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«Febbraio, maggio e settembre piovosi ma l’estate sarà calda»: lo dicono le cipolle di Beniamino Gozzini

Una tradizione che si ripete ogni anno e affonda le radici nelle origini contadine del territorio

«Febbraio, maggio e settembre piovosi ma l’estate sarà calda»: lo dicono le cipolle di Beniamino Gozzini
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C’è un uomo che ogni anno, puntuale come un orologio, ci svela i segreti del meteo. Non si tratta di un meteorologo munito di sofisticate apparecchiature, ma di Beniamino Gozzini, ex agricoltore che da oltre cinquant'anni pratica l'antico rito della lettura delle cipolle che sa molto di un piccolo mondo antico che non esiste più. Un ritorno alla terra che pare quasi salvifico. Rispolverare vecchie credenze, non perdere queste meravigliose tradizioni, diciamolo, è quasi un imperativo.

«Febbraio, maggio e settembre piovosi ma l’estate sarà calda»: lo dicono le cipolle di Beniamino Gozzini

Gozzini, nella notte tra il 24 e il 25 gennaio (quella di San Paolo), si trasforma in un oracolo naturale, svelando (azzeccando spesso più degli scienziati televisivi) il tempo a venire. Nell' ancestrale rituale, che pare incominci dal lontano Medioevo, Beniamino su un’asse di legno, affila a metà sei cipolle e, in ogni «spicchio», ne deposita del sale grosso. Il tutto poi viene esposto all'aperto per tutta la notte. Al mattino, l'interpretazione dei cristalli di sale formatisi sulle cipolle, svelano la previsione: più è abbondante l'umidità, più piovoso sarà il mese. in questo modo, a quanto pare, le cipolle, come aruspici vegetali, «ascoltano» il cielo e, la mattina seguente, confidano vaticini agli essere umani. Un po’ scienza e un poco superstizione, a seconda di come il sale reagisce all'umidità, è possibile prevedere se l'anno che sta arrivando sarà piovoso o secco. Un anno di sole o nuvole. Addirittura farlo mese con mese.

«Proprio all'alba si raccolgono le cipolle esposte durante la notte. In pochi minuti, esamino attentamente ogni spicchio. Dalla lettura di questi segni naturali provo a capire come sarà l'anno a venire: mesi piovosi, secchi o variabili», ha raccontato Beniamino. Questa tradizione si tramanda da generazioni. Per questo il clarense è famoso pure fuori dai confini della città. Sono molti coloro che attendono desiderosi i responsi.  Ma veniamo insomma al barometro delle cipolle. Seguendo lo schema che Gozzini raffigura ogni anno, febbraio sarà piovoso, parimenti maggio e settembre. Tuttavia, l’estate si annuncia calda e fortunatamente con il bel tempo. I vacanzieri possono tirare un sospiro di sollievo. Buone notizie anche per chi ama l'autunno: a ottobre potremmo lasciare a casa l'ombrello. Ma attenzione, i mesi finali promettono un deciso cambio di stagione con abbondanti precipitazioni.

Un ponte tra passato e presente

Possiamo credere o meno, certo, ma questa non è semplicemente una storia di freddi numeri e dati. Anzi. Questa pratica è un ponte tra il passato e il presente. Un legame forte che abbraccia la natura e le tradizioni contadine. «Poter tramandare e raccontare questa usanza è una delle mie più grandi soddisfazioni», ha confidato Gozzini. Ma c’è di più. Con il passare degli anni, la sua storia è passata di cascina in cascina tramutandosi in vera leggenda popolare. Tanto che, anche i più piccoli, ne hanno sentito parlare. Molti conoscono le gesta dell’uomo che fa sussurrare e parlare le cipolle. Il suo è come leggere un libro antico, il frutto di una passione genuina. Ogni spicchio è come una pagina che racconta una storia sempre nuova. E c’è da dire che questi pronostici, nei decenni, si sono rivelati sorprendentemente accurati e precisi.

Sempre parlando di futuro, il nostro spera di trasmettere la passione ai più giovani e insegnare questa usanza affascinante che continua a raccogliere interesse. Si chiede se qualcuno vorrà prendere il testimone, anche se, come ha ripetuto l’83enne, «molti ci provano a scoprire il segreto delle cipolle affettate, ma alla fine lasciano perdere, perché troppo complicato». Indipendentemente dal compiersi o meno dei fenomeni atmosferici (anche se, ripetiamo, spesso Gozzini ci becca davvero) qui siamo di fronte a un rito che trasuda di saggezza antica. Un modo per riappacificare la terra e il cielo. In un mondo sempre più frenetico e abbarbicato alla tecnica e all'insensibilità delle intelligenze artificiali, un bulbo che «canta» alla luna, per regalarci sprazzi di futuro, è qualcosa che possiede un sapore genuinamente poetico.

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