della gravità della forma. Si può passare da un quadro clinico senza sintomi significativi fino al persistere della tumefazione con dolore da infiammazione della già citata “cipolla” metatarsale. Chi soffre della malattia può andare incontro a difficoltà nell’indossare calzature che spesso si deformano nel tempo».

Esiste una terapia?

«Sì, ma è necessario distinguere i trattamenti non chirurgici da quelli chirurgici. La gamma è molto ampia. I trattamenti non chirurgici sono quelli che definiamo conservativi. Essi prevedono il ricorso a tutori di vari materiali utili per separare il primo dito dalle altre dita del piede. Le calzature devono essere comode e occorre effettuare esercizi di ginnastica posturale in abbinamento all’utilizzo di plantari ortopedici. Quando però questi trattamenti non sono più sufficienti a correggere la situazione allora diventa necessario ricorrere alla chirurgia. Tengo a precisare che la deformità estetica che preoccupa la paziente non corrisponde all’obiettivo del chirurgo. Per quest’ultimo, infatti, a essere fondamentale è la correzione della congruenza delle superfici articolari fra 1° metatarso e falange».

Quali tecniche può adottare il chirurgo?

«Esistono numerose tecniche che consentono di correggere la deviazione del primo dito del piede. Quelle definite tradizionali utilizzano delle incisioni chirurgiche tramite le quali si possono effettuare le correzioni ossee che poi vengono stabilizzate attraverso fili di metallo, viti, placche o cambre con risultati ottimi dal punto di vista funzionale. E poi le metodiche mini-invasive, che presentano numerosi vantaggi».

Può descriverci le metodiche mini-invasive?

«Si tratta di tecniche che consentono, attraverso alcune mini incisioni, di portare a termine buone correzioni delle deformità senza danneggiare i tessuti circostanti. Rappresentano un valido aiuto per il chirurgo del piede il cui obiettivo non sia solo quello di soddisfare le esigenze funzionali ma anche quelle estetiche del paziente. L’intervento chirurgico con metodica mini-invasiva riduce i tempi di recupero funzionale, attenua il dolore post-operatorio e permette di camminare il giorno stesso dell’intervento. Il recupero completo della funzionalità del piede, svolgendo le proprie attività, avviene in tempi più rapidi rispetto alle operazioni eseguite con tecniche tradizionali».

Alluce valgo in provincia di Brescia: a chi rivolgersi?

In caso di dolori ai piedi e alle loro articolazioni, in provincia di Brescia è possibile rivolgersi al dottor Guido Carbone, medico chirurgo ortopedico, specializzato nelle innovative terapie mini-invasive. Ogni giorno al servizio dei pazienti all’Istituto Sant’Anna di Brescia (030.31971119), al Poliambulatorio San Matteo di Roncadelle (030.2585435), al Poliambulatorio San Gregorio di Cologne (030.7156761), presso il poliambulatorio Corte dei Disciplini di Travagliato (030.6862404) e, infine, a Travagliato nel suo studio privato.

Per maggiori informazioni: 335.6635217 o visitare il sito dottorguidocarbone.it