Ottobre del Fai 2023: le aperture eccezionali a Brescia e in provincia
Sabato 14 e domenica 15 ottobre verranno aperti alle visite luoghi solitamente inaccessibili o poco noti
Ottobre del Fai 2023: le aperture eccezionali a Brescia e in provincia.
700 luoghi inaccessibili in oltre 350 città, anche a Brescia
Ottobre del Fai 2023: sabato 14 e domenica 15 ottobre 2023 aprirà eccezionalmente 700 luoghi inaccessibili o poco noti in oltre 350 città. Ecco quali sono le meraviglie da visitare a Brescia e in provincia.
Ottobre del Fai 2023
Dal pomeriggio di mercoledì 4 ottobre 2023, sul sito www.giornatefai.it è consultabile l’elenco di tutte le aperture previste in occasione delle Giornate FAI d’Autunno di sabato 14 e domenica 15 ottobre 2023. Per accedere alle visite è sufficiente presentarsi in loco durante gli orari di apertura indicati nella scheda descrittiva di ciascun luogo. Sul posto, i volontari FAI forniranno tutte le informazioni necessarie per la visita e le indicazioni sui tempi di attesa. Chi si iscrive preventivamente al FAI su www.iscrivitialfai.it, è già iscritto o si iscrive al FAI in loco, ha accesso prioritario. Gli iscritti al FAI, inoltre, possono beneficiare dell’ingresso esclusivo ai luoghi a loro riservati (sempre segnalati sul sito) e di vantaggi per la partecipazione ad alcune delle visite speciali che le Delegazioni FAI possono decidere di organizzare.
Le visite non sono prenotabili
Le visite non sono prenotabili. Negli anni interessati dalla pandemia il FAI è stato costretto a introdurre le prenotazioni online per contingentare gli ingressi e garantire il corretto distanziamento richiesto dalle normative per tutelare la salute di visitatori e volontari. Con il superamento dell’emergenza sanitaria, le Giornate FAI tornano accessibili senza prenotazione, recuperando lo storico e originario carattere di “festa di piazza”.
I luoghi aperti in provincia di Brescia
Puntando la lente sul territorio bresciano, scopriamo insieme quali saranno i luoghi da scoprire i ri scoprire. Ecco quali sono quelli che apriranno le proprie porte sabato 14 e domenica 15 ottobre 2023 a Brescia e in provincia.
ANGOLO TERME: Passeggiata tra portali, palazzi e fontane in pietra Simona
Il comune di Angolo Terme, presenta un interessante centro storico diviso dalla strada Provinciale che conduce in Valle di Scalve. I palazzi più importanti (Laini, Federici, Albricci, Morosini) e la Parrocchiale si trovano nella parte alta del paese, di recente riqualificato dalla pavimentazione in cubetti di porfido e ciottoli di fiume. Si ritiene che il nucleo più antico risalga al celtico e la dominazione romana, mentre l'attuale pianta è quasi la medesima riprodotta nella mappa del 1830.
Il secondo nucleo, quello del centro storico, è caratterizzato da molte abitazioni hanno conservato le loro originarie caratteristiche stilistiche interne ed esterne: la posizione sopraelevata degli edifici, il tracciato curvilineo delle strade, le vecchie strutture in legno, i numerosi archi in pietra grigia e rossa, i lastricati, e le confluenze verso il vecchio castello danno credibilità all'ipotesi che il Castello Federici abbia influito sulla formazione di Angolo in epoca medioevale.
Lungo le strade del centro storico ricche di portali in pietra simona, che denotano la signorilità del paese in epoca medievale, si incontrano due palazzi storici dimora delle famiglie Albrici e Laini, entrambi del XVI sec. Benché non visitabili internamente gli affreschi sulle facciate, le cancellate, i loggiati, le finestre e i balconcini in ferro battuto, l'antica meridiana -che saranno inseriti nel percorso di visita- testimoniano la loro importante storia e il legame con i potenti Federici.
