Lettere al direttore

Niente pasto in mensa per l'educatrice, lei protesta con la box del "Mc"

Non ci sono fondi per tutti, la segnalazione di Katia Cigolini, assistente ad personam nella scuola primaria di Pontevico: "Noi ADP ci adoperiamo per l'inclusione, ma siamo le prime escluse"

Niente pasto in mensa per l'educatrice, lei protesta con la box del "Mc"
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Portare una busta di Mc Donald’s in una mensa piena di bambini è una mossa a dir poco azzardata, ma di sicuro richiama. Proprio questo è stato l’obiettivo di Katia Cigolini, assistente ad personam nella scuola primaria di Pontevico che da un paio d’anni si batte per poter pranzare in mensa con il bambino che segue. Ma, almeno fino ad ora, le sue richieste sono rimaste inascoltate.

La storia di Katia Cigolini

Lo scorso anno Katia ha iniziato a rimanere in mensa un giorno a settimana per seguire il bambino di cui si occupa: ingenuamente pensava di poter usufruire del pasto come tutte la insegnanti, ma con suo grande stupore ha scoperto che le cose non erano così facili.

E’ iniziata una piccola epopea, La dirigente scolastica Fabiola Pierantoni non ha facoltà di decidere in materia, cosa che invece il Comune ha. Ma la realtà è ben altro: non ci sono i fondi per pagare il pasto a tutte le assistenti. Così a Katia in diverse occasioni è stato detto di portarsi qualcosa da casa e mangiare in bagno, o fuori, cioè tutte soluzioni di fortuna.

Dopo un confronto con la Commissione mensa è riuscita ad ottenere di mangiare nel refettorio, ma sempre qualcosa portato da fuori. Neanche la disponibilità a pagarsi il pasto da sola ha convito gli amministratori, che si sono comunque detti al lavoro per risolvere la questione, e per questo ha deciso di richiamare l’attenzione di bambini e genitori portando in mensa un pacchetto direttamente da Mc Donald’s: purtroppo alle volte per essere ascoltati si deve fare molto rumore. Questo è anche il motivo della lettera che ci ha inviato, richiamare l’attenzione su un problema che è tempo di risolvere.

La lettera

Egregio Direttore,

mi chiamo Katia Cigolini e lavoro come Assistente ad personam presso la scuola primaria di Pontevico. La disturbo per una questione che mi riguarda e che si protrae ormai da anni senza trovare soluzione.
L’anno scorso ho iniziato a fare un giorno di mensa alla settimana col bambino che seguo a scuola. Ingenuamente pensavo di poter usufruire del pasto, come le insegnanti, ritenendo ininfluente la quantità di cibo a me riservata rispetto all’enorme quantità che tutti i giorni viene buttata in quanto avanzata dai bambini: purtroppo non è stato cosi.
La mensa seguente mi sono quindi portata del cibo da casa (un panino), ma in malo modo la collaboratrice responsabile della mensa mi ha detto che se avessi voluto mangiare il mio panino, portato dall’esterno, avrei dovuto mangiarlo «fuori dalla porta» in quanto, per motivi legati alla HACCP, nessun tipo di cibo cucinato o preparato esternamente poteva essere introdotto in sala mensa; rientrati a scuola ho quindi finito il mio semplice pasto in cinque minuti in bidelleria.
Sbalordita dall’accaduto ho cercato di approfondire la questione con chi avrebbe potuto saperne di più e dopo aver ricevuto consigli a dir poco ridicoli e fuori luogo (vai in bagno 10 minuti e ti mangi il tuo panino) ho raccontato il fatto all’insegnante referente della commissione mensa che ha sottoposto il problema durante l’incontro con il Comune; la risposta ufficiale dell’assessore è stata che non ci sono fondi sufficiente per pagare il pasto a tutte le assistenti. Per trovare quindi un punto di incontro il Comune, in accordo con la cooperativa che gestisce i pasti, ci ha autorizzate a poter consumare il nostro pranzo, portato dall’esterno, in refettorio (alla faccia della HACCP). Questo accadeva lo scorso anno.
A settembre ho iniziato a fare due giorni di mensa e considerando altamente diseducativo e assolutamente non inclusivo nei confronti dei bambini il fatto di dover mangiare altro rispetto a quanto previsto dal menù della mensa, tramite la cooperativa per cui lavoro, abbiamo nuovamente sottoposto la questione al Comune. Abbiamo chiesto addirittura di pagarci personalmente il pasto (ribadisco nonostante l’enorme quantità di cibo avanzato ogni giorno): proposta negata senza motivazione.
Esasperata da questa situazione assurda e per fare in modo che tutti i genitori ne vengano a conoscenza, oggi, martedì 14 novembre, mi sono presentata in mensa con una coloratissima box contenente cibo consegnatomi dal Mc Donald: le lascio immaginare le facce dei bambini! Domani opterò per pizza e coca cola. Noi ADP ci adoperiamo per l'inclusione, ma siamo le prime escluse.

Katia Cigolini

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