Cinema

Ninja e follia made in Brescia (e Cina) trionfano al Festival Cine Underground

Alla regia del film, omaggio alla «bellezza dei film brutti», il palazzolese Gabriele e l’amico Giacomo

Ninja e follia made in Brescia (e Cina) trionfano al Festival Cine Underground
Pubblicato:

La loro pellicola è un omaggio (e nemmeno troppo velato) a Godfrey Ho, sceneggiatore di decine e decine di zeta movie, che «vanta» il titolo di «peggior regista cinese». Un nome, un programma, sembrerebbe all’occhio inesperto: eppure «Ninja il Padrino - Parte II», l’opera amatoriale del palazzolese Gabriele Marcandelli e dell’amico/collega Giacomo Guerra, di Casto, a inizio ottobre ha sbancato al Festival Cine Underground di Busto Arsizio portandosi a casa 4 premi, tra cui la «statuetta» per il miglior film.

Festival Cine Underground

«Ovviamente siamo contenti, ma possiamo essere sinceri? E’ stata una cosa completamente inaspettata anche perché in gara c’erano dei film veramente molto belli: il nostro è folle, completamente senza senso e con una sceneggiatura praticamente inesistente, ma pensiamo si sia percepita la nostra voglia di divertire con il demenziale», hanno spiegato.
Ventisei anni Gabriele, 27 Giacomo, i due registi amatoriali si sono conosciuti alla Laba di Brescia. Cinefili incalliti, seppur con gusti spesso differenti (il palazzolese si destreggia fra l’horror, la fantascienza «ma anche film d’autore ungheresi coreani e giapponesi, di difficile reperibilità», mentre l’amico è un «mega fan» del western), hanno trovato però un punto di incontro, una sintonia rara da cui è nata non solo un’amicizia, ma una solida collaborazione. «La maggior parte dei registi sono persone egocentriche, mentre noi ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altro - hanno continuato - Ci conosciamo bene, se uno propone un’idea e l’altro dice che non funziona, allora la accantoniamo e studiamo una soluzione che soddisfi entrambi».

Progetto cinematografico

A unirli in questo progetto cinematografico, il primo realizzato insieme, è stata però una passione molto particolare e specifica: quella per i film brutti. «Ogni tanto assieme ad altri amici facciamo delle giornate dedicate a questi film, ognuno porta il suo e alla fine della “maratona” il più brutto vince: detta così fa anche ridere, ma in verità noi li guardiamo in modo molto serio e critico - hanno raccontato - A una di queste proiezioni è saltato fuori un dvd preso a un mercatino dell’usato, un film sui ninja ambientato nella Hong Kong degli anni Ottanta». Ninja Il Padrino, il titolo, in calce il nome di Ho, «papà» di numerose pellicole (130 opere in 30 anni: tutte orribili, ovviamente) frutto di un taglia e cuci di scene di altri film a cui il regista aggiungeva le sue.
Il risultato? «Una cosa folle, talmente brutta da essere bella, che ci ha subito colpito: e un giorno, parlando, abbiamo deciso di girare il sequel».

«Ninja il Padrino - Parte II»

Il protagonista è ninja Paolo, l’oggetto del desiderio una statuetta magica che dona poteri e soldi a chiunque la possieda, gelosamente custodita dal boss mafioso papà Baroni. La trama richiama il primo capitolo, così come la decisione di costruire il film inserendo alcuni pezzi delle pellicole di Godfrey Ho (tra cui alcune scene con l’attore Richard Harrison, al centro di un contenzioso con il regista cinese), con il preciso obiettivo «di raggiungere lo stesso livello di assurdità di Ninja Il Padrino: giravano a sentimento e quando entrambi ridevamo di una scena, sapevamo che era quella giusta». La colonna sonora, realizzata al computer, è invece tutta opera di Gabriele.
Folle, completamente privo di logica e lontano da qualsiasi standard cinematografico, Ninja Il Padrino - Parte II non risponde ad alcuna regola se non a quella del grottesco e dello sconclusionato, dando voce a una passione che ha trovato riscontro e apprezzamento, seppur inaspettati, nel settore. Prima al Festival Intercomunale del Cinema Amatoriale di Brescia, in primavera, dove hanno ottenuto il premio della giuria popolare; poi alla quarta edizione del Cine Underground in scena al Gagarin: la loro opera ha ottenuto il titolo di miglior film, miglior sceneggiatura, miglior colonna sonora e miglior audience. Un risultato enorme, anche perché è la prima volta che a trionfare sono due italiani, bresciani per di più.

«Avevamo deciso di partecipare dopo aver incontrato Piero Galli, artista poliedrico e fondatore del Festival di Brescia - hanno concluso - E’ stato un onore partecipare, è una rassegna incredibile e farne parte è stato meraviglioso, tanto quanto è stato inaspettato vincere. Ma pensiamo che sia stata compresa l’intenzione dietro al nostro film».
Ora è tempo di godersi la vittoria, ma per Gabriele e Giacomo (rispettivamente impiegato d’azienda e assistente ad personam) l’obiettivo è certamente quello di trasformare una passione in qualcosa di solido e continuativo. Intanto, all’orizzonte, si staglia il capitolo tre. To be continued.

Seguici sui nostri canali