L'intelligenza arti(gianale) bresciana e le sfide di un futuro incerto

Credito, export e lavoro: Confartigianato chiude un anno difficile ma la gestione Massetti conferma il successo del modello associativo: conti in salute e iscritti in crescita

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La copertina è di quelle fulminanti: mentre tutti titolano sull’intelligenza artificiale, Confartigianato Brescia ha usato l’immagine di un cervello e le parole «Intelligenza artigiana» per aprire il bilancio associativo dell’anno appena trascorso, un anno dal sapore dolce-amaro per gli artigiani bresciani alle prese con una congiuntura economica piuttosto preoccupante. Ma se all’orizzonte le nubi non mancano, anche le strategie per uscirne al meglio hanno un indirizzo, che la Confartigianato bresciana ha formulato attraverso un appello alle forze politiche e agli associati.

Il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Orientale Eugenio Massetti

Il bilancio dell'anno per Confartigianato Brescia

A tracciare un bilancio degli ultimi dodici mesi, lunedì sera alla tenuta «Borgo la caccia» di Pozzolengo, davanti a circa duecento ospiti, sono stati il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia orientale Eugenio Massetti, insieme al segretario generale di Confartigianato imprese Lombardia Carlo Piccinato e al vicesegretario generale bresciano, facente funzioni del segretario, Giuseppe Amici. Era la cena di Natale dell’associazione, l’ultima peraltro prima del rinnovo delle cariche associative che si terrà l’anno prossimo.

Confartigianato: ottimi numeri

Quanto alle buone notizie, vengono soprattutto dai numeri che certificano la buona salute dell’associazione, fondata nel 1948. Sono infatti in aumento nel 2023 gli iscritti bresciani a Confartigianato: oltre 15mila gli imprenditori tesserati, in aumento di 1,5 punti sull’anno a fronte di un calo di un punto percentuale nel saldo delle imprese artigiane bresciane nell’ultimo trimestre.

Degli associati, una su cinque sono imprese femminili e il 12% sono associati giovani sotto i 40 anni di età.
Brillanti anche i numeri dell’attività di Confartigianato Brescia nel corso dell’anno, su vari fronti a partire da quello - centrale - della formazione in materia di digitalizzazione, sicurezza e sviluppo. Confartigianato ha tenuto 208 corsi, per un totale di 1540 ore di formazione erogate verso 1430 addetti in 400 imprese. Sul fronte dello sviluppo associativo sono state calendarizzate 678 visite commerciali e 789 visite tecniche in azienda.

Positivo anche che il bilancio economico, sia della Confartigianato sindacale che dell’azienda di servizi connessa, siano in ottima salute: complessivamente il gruppo chiude con un utile post-imposte di 487mila euro.

«Un fiore all’occhiello di questa presidenza - commenta Massetti - è stato proprio l’aver mantenuto in utile tutti gli esercizi».

I guai degli artigiani bresciani

Le note dolenti arrivano analizzando il contesto economico. Tre i grandi macigni che pesano sulle aziende: la crisi del personale, la stretta dei finanziamenti e l’inflazione energetica. Tre «mazzate» sui conti di migliaia di aziede, che per il sistema delle piccole e medie imprese bresciane è costato solo quest’anno qualcosa come 1,4 miliardi di euro di extra-costi o di mancate entrate. E a rendere il tutto ancora più complicato c’è la recessione tedesca, che ha trascinato verso il basso di ben nove punti il valore dell’export bresciano negli ultimi dodici mesi.

Il problema del lavoro e le politiche per l’immigrazione

È il lavoro, spiega Massetti, la vera «sfida della nostra epoca». Gli extra-costi connessi alla mancanza di manodopera e alla sua faticosa ricerca, stima Confartigianato, cubavano a 365 milioni di euro nel 2023, sulla sola provincia. «Veniamo da vent’anni di denatalità e, semplicemente, i ventenni che cerchiamo per inserirli nel mondo del lavoro non ci sono» spiega ancora il presidente

Per contro, a differenza di altri paesi europei l’Italia tentenna «nell’adottare politiche per l’accoglienza e l’inserimento integrato di lavoratori immigrati, che invece dovrebbero essere la nostra nuova vera forza lavoro» argomenta Massetti. «Qualcosa sta cambiando, ma non alla velocità che auspicherebbero le imprese: occorre trasformare un problema, quello dell’immigrazione incontrollata, in un’opportunità».
Del resto, prosegue Piccinato, il quadro è quello di un’economia in cui «interi settori, a Brescia, sono scivolati nelle mani di imprenditori di origine non italiana». La quota è ormai attorno al 20 percento. «Sono aziende gestite in economia, un po’ come del resto noi italiani facevamo quando ad emigrare eravamo noi».

«Ci rivedo noi, ragazzini - aggiunge Massetti - Ma è lì che si trova la fame e la voglia di trovare uno spazio e un posto per loro, nel mondo».

C’è poi un tema legato all’attrattività del lavoro nella manifattura e nella piccola e media impresa. «Oggi i giovani non chiedono, ma pretendono maggiore flessibilità, un migliore bilanciamento tra vita e lavoro, e smart-working dove possibile» aggiunge il segretario Piccinato.

Il credito alle imprese

Il secondo macigno è quello dovuto all’aumento dei tassi d’interesse sui mutui deciso quest’anno dalla Bce: 262 milioni di euro, il costo extra che si sono sobbarcate complessivamente le piccole e medie imprese bresciane, che di conseguenza hanno ridotto di parecchio le richieste di finanziamenti: il dato segna un -11,6% a giugno, rispetto all’anno precedente. Un calo che segna un rallentamento, inevitabilmente, anche negli investimenti per sostenere le transizioni digitali ed ecologiche.

Nella foto in alto, da sinistra: Amici, Massetti e Piccinato

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