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Karate, il palazzolese Armanelli è un maestro «d’oro»

Il 61enne, volto della Jitakyoei Cortefranca, ha conquistato il primo posto di categoria alla European Karate Cup

Karate, il palazzolese Armanelli è un maestro «d’oro»
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Il suo mantra è «tratta bene il tuo corpo perché ci devi vivere», il suo obiettivo promuovere la cultura del movimento e correggere la visione «distorta» di chi pensa alle arti marziali solo come una banale serie di calci e pugni. «Non è così, il karate è uno sport completo che fa bene non solo al corpo, ma anche alla mente insegnando la disciplina, il rispetto e aiuta anche l’autostima», ha raccontato Arnaldo Armanelli, che a 61 anni ha conquistato l’oro di categoria alla European Karate Cup della Libertas, aggiungendo un’altra medaglia ai suoi numerosi successi.

Karate, Arnaldo Armanelli è un maestro «d’oro»

Impiegato, residente a Palazzolo, Armanelli la maggior parte del tempo la trascorre sul tatami della Scuola «Jitakyoei Cortefranca», dove da più di trent’anni tiene corsi per insegnare alla nuove generazioni tecniche e segreti delle arti marziali, delle discipline orientali e non solo: è anche personal trainer, massoterapista e educatore sociale. Perché lo sport «fa bene solo se è fatto bene e questo è quello che cerco di insegnare da anni, promuovendo il bisogno e la necessità di fare movimento per vivere meglio, lavorando con e sul corpo», ha aggiunto il karateka, che a inizio novembre ha partecipato alle competizioni di Caorle, tornando a casa con un «collo dorato».

Una medaglia (cosa di cui, certamente, non è nuovo) conquistata nella categoria master 59-65. «Sono agonista da sempre e, nonostante l’età, continuo a gareggiare - ha scherzato il campione - Ma non lo faccio per apparire: voglio fare capire che il karate, così come le arti orientali, sono qualcosa di più di quello che può pensare la gente, sono uno sport completo che insegna il rispetto per l’altro e per se stessi, che aiuta anche a migliorarsi».

«Vorrei fosse uno stimolo per tutti i giovani atleti»

Preziosi insegnamenti che porta avanti con la Jitakyoei, che oggi conta più di 50 atleti di tutte le età, dai bambini in età scolare ai loro genitori, «con cui si è creato un gruppo affiatato con cui si lavora bene». Una fucina di grandi atleti, come testimoniato anche dal bronzo ottenuto da Michele Marletta e dal quarto posto di Andrea Archetti. La più brillante, però, è stata proprio la sua. Una vittoria «che ho dedicato a mio figlio Matteo, il mio braccio destro, e che spero possa essere di stimolo per tutti gli altri ragazzi spingendoli a fare il meglio».

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