viaggio in camerun

Andata e ritorno dall’ospedale di Mbalmayo per fare del bene

Il Consiglio di Amministrazione di Opera della Mamma dell’Amore in Africa

Andata e ritorno dall’ospedale di Mbalmayo per fare del bene
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Andata e ritorno in Camerun per toccare con mano il buon funzionamento dell’ospedale fondato 22 anni fa a Zamakoe. Quello del Consiglio di Amministrazione dell’organizzazione di volontariato Opera della Mamma dell’Amore è stato un viaggio pieno di lavoro, soddisfazioni e impegni per il futuro. Con il presidente Marco Ferrari e la famiglia questa volta c’era anche il vescovo emerito di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni d’Ercole, oltre al vescovo emerito di Mbalmayo, monsignor Adalbert Ndzana.

Andata e ritorno dall’ospedale di Mbalmayo per fare del bene

Nel celebrare i 25 anni di attività dell’Opera il Cda ha ringraziato tutto il personale impegnato nell’ospedale e ha organizzato una maxi campagna sanitaria rivolta ai villaggi vicini: in 24 ore sono stati eseguiti 64 interventi chirurgici, un terzo dei quali su bambini.

"Siamo contenti perché l’ospedale funziona - ha commentato il presidente dell’Opera della Mamma dell’Amore - Avevamo anche 4 oculisti, con 400 persone visitate. Per chi aveva necessità sono stati distribuiti gli occhiali graduati. Abbiamo anche avuto 80 interventi da parte dei dentisti, più altre visite ambulatoriali. In una sola giornata di campagna medica abbiamo visitato e curato quasi mille persone. La prossima campagna sanitaria sarà organizzata sotto Pasqua: per finanziarla (costa sui 4mila euro) chiediamo il sostegno alle persone di buona volontà".

L’ospedale di Mbalmayo lavora a pieno ritmo e un abbraccio è andato a tutto il personale.

"L’episodio che ci ha segnato è avvenuto nei giorni precedenti alla partenza per il ritorno in Italia - ha spiegato - Avevamo appena finito di pranzare insieme al vescovo ed è arrivata una macchina con a bordo una donna che gridava perché aveva appena partorito la prima delle sue gemelle. Ho immediatamente suonato la campana dell'emergenza. Nel frattempo l'abbiamo portata in sala parto. Il bambino però non era in posizione corretta. In sala operatoria è stato effettuato il cesareo. La mamma si è salvata, ma la seconda bambina non ce l'ha fatta. La prima, di 2,5 chili sta bene. Il vescovo ha potuto somministrare subito il battesimo in punto mortis. Abbiamo assistito alla lotta fra la vita e la morte e questo episodio ci ha segnato molto. La notte in cui siamo ripartiti, invece, sono arrivate cinque nascite e questo ci riempie di soddisfazione e di gioia. Non è la quantità, ma la qualità di quello che stiamo facendo, e l'importanza dell'ospedale che sono importanti".

Un ringraziamento è andato a tutti coloro che hanno sostenuto e sostengono i progetti dell’associazione.

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