"Più Luce!", in scena la settima edizione: "MASCHI-Pure questo è amore"
Con la curatela artistica di Paola Veneto, ha visto sul palco gli attori Angelo di Genio e Marco Rizzo con il contrappunto musicale del violoncello del maestro Paolo Bonomini
di Veronica Crescente
Un omaggio alla letteratura e alla poesia come veicoli per riflettere sulle sfumature dell’esistenza, illuminandola. Questo il cuore di “Più Luce!”, l’appuntamento dedicato alla parola scritta che brilla ormai da sette anni nel calendario del Tener-a-mente Festival, divenendo, di fatto, una vera e propria tradizione dell’estate gardesana.
"Più Luce!": 1.300 persone per la settima edizione
Dal 2021 ha perso i panni di premio per attori trasformandosi in una performance poetico-musicale, quest’anno dal titolo “MASCHI- Pure questo è amore”.
Un’edizione, quella del 2024, che si è confermata un grande successo riuscendo ad attrarre all’interno del suggestivo anfiteatro del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera qualcosa come 1.300 persone. Un dato che fa capire come il potere attrattivo della parola sia ancora forte e capace di calamitare l'attenzione della gente anche in un'era ormai super tecnologica.
Con la curatela artistica di Paola Veneto, ha visto sul palco gli attori Angelo di Genio e Marco Rizzo con il contrappunto musicale del violoncello del maestro Paolo Bonomini. Ad essere portate all’attenzione le parole di autori come Louis Ferdinand Céline, Alda Merini, Elias Canetti, Sandro Penna, Franco Battiato, Guido Ceronetti, Mariangela Gualtieri, Pier Paolo Pasolini, Heinrich Böll, Fëdor Dostoevskij, Edgar Allan Poe e tanti altri.
Uomini fragili, si può
Uomini fragili, questo il tema al centro di Più Luce 2024. Pare un paradosso vedere accostati questo sostantivo (uomini) a questo aggettivo (fragili). Pare per coloro la quale mentalità vive ancora prigioniera di schemi rigidi che dettano una severa divisione di ruoli (pratici ed emotivi) tra maschi e femmine: la forza (fisica e mentale) sarebbe prerogativa maschile mentre la dolcezza e la sensibilità caratteristiche tipicamente femminili. Il risultato? Uomini che soffocano questo naturale sentire, fatto anche di dolcezza e sensibilità, ancora difficilmente compreso dalla società. Si sentono sbagliati e sfogano questo disagio in modi diversi a seconda della propria personalità, del proprio vissuto e del proprio background: ne derivano forme di depressione, spesso sfociano in gesti estremi, altri lo sfogano sulla donna, come raccontato troppo spesso dalle cronache. Sorge spontaneo chiedersi: “Per quanto tempo ancora”?
Il messaggio veicolato da Più Luce 2024 si traduce in un invito urgente ad andare oltre questi rigidi limiti e a guardare all’essere umano, senza distinzione alcuna:
“Quando parliamo di maschi parliamo di identità e di etichetta - ha spiegato Paola Veneto - Noi le etichette le vogliamo togliere e quindi questa sera (venerdì 12 luglio 2024 ndr) siamo qui per celebrare la libertà di essere quello che si è al di la delle etichette, dei limiti e delle limitazioni. E, paradossalmente, anche alcune deplorevoli manifestazioni di violenza sono spesso figlie di frustrazioni dovute a una sempre più marcata debolezza, altro che predominio. Li scusiamo per questo? Certamente no. La condanna è dura e ferma, ma un atteggiamento critico è altrettanto doveroso. In questa grande famiglia, che è quella del Festival Tener-a-mente, abbiamo potuto esprimere un sentimento di comunità, coinvolgimento al di la di qualsiasi pregiudizio. Siamo molto grati a questo pubblico che come ogni anno si conferma sensibile e particolarmente attento. Grazie a Viola Costa e Rita Costa e a tutto lo staff del Vittoriale, al presidente del Vittoriale degli Italiani Giordano Bruno Guerri e a tutti voi. Vi aspettiamo al prossimo anno”.
Un percorso circolare, come la vita
Sulla scena un percorso circolare metafora della vita: la serata si è aperta proponendo alcuni versi della poesia “La semplicità” di Alda Merini:
“Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà […] perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore”.
Il sipario è calato sugli stessi versi. Questo perché, a ben pensarci, sono i due momenti della vita nei quali l’essere umano riesce ad essere puro ed autenticamente connesso con l’esistenza: durante l’infanzia, come il Fanciullino di Pascoli insegna, e negli anni del tramonto quando vengono riscoperti quei valori e, all’entusiasmo tipico del passato si sostituisce un ritrovato amore per la semplicità. In una parola ci si ritrova. Ed è in quel momento esatto , quando l’uomo decide di mettere la parola fine alla convivenza con quella parte di mondo che lo ha costretto ad essere artificiosamente l’incarnazione di un’idea di maschio lontana dalle fragilità e dalle emozioni più dolci, che lo stesso scopre di aver perso nel rumore di un’esistenza troppo caotica, esageratamente prolifica di sovrastrutture, bulimica di aspettative e di modelli presentati come la verità assoluta, che viene a conoscenza di ciò che gli manca e che gli è sempre mancato: la forza di essere uomo. Che, badate bene, non ha nulla a che vedere con bicipiti, pettorali, con l’alzare la voce o, peggio ancora, le mani. Ha piuttosto a che fare con il riconoscere i propri limiti, la propria sensibilità e dolcezza, nell’accogliere le proprie lacrime. Il proprio essere autentico e null’altro che porta con se la straordinaria scoperta di essere un meraviglioso tutt’uno nel fiume, che inesorabilmente scorre, di questa nostra esistenza.