Nel corso delle GFA, una passeggiata all'interno del centro storico di Angolo lungo le caratteristiche vie e i vicoli, portali in pietra simona e Sarnico e gli stemmi Federici e Albricci immergerà nella storia delle famiglie che hanno caratterizzato il medioevo di Angolo. Si potranno scoprire scorci suggestivi dei porticati che si aprono sulle strade con antiche pavimentazioni in acciottolato, palazzi imponenti che raccontano la centralità del borgo nella storia medievale. Sarà anche il cammino dell'acqua che dall'antichità ha segnato la storia del paese: fontane e lavatoi originali, ancora colmi di acqua fresca. Su tutte spicca affascinante la struttura ad incasso della fontana dell'Olmo, lavatoio di stile neoclassico in pietra simona con un'originale forma che richiama quella di una barca. Sarà anche l'occasione, ripercorrendo la via a lui intitolata, di conoscere lo scultore Timo Bortolotti che ha lasciato anche ad Angolo Terme alcuni segni della sua ricca vita artistica e sociale.
ORARIO
Sabato: 00:00 - 00:00 / 14:30 - 17:30 / Domenica: 10:30 - 17:30 (ultimo ingresso 17:30)
BRESCIA: Casa Trainini
Casa Trainini a Mompiano è una dimora d'artista perfettamente conservata: all'interno è stato mantenuto tutto l'arredo originale dei primi del Novecento, così come fu disegnato e realizzato dal proprietario, il pittore Vittorio Trainini (1888-1969), tra i più importanti artisti del Novecento bresciano. La scelta di Mompiano, un borgo tranquillo appena fuori dalla città, suona come un ritorno alle origini: Vittorio Trainini vi nacque e passò l'infanzia, prima di intraprendere una carriera che l'avrebbe portato anche fuori dalla provincia, ma mai per troppo tempo.
Casa Trainini a Mompiano è uno splendido esempio di residenza, atelier e bottega di inizio Novecento. Vittorio Trainini (1888-1969) la acquistò dopo il matrimonio nel 1926 con Ines Meschini: di lì a poco l'edificio (probabilmente di origini seicentesche, come testimoniano le forme di alcuni soffitti) verrà trasformato in un luogo d'arte. L'aggiunta di un piano superiore, dove Trainini collocherà il proprio studio, non ha modificato l'eleganza e il fascino di un'abitazione che, all'esterno come all'interno, comunica una continua ricerca del Bello da parte del suo proprietario, uno tra i massimi rappresentanti della pittura bresciana del secolo scorso.
Oltrepassato il giardino e varcata la soglia, ogni stanza si rivela come un piccolo capolavoro: al piano terreno la sala, con un pavimento a mosaico disegnato dallo stesso Trainini e lunette dipinte alle pareti con puttini che vendemmiano, fanno la polenta, preparano lo spiedo. Salendo al primo piano si entra nella dimensione più privata: le camere da letto sono come bloccate al tempo in cui furono utilizzate, e tuttora arricchite dai mobili originali, tutti rigorosamente disegnati e decorati dal proprietario. Nello studio al primo piano è conservato il bozzetto che rappresenta il Giudizio Universale, tuttora visibile nella chiesa di Cristo Re a Brescia, interamente affrescata da lui. Una stretta scala permette di accedere all'ultimo piano, quello riservato alla creazione artistica. Al centro dello studio campeggia un modellino in scala che rappresenta l'affresco eseguito nella Basilica del Sacro Cuore a Lugano, chiesa che l'artista affrescò interamente a seguito di due concorsi internazionali. Vittorio Trainini, infatti, oltre a ricevere numerosissime commissioni per Brescia e provincia, fu chiamato a lavorare anche in altri contesti, a riprova della sua fama.
Durante le giornate Fai si avrà il privilegio di entrare in una vera opera d'arte totale: Casa Trainini, solitamente chiusa al pubblico ed aperta solo in particolari occasioni, è decorata da cima a fondo da opere realizzate dal suo proprietario. Ogni stanza, ogni dettaglio dell'arredo e delle suppellettili ha avuto origine dalla fervida mente di Vittorio Trainini, costantemente alla ricerca di stimoli per rendere la propria abitazione un "manifesto" della sua arte e un luogo familiare e conviviale allo stesso tempo. Si potrà quindi respirare l'atmosfera privata e domestica di una casa vissuta, ma anche quella creativa di un atelier d'artista. Vittorio Trainini, infatti, amava definirsi "pittore decoratore" collegandosi alla tradizione medievale dell'artista dedito, oltre che all'arte più nobile, anche alla decorazione di oggetti quotidiani. Casa Trainini ci mostra ancora oggi quanto l'arte non possa essere scissa dalla vita, ma anzi debba entrare nella sfera quotidiana per mostrarsi nella sua più espressiva immediatezza.
