Il consumo consapevole diventa un flash mob in piazza
Gli studenti di terza liceo hanno realizzato un flash mob in piazza Garibaldi dopo aver riflettuto sul tema della moda sostenibile. L’iniziativa di sensibilizzazione è nata nell’ambito di un project work dell’Antonietti in collaborazione con Cauto e Caritas.
Moda, consumo responsabile e sviluppo sostenibile. Sono questi i temi affrontati dagli studenti di IIIQ del liceo scientifico dell’Antonietti nell’ambito del project work "Ri-vesti il mondo di valore" avviato in collaborazione con la cooperativa sociale Cauto e la Caritas, che si è concluso con la realizzazione di un flash mob in piazza Garibaldi per sensibilizzare su consumo responsabile e acquisto consapevole, in particolare per quanto riguarda il mondo della moda e del fast-fashion, secondo produttore di inquinamento a livello mondiale.
Il consumo consapevole diventa un flash mob in piazza
"All’interno del macro tema della sostenibilità integrata, il progetto “Ri-vestiamo il mondo di valore” si pone l’obiettivo di capire come i modelli di consumo influenzino la salute del pianeta e dell’uomo in quanto appartenente a un macrocosmo in delicato equilibrio – ha spiegato la referente del project work, la professoressa di Storia dell’arte Anna Corsini – L’obiettivo del progetto, che si svilupperà sul triennio, è aumentare il livello di consapevolezza delle responsabilità tra i giovani studenti e offrire possibili scenari alternativi di equilibrio tra esigenze personali e collettive".
Il progetto, che vuole porsi come esempio di filiera etica, si è sviluppato nelle ultime due settimane attraverso incontri, laboratori, riflessioni e la preparazione del flash mob per sensibilizzare i giovani e non solo sul tema.
Ma quanto costa all'ambiente l'industria della moda veloce e dalla vita breve? Dagli anni '70 al 2000, la produzione di capi di abbigliamento è aumentata di pari passo con la crescita della popolazione mondiale; tuttavia, negli ultimi vent'anni ha subito una notevole accelerazione. Dal 1975 al 2018 la produzione è passata da 6 a 13 chili di vestiti a persona e secondo le stime, la richiesta per il ready to wear cresce annualmente del 2%. Ma se il costo per il portafoglio è basso, non si può dire altrettanto per il costo pagato dal nostro pianeta.
Con 5mila milioni di tonnellate di anidride carbonica rilasciate annualmente nell'atmosfera (i numeri sono di una ricerca pubblicata su "Nature Reviews Earth & Environment"), l'industria della moda è responsabile di circa l'8-10% delle emissioni globali, oltre a contribuire all'accumulo negli oceani di oltre un terzo delle microplastiche. Contribuisce inoltre per il 20% alla contaminazione industriale dell'acqua in tutto il mondo e produce più di 92mila tonnellate annue di rifiuti tessili, compresi i capi invenduti.
"Comprendere a fondo i meccanismi del mercato del fast-fashion è il primo passo per mettere in atto scelte consapevoli". E’ con questo intento che gli studenti hanno ideato una campagna di comunicazione e di educazione rivolta in particolar modo ai loro coetanei, sviluppata a seguito degli incontri con la Cauto, la visita al settore per la cernita degli abiti usati all’interno della cooperativa e delle lezioni di Silvia Mazzarella, Elena Maiocchi e Alberto Cella: la prima, docente di educazione fisica, ha ideato la coreografia del flash mob, la seconda, fashion designer, è intervenuta per spiegare agli studenti come si stanno muovendo le aziende operanti nel settore della moda in relazione all’impatto del fast-fashion, mentre l’attore e regista teatrale ha permesso ai ragazzi di studiare il linguaggio del corpo per poi portare in scena la campagna di comunicazione.
"Utilizzando la tecnica del re-fashion e della tinture tie-dye con coloranti naturali, i ragazzi e le ragazze hanno lavorato nel laboratorio di chimica per rinnovare vecchie magliette bianche, poi indossate durante il flash-mob", ha concluso la professoressa.