Intervista

Che forma avrà il nuovo ospedale di Chiari? A un tempo tradizionale e moderno

Perché serve e come sarà: la direttrice generale dell'Asst Franciacorta fa il punto

Che forma avrà il nuovo ospedale di Chiari? A un tempo tradizionale e moderno

Proseguono i lavori del tavolo che sta realizzando lo studio di fattibilità per definire il futuro dell’ospedale di Chiari. Due, come noto, le opzioni sul tavolo: riqualificare quello esistente, o costruirne uno nuovo. Opzione, questa, che sta elettrizzando la politica di tutto l’Ovest bresciano da più di un anno.

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L’attuale ospedale Mellino Mellini di Chiari

Nuovo ospedale di Chiari, il punto con il nucleo di coordinamento

Il “Nucleo di coordinamento del gruppo di lavoro per il nuovo ospedale della Franciacorta” ha incontrato nei giorni scorsi anche l’Amministrazione comunale e l’Ats di Brescia: il primo per gli aspetti urbanistici e tutti i vincoli (paesaggistici, archeologici, viabilistici), la seconda per un’analisi epidemiologica sui bisogni sanitari del territorio. Ma al netto di quello che il tavolo tecnico sentenzierà, è chiaro che in città l’entusiasmo per l’ipotesi di una nuova struttura sanitaria all’avanguardia è alle stelle, soprattutto dopo la decisione di Regione Lombardia di stanziare sul «Mellini» 160 milioni di euro.

Ne abbiamo parlato con la direttrice generale dell’Asst Franciacorta Alessandra Bruschi (nella foto in alto).

Dottoressa, cominciamo con una domanda secca. Sappiamo che il Tavolo sta lavorando, ma lei preferirebbe riqualificare il «Mellini» o costruire un nuovo ospedale, se potesse decidere oggi?

Beh, per decidere quale delle due opzioni sia migliore aspettiamo lo studio di fattibilità, lo stiamo realizzando per quel motivo.

La prima opzione sembra però scontrarsi con la realtà: il «Mellini» è una struttura costruita nel 1905 in pieno centro, davvero è realistico trasformarlo in un ospedale moderno?

Diciamo che la sanità del futuro non è certo quella di oggi. Non solo dal punto di vista delle strutture, ma anche dei numeri…

Spieghi…

Penso al Pronto soccorso: quello esistente lo stiamo migliorando, ma è stato progettato per gestire 20mila accessi, finendo in questi anni per gestirne 60mila. Consideriamo poi che una delle cose importanti è garantire la vicinanza anche fisica tra il Pronto soccorso e la diagnostica. Oggi gli utenti sono costretti a spostarsi parecchio per effettuare esami dopo l’accesso.

Oggi quello di Chiari è classificato come un Dipartimento di Emergenza-Accettazione di primo livello, appena sotto il livello di hub provinciale. Però l’utenza è di fatto quella di una provincia, 300mila persone

Non solo, se consideriamo che un paziente su quattro, al Pronto soccorso, viene dalla vicina provincia di Bergamo. Da Quinzano a Marone, il territorio è vasto e ogni struttura sanitaria dell’Asst Franciacorta – oltre ovviamente alle nuove Case di comunità, agli Ospedali di comunità e a tutte le altre declinazioni della sanità territoriale – ha una sua identità e un suo ruolo preciso. Penso agli ospedali di Palazzolo e di Rovato, a vocazione riabilitativa. A Iseo, che si rivolge al Sebino ma anche a parte della Valcamonica. A Orzinuovi, ospedale per le lungo-degenze votato alla territorialità, nella Bassa bresciana. La verità è che abbiamo certamente investito moltissimo sulla prossimità e sulla sanità territoriale, cercando di curare i nostri pazienti «a casa». Ma un ospedale funzionale serve, e quello di oggi, dal punto di vista strutturale, com’è ora, è molto limitante.

Cosa manca, in particolare?

Tanto. Penso alla struttura stessa delle sale operatorie, che semplicemente oggi non potrebbero supportare correttamente alcune delle tecnologie più all’avanguardia di cui pure ci stiamo dotando. Ma anche all’oculistica (tra i reparti più penalizzati), all’oncologia, all’area dei ricoveri semi-intensivi. E poi l’area medica: in Medicina a Chiari ci sono soltanto 33 letti. Senza parlare della fatica che occorrerebbe per la messa a norma antincendio e antisismica completa. Stretti nel centro abitato abbiamo difficoltà logistiche, mancano un bar, una mensa e percorsi interni chiari per gli utenti.

Se lo studio di fattibilità decretasse che serve un nuovo ospedale, come lo immagina?

Posso dire quello che gli esperti del Politecnico ci stanno indicando come le linee guida per progettare un ospedale «del futuro», anche per un ospedale «tradizionale» come quello di cui si parla. Dovremo immaginare una struttura flessibile, i cui spazi possano adattarsi ai nuovi bisogni man mano che questi cambiano. Uno spazio molto verde, e ovviamente costruito secondo i criteri della sostenibilità. E poi improntato al comfort dei pazienti, con camere singole o al massimo ad uso doppio. E poi, all’integrazione viabilistica e urbanistica con la città.