25 novembre

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: è tempo di dire "basta"

Numerosi gli eventi a corollario della ricorrenza che hanno coinvolto scuole e professionisti e avviato una riflessione: urge un radicale cambiamento nella cultura

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: è tempo di dire "basta"
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Giulia Cecchettin. E prima di lei Elena Casanova, Zsuzsanna Majlat, Francesca Fantoni, Mara Facchetti, Emanuela Bailo, ma andando indietro nel tempo la lista si allunga sempre di più. E sono solo i Comuni della provincia bresciana. Nomi, volti, storie di donne uccise da compagni o mariti, nella gran parte dei casi perché si erano rifiutate di obbedire e di tacere soltanto, o spesso perché avevano scelto per loro stesse di stare lontane da che le consideravano una loro proprietà privata. Non c’entra l’amore, quasi mai. C’entra il controllo e il potere, dell’uomo sulla donna: un riflesso condizionato tanto radicato, nella psicologia collettiva, da aver nascosto per secoli quella che era, e che è, una mattanza quasi quotidiana. E' tempo di dire "BASTA". Di "decostruire la società che giustifica e protegge l'uomo violento", come è stato ribadito in ogni evento organizzato in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne che ricorre oggi, sabato 25 novembre.+

Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne: è tempo di dire "basta"

Le storie che abbiamo ricordato sopra, che hanno scosse le cronache, non sono - ed è questa la vera rivoluzione dei nostri tempi - più soltanto tragedie private: sono politiche. E riguardano ognuno di noi. Dalle scuole ai teatri, dagli auditorium alle biblioteche (e anche nelle aziende private) è nata una riflessione (QUI tutti gli eventi in programma) che ha convolto istituzioni, forze dell'ordine, docenti, psicologici, avvocati, associazioni e i vertici dei Centri antiviolenza.

La legge negli ultimi anni ha fatto grandi passi: l'introduzione del Codice rosso, del concetto di stalking e di violenza assistita, oltre al riconoscimento delle varie forme di violenza domestica (perché oltre a quella fisica o sessuale ci sono violenze psicologiche ed economiche). Ma non  basta: biosogna "decostruire la società patriarcale già nei più piccoli", come evidenziato dalle volontarie di Rete di Daphne, e di "educare all’affettività e alla sessualità", non tanto insegnare alle donne a difendersi, quando insegnare agli uomini a non attaccarle.

 

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