ORARIO
Sabato: 10:00 - 17:00 (ultimo ingresso 17:00) / Domenica: 10:00 - 17:00 (ultimo ingresso 17:00)
BRESCIA: Congrega della carità apostolica
Posto al centro della città di Brescia, alle spalle della Piazza Paolo VI, il Palazzo della "Congrega della Carità Apostolica" venne acquisito dalla Congrega nel 1673, andando a caratterizzare con la sua presenza ed i suoi servizi, la via Mazzini sulla quale si affacciano anche il Palazzo Episcopale e la Biblioteca Queriniana, creando un percorso di servizi al cittadino. Da sempre centrale nel tessuto cittadino, il Palazzo entra nei possedimenti della Congrega nel 1673. Immediatamente viene modificato con la costruzione della Cappella e dei primi uffici. La sua vocazione al servizio dei poveri, rende però estremamente flessibile l'uso dei suoi spazi che vengono modificati ancora negli anni ‘70 del secolo scorso e pure successivamente. L'importanza del palazzo, infatti, non risiede tanto nella sua struttura architettonica, quanto nel suo continuo a servizio della carità bresciana.
Il Palazzo della Congrega non presenta in se stesso un interesse architettonico particolare. Le continue modifiche legate alle necessarie esigenze della carità, lo hanno nel tempo, piegato alle funzioni che necessitavano. Il Palazzo ha comunque delle sale e degli spazi particolarmente importanti, arricchiti da opere d'arte di grande importanza. Ricordiamo in particolar modo: la Cappella e la Sala del Consiglio. Una nota specifica inoltre va rivolta alla splendida Madonna del Romanino che si conserva nella Saletta della Consulta.
L'apertura del Palazzo, pur essendo normalmente a disposizione del pubblico svolgendo funzioni di servizio alla povertà ed indigenza della città di Brescia, assume una particolare importanza perché rende possibile la visione di zone, in genere, non visitabili: la Cappella e la Sala del Consiglio solo per fare un esempio. Sarà inoltre possibile vedere anche la straordinaria "Madonna con il bambino" del Romanino. Il palazzo inoltre permette la narrazione di una storia di carità che si intreccia strettamente con la città di Brescia, affondando nel più antico passato e permettendo uno sguardo straordinario all'evoluzione non solo del tessuto sociale bresciano, ma anche del mondo di intendere le povertà. Oggi come nel passato.
ORARIO
Sabato: 10:00 - 17:00 (ultimo ingresso 17:00) / Domenica: 10:00 - 17:00 (ultimo ingresso 17:00)
BRESCIA: Palazzo Martinengo Cesaresco dell'Aquilone
Il Palazzo si trova nel pieno centro storico della città, nella zona dove furono erette molte delle residenze delle famiglie aristocratiche di più antica origine, all'interno dei confini di quella che era la Brixia romana. Durante i lavori di ristrutturazione, necessari per riparare i danni della II guerra Mondiale, emersero i resti di una domus romana e del successivo impianto termale. Venne anche costruita l'attuale chiesa, nel 1962, ad opera dell'architetto Giacomo Lechi, dedicata alla Conversione di san Paolo.
Nel 1557 iniziarono i lavori di ristrutturazione di un precedente palazzo di Cesare Martinengo, che qui si trovava. Il nuovo proprietario, il conte Giorgio Martinengo, chiamò a dirigere i lavori l'architetto Ludovico Beretta, che già si era distinto in città per la sistemazione della facciata dei portici e dell'orologio in Piazza Loggia. Durante questa fase, che si protrasse fino al 1570 furono realizzati il grande atrio di ingresso, il salone superiore e l'avancorpo verso il cortile d'onore (sopra l'attuale bar). La seconda fase si svolse intorno agli anni 1670-80: venne costruita la Sala Rossa, la segreteria dell'Istituto Arici e, al piano superiore, le otto sale che saranno affrescate il secolo successivo dal Manfredini e dal Teosa, a seguito dei lavori di ristrutturazione.
