Passirano

L'ingresso di don Fabio Corazzina in Franciacorta

Il nuovo don: "Aprire gli occhi e guardare oltre"

L'ingresso di don Fabio Corazzina in Franciacorta
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Don Fabio Corazzina è arrivato in Franciacorta. Ha fatto il suo ingresso nella parrocchia di Passirano e la scorsa settimana in occasione della festa patronale di San Lorenzo, ha celebrato per la prima volta anche a Camignone, dove collaborerà alla vita della comunità.

Don Fabio Corazzina è arrivato a Passirano

«L’eucarestia è un ringraziamento, quindi, oggi, a tutti voi voglio dire grazie»: queste le sue prime parole durante l’omelia, le parole di un prete felice e grato di essere stato accolto nel paese franciacortino, ma anche riconoscente nei confronti di tutti i paesi che ha incontrato nella sua vita, a partire da Castenedolo, dove è nato.

"Aprire gli occhi e guardare oltre"

Citando le Sacre Scritture, don Corazzina ha invitato tutti i passiranesi ad «aprire gli occhi e guardare oltre - ha spiegato - Dobbiamo provare a guardare oltre le apparenze, oltre ai muri che abbiamo costruito pensando di difenderci perché coprono il panorama, oltre alle fratture, oltre alle voragini che a volte hanno aperto divisioni tra noi, oltre alla rabbia, oltre all’indifferenza che apparentemente ci coccola ma poi ci fa rimanere soli, oltre a tutti i dubbi. Dobbiamo guardare oltre».

Questo, secondo il «prete degli ultimi, degli umiliati e degli offesi», è possibile solo grazie alla Parola di Dio, che illumina il cammino degli uomini attraverso la «trasfigurazione». Una luce, quella del Divino, che però non deve essere confusa con la finta luce del male, simbolo di morte. Noto anche a livello nazionale per le sue posizioni contro la guerra, don Corazzina non ha potuto non ricordare infatti la ricorrenza del 6 agosto 1945: l’esplosione del fungo atomico di Hiroshima è stata una luce che poi ha portato solo al buio e alle tenebre.

«Costruire ponti e non muri». L’ha detto Papa Francesco e l’ha riportato don Corazzina, perché contro la guerra si può fare davvero solo questo: «aprire gli occhi e guardare oltre. È inutile, infatti, aggrapparsi ad una tradizione che non esiste più - ha concluso - Non bisogna tornare al passato, ma diventare seme e dare frutto. Non serve a niente “autopreservarci”. Chi dobbiamo difendere? Dio? È sufficientemente grande per difendersi da solo. L’umanità? Certo, ma solo se siamo capaci di vivere nella Costituzione e nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ovvero le conseguenze luminose di quel buio che è stato la Seconda Guerra Mondiale».

Un inno alla pace, insomma, che è stato celebrato anche tramite un regalo che l’Amministrazione ha voluto donare al nuovo arrivato: oltre al libro della storia di Passirano, il primo cittadino Francesco Pasini Inverardi, sotto suggerimento del vicesindaco Marta Orizio, gli ha consegnato una delle sciarpe nate per «50 Miglia Insieme», un progetto dell’associazione Viva Vittoria con l’obiettivo di unire ciò che il Covid aveva separato, l’obiettivo di «costruire ponti e non muri».

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