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Addio a Fausto Damiani, artista poliedrico e grande volontario

Molto conosciuto in paese, è stato anche un punto di riferimento per l’Auser.

Addio a Fausto Damiani, artista poliedrico e grande volontario
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Offlaga piange Fausto Damiani, artista e volontario.

Addio a Fausto Damiani

Le comunità di Offlaga, Cignano e Faverzano hanno perso un grande artista e un volontario dal cuore grande. Nello scorso fine settimana, Fausto Damiani conosciuto dagli amici come "il Pato", è spirato fra le braccia della moglie Rosa e del figlio Antonio nella sua casa in contrada del Cardinale. I soccorsi sono giunti in un battibaleno, ma per lui non c’è stato più nulla da fare, il suo grande cuore ha cessato di battere. La notizia della sua scomparsa si è diffusa subito in paese gettando nello sconforto i famigliari e i tanti amici che l’hanno conosciuto.

La storia

Fausto era nato il 15 febbraio del 1950 in contrada dell’Albarotto nella casa dei Damiani, antica famiglia cignanese. Era il secondo dei 9 figli di papà Antonio conosciuto anche come «Tony Rossi» e Angela Nodari. È cresciuto a Cignano con i suoi fratelli e sorelle: Mino, Mario, Luigi, Renato, Miri, Paola, Nina e Piera, condividendo i bei anni della sua gioventù. Iniziò a frequentare l’oratorio, fin da piccolo giocava discretamente al pallone e i suoi amici lo chiamarono «Pato», perché il suo modo di dribblare ricordava quello di un giocatore argentino famoso all’epoca.

Poco più che ragazzo, sviluppò il grande amore per la natura e una spiccata abilità nella costruzione di ogni cosa, dai giochi ai piccoli oggetti, che spesso regalava ai suoi amici, che ancora li conservano. I suoi coetanei lo ricordano come abile pescatore, a molti ha insegnato tutte le tecniche per pigliare pesci. La campagna per lui non aveva segreti, conosceva ogni più recondito angolino dove trovare funghi e lumache. Nel 1975 convolò a giuste nozze con Rosa Zanca, dalla loro unione nacquero Antonio e Roberto. Dopo il matrimonio abitò per un certo periodo a Faverzano per trasferirsi poi ad Offlaga. Per molti anni dipendente dell’Om, terminò la sua carriera lavorativa alla Cobo di Leno. Tipo estroso e dotato di fervida fantasia, fin da piccolo aveva sviluppato la capacità di leggere anche al contrario lasciando di stucco i suoi interlocutori, era un «mirror speaking».

La sua vena artistica

Come accennato gli piaceva lavorare il legno, innumerevoli le sue realizzazioni, dai plastici delle chiese alle santelle della zona. La più grande opera da lui realizzata: il modellino in scala 1:50 della parrocchiale di Cignano, mille ore di certosino lavoro nel garage divenuto la sua officina artistica. La sua fantasia spaziava dall’intarsiare i bastoni da passeggio alla fattura di piccoli oggetti da mettere sui mobili.  Amava dire:

Datemi uno scalpello, un martello, un Opinel, un pezzo di carta vetrata e vi realizzo qualsiasi cosa.

A metà degli anni ‘70 iniziò a dipingere scene di paesaggi, natura, ed edifici caratteristici. Nel corso degli anni partecipò ad alcuni concorsi artistici distinguendosi.

Talmente innamorato del mulino della Mirandola, da dipingerlo in decine di prospettive diverse e nel 1994 ne realizzò anche un grande plastico. Negli anni 90 scoprì il pirografo, anche qui la sua vena artistica si sbizzarrì su innumerevoli tavole. Ospite quasi fisso nelle mostre artistico-fotografiche curate dalla Pro Loco di Cignano alla «quarta di ottobre», ogni anno portava in esposizione le sue nuove realizzazioni.

Il suo impegno nel volontariato

La fantasia non gli mancava di certo e ogni volta erano sempre cose nuove. Dai primi anni del millennio prestò la sua opera come volontario dell’Auser, con il pulmino dell’associazione trasportava gli anziani alle strutture sanitarie per le visite mediche e non solo. Poi il destino tre anni fa l’ha preso di mira. Un serio problema cardiaco, ha rivoluzionato la sua vita, disegnando per lui una nuova strada, a cui ben presto si aggiunsero altre problematiche. Fino a giungere alla scorsa settimana, quando il buon Dio, avendo bisogno di un nuovo artista per il paradiso, l’ha chiamato a sé. Nella camera ardente facevano bella mostra di sé le sue ultime opere, e fra queste, manco a farlo apposta, un nuovo scorcio del mulino della Mirandola con la nuova ruota e i suoi pennelli. Tanta gente presente al funerale per l’ultimo saluto nella «sua» chiesa di cui ci resta il plastico, poi la cremazione e la sepoltura nel cimitero dove riposano i suoi avi. A piangerlo la moglie Rosa, il figlio Roberto con Lorena e Antonio con Chiara e i tanti parenti che sono rimasti. A noi tutti piace pensare che ora avrà già lo scalpello in mano pronto a realizzare plastici paradisiaci. Ciao Fausto.

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