Nell''800 l'architetto Berenzi realizzò una serie di opere, che videro, fra l'altro la realizzazione della palazzina che chiudeva a nord il cortile d'onore, che fu distrutta dai bombardamenti del 1944. Fra il 1883 e il 1885 la proprietà venne venduta dal conte Francesco alla Società di S. Brigida, che agiva per conto dei Padri gesuiti e l'intero complesso venne trasformato ad uso scolastico. Tra il 1886 e il 1888 fu innalzata la parte occidentale del fabbricato, che dà su via Gabriele Rosa e, dieci anni dopo, venne eretto il porticato.
La visita si snoda su due percorsi: quello archeologico e quello storico/artistico. Il gruppo infatti, per prima cosa, sarà guidato alla scoperta dei resti di epoca romana che emersero negli anni '60 del secolo scorso durante i lavori di costruzione della palestra e della cappella. Dopo una lunga campagna di scavi è possibile visitare le vestigia di importanti strutture, ovvero una domus di I secolo a.C. e un complesso termale di III secolo d.C.. La seconda parte della visita, invece, riguarda i locali affrescati da Manfredini e Teosa in epoca neoclassica. Il percorso inizia dalle sale a sera, ovvero dai quattro ambienti della fila di di destra, muovendo dall'Istituto Arici.
ORARIO
Sabato: 10:00 - 12:00 / 14:30 - 16:30 (ultimo ingresso 16:30)
Note: Ultima visita della mattina alle 12 e ultima visita del pomeriggio alle 16:30
Domenica: 10:00 - 12:00 / 14:00 - 16:30 (ultimo ingresso 16:30)
Note: Ultima visita della mattina alle 12 e ultima visita del pomeriggio alle 16:30
BRESCIA: Ex Monastero di San Faustino
L'ex convento di S. Faustino si trova a breve distanza dal cuore del centro storico di Brescia, non lontano dalla zona del Carmine. Nonostante le numerose trasformazioni, insieme alla chiesa dedicata ai patroni bresciani Faustino e Giovita, rappresenta ancora oggi un punto di riferimento storico e culturale della città. La sua area include uno spazio particolarmente ampio, un tempo simbolo di preghiera e accoglienza e ora sede dell'Università degli Studi di Brescia.
L'edificio era in origine un complesso benedettino legato alla chiesa di S. Maria in Silva dove, fin dall'806 d.C., furono depositate le reliquie dei santi Faustino e Giovita. Nel corso dei secoli ci furono numerose trasformazioni, soprattutto tra ‘500 e ‘700, con la realizzazione del chiostro maggiore e delle decorazioni di Giandomenico Tiepolo. Con la trasformazione in caserma a fine ‘700 il complesso entrò in una fase di decadenza, accentuata dal frazionamento degli spazi tra uso militare e parrocchiale. Alla fine degli anni ottanta del ‘900 gli ambienti vennero concessi all'Università degli Studi di Brescia, che ne curò il recupero e vi insediò la propria sede.
Le numerose trasformazioni storiche dell'ex convento di S. Faustino sono in parte ancora ben visibili nella sua veste architettonica attuale. Una volta superato l'ingresso su via S. Faustino si accede al "chiostro della Campanella", uno dei primi esempi di architettura rinascimentale bresciana, edificato a fine ‘400 da Bernardino da Martinengo. Il chiostro maggiore, invece, è il risultato dell'intervento di Andrea Moroni, intorno agli anni '30 del ‘500, in cui un sistema di doppie colonne toscane, impostate su un basamento continuo, delimita lo spazio claustrale. Adiacente alla chiesa si inserisce il chiostro dell'Abate, così definito perché ne accoglieva gli appartamenti e composto da un porticato ionico impostato su pilastri, ornati da lesene. Al primo piano oltre all'attuale aula magna si sviluppa un lungo corridoio su cui si affacciano le antiche dei monaci che oggi ospitano gli uffici dei docenti dell'università. In una di esse sono ancora visibili alcuni brani decorativi eseguiti da Giandomenico Tiepolo, coinvolto nel cantiere di S. Faustino intorno alla metà del ‘700 e che ha lasciato testimonianze particolarmente significative nell'appartamento dell'Abate.
