Libri

"Lettere a Dio", così gli studenti si interrogano

Presentato al Castello di Padernello il libro che raccoglie 100 lettere degli studenti del Cossali

"Lettere a Dio", così gli studenti si interrogano
Pubblicato:

Successo per la presentazione del libro «Lettere a Dio» al Castello di Padernello giovedì sera, un’interessante raccolta di cento lettere, divise per tematiche, redatte dagli studenti dell’Istituto Cossali di Orzinuovi che delineano uno scenario inedito sulla percezione che hanno i giovani d’oggi del divino.

Lettere a Dio

Come è nata la proposta? "Eravamo nella fase di transizione della fine della pandemia – ha spiegato il docente di religione Francesco Capretti –  A scuola stavamo leggendo un testo di un filosofo francese che aveva fatto una piccola conferenza su Dio a dei bambini delle elementari, era appena morto e ragionando su varie problematiche è nata l’idea di chiedere ai ragazzi di scrivere le lettere a Dio. Sorprendentemente tutti a modo loro, hanno risposto a questa richiesta, anche i più insospettabili". Il risultato? Una selezione di riflessioni interessanti, fresche, immediate, con cui le giovani menti si sono messe a nudo. "Mi ha colpito colpito il fatto che fossero scritte molto bene – ha commentato Francesco Uberti, docente di Italiano a cui è stato affidato il compito della classificazione –  credo sia dovuto al coinvolgimento personale rispetto alla tematica". Una proposta controcorrente quella accettata dall’editore. "Questo libro è l’espressione di un sentimento – ha spiegato Paola Cominotti, di Angolazioni –  Ho affrontato questa opera più come lo studio di un sentimento che lo studio di un’entità filosofica. Dietro si cela una richiesta di aiuto che interessa un tema che trascende la conoscenza umana, sta a noi lettori decifrarla. Di fronte a certe tragedie che la vita ci costringe a vivere è naturale che certe domande vengano poste con insistenza, e in queste ho visto una profondità che non immaginavo potessero avere i ragazzi". La tematica dell’esistenza o meno di Dio viene vissuta empaticamente dai giovani come espressione massima di un bisogno di relazione che è il fil rouge che lega i capitoli. Ma attenzione tra queste pagine. "Non si legge un rifiuto logico – ha spiegato Uberti – ma una presa di coscienza del fatto che inspiegabilmente quello con Dio è un legame che non si è mai creato, e che Dio non ha risonanza nella propria esperienza". E in questo navigare tra i dubbi sull’esistenza, sull’assenza di Dio durante gli accanimenti del mondo, pagina dopo pagina, si respira fede e speranza. "Il rapporto col divino non passa attraverso qualcosa di codificato – ha continuato Uberti – C’è la possibilità che una dimensione divina ci sia, c’è il riconoscimento dell’incapacità di riuscire a coglierla, ma rimane una porta aperta. Ammettendo l’incapacità umana, vengono messi a nudo i limiti nel vivere il divino". Nel turbinio di emozioni vince la speranza. "Se ci pensiamo noi non veniamo meno alla fede – ha incalzato Capretti – non esiste una cosa nella nostra esistenza quotidiana che non facciamo senza fede. La nascita stessa è un atto estremo di affidamento alla cura di qualcun altro senza il quale moriremmo. La relazione con la fede è affettiva perché attraversa costantemente la nostra esistenza. La speranza è data dall’aver attraversato il fuoco della conoscenza affettiva". L’iniziativa si inserisce nella rassegna Un’ora d’autore" di Agostino Garda, che con Fondazione Castello di Padernello è il baluardo della promozione della lettura e a nuovi stimoli culturali e questa serata ne è stato un esempio.

Seguici sui nostri canali