Il piede piatto dell'adulto, diagnosi e cura

Il dottor Guido Carbone, medico chirurgo ortopedico, spiega come riconoscere e affrontare questa problematica

Il piede piatto dell'adulto, diagnosi e cura
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Il piede piatto alla nascita e fino ai primi 4 anni di vita è del tutto normale. Scompare infatti naturalmente fra i 5-7 anni di età con il progressivo sviluppo dell’arco plantare (la curvatura interna del piede). La condizione di piede piatto nell'adulto si presenterà nel momento in cui, durante l’infanzia, il problema non sia stato corretto con ortesi o terapie chirurgiche. Il piede piatto è un piede che sembra «cedere» nella sua parte interna e senza arco plantare. L’80% della cause deriva da una insufficienza del lavoro svolto dal tendine tibiale posteriore che è il motore attraverso il quale si «cavizza» il piede. Il piattismo si può verificare anche per cause genetiche (HOXD10) o per fattori acquisiti quali traumatismi che alterano la forma, quali artrite reumatoide o malattie neuro-muscolari. Il peso eccessivo, se accompagnato da muscolatura debole (ipotono), può favorire l’insorgenza nel tempo del piede piatto.

I sintomi del piede piatto dell’adulto

In fase iniziale frequentemente nell'adulto non vi sono sintomi (spesso viene riferita stanchezza dopo camminate prolungate) anche se le alterazioni conseguenti al piattismo si rilevano nella deambulazione scorretta e nei difetti che coinvolgono successivamente caviglia, ginocchio, anca e colonna vertebrale. I sintomi, quando si manifestano, sono rappresentati da dolori articolari e infiammazioni muscolo-tendinee a carico prevalentemente del lato interno del piede dove la tumefazione e la deformità del profilo schelettrico «stirano» le strutture anatomiche. Nelle forme più gravi il dolore coinvolge sia il lato interno che quello esterno del piede con marcata difficoltà al cammino.

il piede piatto

Diagnosi e classificazione

La diagnosi si effettua valutando la forma del piede del paziente ed il suo passo. Attraverso l’esame baropodoscopico si eseguono accertamenti diagnostici che servono al medico ortopedico per valutare la gravità e quindi programmare il trattamento corretto. A tale fine si svolgono le radiografie standard ed in ortostasi (in piedi) del piede che consentono di valutare i rapporti fra astragalo e calcagno. Infine TAC e RMN aiutano per valutare le articolazioni del retropiede. Esistono poi numerose classificazioni per le diverse tipologie di piattismo del piede. La distinzione più importante è quella fra piede piatto «flessibile» e «rigido». Nel primo caso è ancora possibile manualmente e con test specifici ricreare l’arco mediale nel piede. È rigido invece quel piede piatto che presenta un quadro evolutivo serio poiché non solo i tessuti molli, ma anche le articolazioni, sono usurate irrimediabilmente, senza possibilità di ottenere un arco se non grazie a tp chirurgica.

E poi c’è il trattamento

Nel bambino fra gli 8 e i 15 anni è possibile correggere il piattismo con un intervento relativamente impegnativo che modifica il rapporto fra astragalo e calcagno utilizzando una vite. I risultati solitamente sono buoni (endortesi calcagno-stop). Nell'adulto i trattamenti chirurgici sono eseguiti invece «alla carta», sono cioè personalizzati in relazione alla gravità.
Nei piedi piatti flessibili, cioè correggibili, gli interventi si eseguono prevalentemente sui tessuti molli (soprattutto sui deficit del tendine tibiale posteriore che viene rinforzato e ritensionato). Seguono interventi correttivi sulle ossa del retropiede (osteotomie cioè tagli ossei) e sulle colonne mediali e laterali. Solo nei casi evoluti di piede piatto con artrosi articolari ormai irrigidite si eseguono le «artrodesi» (fusioni delle ossa articolari). Importante infine è sempre la collaborazione del paziente che deve comprendere il programma operatorio ed il successivo periodo riabilitativo per ottenere il migliore risultato clinico.

Contatti utili

Per informazioni è possibile contattare il dottor Guido Carbone, medico chirurgo ortopedico, specializzato nelle innovative terapie mini-invasive. Ogni giorno al servizio dei pazienti all'Istituto Sant'Anna, al Poliambulatorio San Matteo, nonché a Travagliato nel suo studio privato. Il medico è disponibile per informazioni ai telefoni 3933278751 e 3356635217.

 

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