L'apertura dei chiostri e degli ambienti dell'ex convento di S. Faustino in occasione delle Giornate FAI di Autunno è un'occasione imperdibile per scoprire la storia di questo luogo così significativo per la città di Brescia. Il percorso di visita permetterà di accedere al "chiostro della Campanella", apprezzandone le soluzioni rinascimentali, al chiostro maggiore, con la sua imponenza, e alla "loggetta veneziana", un tempo occupata dalle cucine e dalle cantine. Una volta raggiunto il piano nobile saranno visitabili eccezionalmente l'aula magna, un tempo refettorio del convento, il corridoio con le antiche celle monastiche ora adibite a uffici, la saletta di Giandomenico Tiepolo, in cui sono ancora visibili alcuni interventi pittorici del grande artista veneziano, e la biblioteca, dalle grandi armadiature lignee e che fu frequentata anche da intellettuali e scienziati tra cui il celebre fisico-matematico Benedetto Castelli.
ORARIO
Sabato: 10:00 - 17:00 (ultimo ingresso 17:00) / Domenica: 10:00 - 17:00 (ultimo ingresso 17:00)
BRESCIA: Palazzo Colleoni alla Pace
Palazzo Colleoni alla Pace nasce come casa di un condottiero dedito alla guerra e diventerà luogo di pace e spiritualità dalla fine del ‘600 con l'ingresso dei Padri Filippini. Il palazzo sorse tra il 1455 e il 1467 sul terreno donato dalla Repubblica di Venezia a Bartolomeo Colleoni. Originariamente il palazzo aveva una facciata austera con poche finestre: vi erano due ingressi, dei quali rimane l'ingresso nord, un tempo decorato da un grande stemma della famiglia Martinengo Colleoni. Il nome venne arricchito dal termine "alla Pace" per indicare la vicinanza con la grandiosa chiesa.
Il primo proprietario del palazzo fu Bartolomeo Colleoni, che nacque attorno al 1400 da una nobile famiglia di origine bergamasca. Paolo Colleoni, il padre, occupò il castello di Trezzo sull'Adda, che era di proprietà dei Visconti, e ne fece la base e la sede della sua famiglia. Bartolomeo sarà scudiero del signore di Piacenza ma dal 1431 sarà al servizio dell'esercito della Serenissima, allora guidato dal Carmagnola. Ad eccezione di una parentesi milanese, Bartolomeo Colleoni servirà a lungo Venezia, tanto da ricevere in dono il terreno su cui verrà costruita la dimora bresciana. Il cambio di funzione avvenne dal 1682, quando i Padri Filippini spostarono la propria sede da Via Callegari a quella che diventerà la loro sede definitiva, attraverso la realizzazione dell'imponente chiesa.
Il salone nobile, il più grande del palazzo, è la parte meglio conservata dell'edificio quattrocentesco insieme al cortile e all'ingresso. Si tratta della sala con soffitto ligneo originale quattrocentesco più ampia di tutta la città di Brescia. E' intitolato al card. Giulio Bevilacqua, che fu padre dell'ordine di San Filippo Neri (gli stessi padri che oggi vivono nel palazzo). L'elemento più importante del salone è costituito dalle tavolette lignee che decorano il soffitto: i soggetti sono profani (imperatori, poeti, filosofi, sapienti, animali, allegorie, dame e cavalieri, stemmi), realizzati da artigiani anonimi che dipingevano le assi in bottega per poi montarle a completamento della soffittatura. Tali tavolette si trovano, seppur con misure e stili leggermente differenti, anche nell'atrio dell'ingresso, nel cortile e nella loggia. Ad accompagnare questi piccoli capolavori di artigianato vi sono alcuni dipinti, la maggior parte dei quali a tema sacro (portati qui dai padri Filippini), strappi di affreschi e sculture databili tra il XV e il XVIII secolo.
