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Padre e figlia insieme nei 100 km del Passatore

Michele e Chiara Miani lo scorso anno ripulivano Faenza dal fango, nel weekend l’hanno raggiunta di corsa

Padre e figlia insieme nei 100 km del Passatore
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L’anno scorso erano impegnati a ripulirla dal fango dopo l’alluvione. Quest’anno, sempre insieme, l’hanno raggiunta di corsa.

Padre e figlia insieme nei 100 km del Passatore

Padre e figlia, Michele e Chiara Miani, nel fine settimana hanno preso parte alla «100 km del Passatore», una competizione podistica di ultramaratona che si svolge annualmente nell'ultimo sabato di maggio con partenza da Firenze e arrivo a Faenza. La gara, che si è svolta per la prima volta nel 1973, è intitolata proprio al «Passatore», popolare figura della storia e del folclore romagnolo.

Il papà, Michele, classe 1964, luogotenente in congedo e volontario attivo dell’Anc e della Croce Bianca è da poco stato insignito del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, ma in quest’ultima esperienza ha dimostrato di essere non soltanto un uomo degno di stima, ma soprattutto un grande papà che ha scelto di non chiudere la gara nel suo tempo migliore pur di supportare la figlia alla sua prima esperienza.

La passione per la corsa l’ho presa proprio da mio padre - ha raccontato Chiara, classe 2000 e prossima ai 24 anni - Questo è stato tra i miei primi approcci alle competizioni e soprattutto alle ultramaratone. Prima di decidere di mettermi in gioco ho accompagnato papà per tre anni, l’ho assistito sul furgoncino. Questo ha fatto nascere in me la voglia di provarci lo scorso anno. Poi, però, è arrivato l’alluvione e così, piuttosto che a correre, ci siamo messi a pulire per cercare di dare una mano alle popolazioni in difficoltà. Dopo un ulteriore anno di allenamenti, è poi arrivata la mia occasione.

Un’esperienza non di certo facile e che certamente ha messo la giovane a dura prova:

Ero super euforica anche se fondamentalmente non sapevo proprio cosa aspettarmi. Non avevo mai fatto gare che superassero i 50 chilometri e quindi da li in poi, fino al 100 chilometro, non sapevo minimamente cosa aspettarmi - ha ribadito Chiara - Diciamo che proprio non sapevo a cosa andavo incontro e forse e stato meglio così. Ero agitata e allo stesso tempo non vedevo l’ora, ma fortunatamente abbiamo trovato anche un gruppo di amici dell’Atletica Franciacorta, con la quale ci alleniamo, che è stato di supporto. Fondamentale è stata anche la presenza di un’altra ragazza che era nella stessa situazione.

Il taglio del traguardo insieme

La partenza è stata, senza ombra di dubbio, incredibile e indimenticabile:

Siamo partiti da piazza Duomo, piena di gente che faceva il tifo - ha proseguito - Un’emozione pazzesca, anche se fin da subito non mi sono sentita pienamente a mio agio anche per il caldo. Al 20esimo chilometro poi sono riuscita a risolvere il problema del bruciore di stomaco grazie ad una semplice canottiera e tutto è andato per il meglio. Ma non per questo il dopo è stato semplice, anzi. Sono stata presa da parecchi momenti di sconforto, ho accusato forti dolori e più volte ho pensato di mollare. Fortunatamente il mio fidanzato e mia sorella, che ha anche chiamato i suoi amici dal Messico per supportarmi, insieme agli altri presenti sul pullmino si sono anche alternati in bicicletta, cercando di non lasciarmi mai sola e dandomi sostegno. Quando ho raggiunto i 50 chilometri, al Passo della Colla, il punto più alto a 963 metri di altitudine, dove comincia la vera gara, ero già provata, ma man mano che si andava avanti ero sempre più stremata. Ma sono riuscita e gestire le crisi, anche se talvolta dovevo proprio smettere di pensare. Ho addirittura corso ad occhi chiusi. Mi sentivo meglio quando, nonostante fosse notte fonda, passavamo nei paesini e c’era gente pronta ad accoglierci, mentre i rettilinei erano devastanti. Verso la fine, mio padre che avrebbe potuto fare il suo miglior tempo, si è fermato ad aspettarmi. E’ stato un grande gesto. Mi ha incoraggiata fino alla fine. Sono arrivata al traguardo a pezzi, piangendo. Ma l’ho tagliato proprio all’alba. Un’esperienza incredibile, ricca di emozioni, soprattutto ad un anno di distanza dall’alluvione. E’ stato davvero bello poterla condividere con mio padre che, come sempre, anche in questa occasione ha dimostrato di essere sempre al mio fianco.

La competizione è stata terminata in 15 ore e 20 (Michele avrebbe potuto chiuderla in 11), ma sempre resterà il ricordo di un’avventura formato famiglia, sempre pronta a supportarsi e spronarsi fino al traguardo.

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