Lago d'Iseo

Il Sebino piange Antonio Agovino, ristoratore e artista

Una vita sulla sponda del lago: "di giorno lavorava e di notte dipingeva". Aveva 69 anni

Il Sebino piange Antonio Agovino, ristoratore e artista
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Storico ristoratore, ma prima ancora, artista. Antonio Agovino, per tutti Toni o Tonino, si è spento a 69 anni dopo la lotta contro la malattia che, fino a un mese fa, non gli aveva comunque impedito di essere costante presenza tra i tavoli del suo «L’Approdo» di Paratico, passato in gestione ai figli Fabio e Chantal. Il ristorante pizzeria fronte lago ospita alcune delle sue opere, dato che, come ha ricordato il figlio, «di giorno lavorava e di notte dipingeva».

Addio ad Antonio Agovino, ristoratore ed artista

Alcuni dei suoi quadri, in mostra a dicembre nell’ex chiesetta di Nigrignano a Sarnico, ma esposti anche a Venezia e al Louvre, erano posizionati anche nella sala del commiato dove, nei giorni, scorsi, in tanti sono passati per un ultimo saluto prima delle esequie. Numerosi, oggi adulti, sono i ragazzi e le ragazze che in 46 anni di lavoro nel settore della ristorazione sono passati nelle sale e nelle cucine dei locali della famiglia Agovino.

«Il branzino in crosta di patate si può dire che l’abbiano inventato i miei genitori»

Quella di Toni Agovino e della moglie Vincenza, per tutti Enza, «è una bella storia di famiglia», ha ricordato la nuora Valeria. Toni tra i tavoli, Enza anima della cucina, 46 anni fa portarono sul Sebino il sapore del pesce di mare. «Il branzino in crosta di patate si può dire che l’abbiano inventato i miei genitori» ha confermato Fabio Agovino, il primogenito. La madre lo portava in grembo quando Toni ed Enza si trasferirono da Salerno a Desenzano del Garda per alcune supplenze in arte, perché, come diceva Toni, «l’arte da sola a quell’epoca non bastava a pagare i conti».

Il primo ristorante a Iseo

Fu a Iseo che aprirono il loro primo ristorante con camere: «I promessi sposi», in piazza, grazie al capitale iniziale investito dal titolare di una cantina franciacortina, che con una stretta di mano decise di dare fiducia a quell’uomo così cordiale, pacato e affabile. Poi venne «L’Anfora» a Sarnico, recuperando quella che un tempo era stata una cantina. Sui muri ci sono ancora gli affreschi di Toni, raffiguranti la costiera amalfitana. Fu poi il tempo del «Tre colonne» ai Tengattini di Paratico. E poi di nuovo Sarnico, con «L’angolo antico» in Contrada, e infine Paratico con «L’Approdo». Quasi trent’anni fa occupava solo una parte del piano terra, poi lo sviluppo sugli altri piani della struttura fronte lago, fino alla trasformazione nuovamente in corso oggi, con l’idea di tenere il ristorante al piano terra e di aprire alcune camere per l’ospitalità ai piani superiori.
Il sindaco di Paratico, Carlo Tengattini, ha dichiarato: «Un personaggio rappresentativo dell’imprenditoria, condoglianze a nome dell’intera comunità».

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