In occasione delle Giornate d'Autunno sarà possibile visitare il palazzo e ricostruirne la storia. Attraverso le vicende avventurose della carriera di Bartolomeo Colleoni si potrà ricostruire la vita di un condottiero rinascimentale, il suo stile di vita e i sui gusti anche artistici. La scelta di raffigurare personaggi del mito, dell'epica o della filosofa antica dimostra l'interesse del Colleoni per la cultura, associata ad un interesse per la politica e le dinamiche militari dell'epoca. L'ingresso nel palazzo dei Padri della Pace (o Filippini, in onore di San Filippo Neri) nel XVII secolo ha presevato in gran parte la bellezza dell'edificio, andandolo anzi ad arricchire di ulteriori opere che saranno visibili e verranno illustrate durante la visita. Il palazzo, oggi parte dell'Oratorio della Pace, è quindi un luogo nel quale si può ripercorrere la storia di Brescia dal Quattrocento ad oggi.
ORARIO
Domenica: 10:00 - 17:00 (ultimo ingresso 17:00)
ANGOLO TERME: Chiesa di San Silvestro
Il Santuario di san Silvestro, sulla strada per il Lago Moro, domina dall'alto il paese, quasi a proteggerlo con questa sua posizione strategica. La bellezza e la collocazione "in alto" lo rendono meta di numerosi visitatori e turisti, colpiti ed attratti dalla bellezza architettonica e dalla suggestività dell'ambiente che lo circonda. Certamente è il simbolo di Angolo Terme ed uno dei monumenti più conosciuti della Valle Camonica.
La Chiesa di s. Silvestro è stata costruita per devozione del popolo e terminata all'incirca nel 1600. La parte più antica dovrebbe essere la cripta al piano seminterrato, visibile all'ingresso della scalinata d'accesso. Le famiglie nobili del paese lasciarono il segno anche nel Santuario. I Federici fecero qualche legato di suffragio e culto, gli Albricci fissarono invece i segni della loro ricchezza nell'artistico portale, mentre i Laini realizzarono il vasto pronao offerto da Carlo Laini nel 1801
La chiesa, realizzata su due piani sovrapposti, si trova su un poggio che scende con un pendio dolce verso il paese; da questo lato si presenta con un'alta base a lieve scarpata, quasi di fortezza, con i conci a bugnato negli spigoli e con tre finestrelle ricavate nella muratura. La parte a scarpata si conclude con un loggiato, diviso in due da lesene, composta ognuna da quattro arcate a pieno centro su colonnine tuscaniche in arenaria grigia.
La chiesa è di proprietà della Parrocchia di san Lorenzo di Angolo Terme, è visibile dalla strada che sale verso la frazione di Anfurro ed è aperta tutti i giorni festivi e feriali. Il Santuario è localizzato su un promontorio roccioso, circondato da prati pascolabili ed accessibile da una area verde pubblica attrezzata con panchine e una fontana. Questo luogo di culto è nel cuore degli abitanti di Angolo Terme. Il culto nei confronti di san Silvestro, invocato nelle situazioni difficili vissute dalla comunità, affonda le radici nella tradizione popolare. In particolare la comunità si rivolge al Santo, con un pellegrinaggio al santuario, per chiedere condizioni meteo favorevoli per l'agricoltura. Nei secoli passati (XVIII e XIX secolo) un'attenzione particolare al mantenimento della chiesa fu prestata dalle famiglie nobiliari del paese. ora il Santuario è oggetto di un restauro conservativo esterno e, la domenica, sarà possibile dialogare con gli esperti per conoscerne il fascino.
ANGOLO TERME: Scraleca al Lago Moro
Scraleca, fondata agli inizi degli anni 2000, è un azienda agricola di montagna che lavora terreni ubicati su antichi terrazzamenti di origine seicentesca in uno dei luoghi più suggestivi della Valle Camonica, il Parco naturalistico del lago Moro, anfiteatro naturale tra colline e boschi di castagno, antiche mulattiere e scorci mozzafiato, in cui è racchiuso e custodito un piccolo lago di origine glaciale, ricco di storie e leggende. Questo lo scenario che Scraleca ha avuto la volontà di recuperare e valorizzare, scommettendo su un complesso ritorno all'agricoltura.
Scraleca affacciata sulla parte sud occidentale del Lago Moro, è una "montagna di sassi", generati da una paleo-frana, messi in ordine in muri a secco grazie al lavoro dall'uomo a partire dal ‘600. Testimonianza di ciò è una pietra inserita in una di queste opere murarie, che reca incisa la data "1678". Qui si possono ammirare muri a secco di elevata altezza financo a 7 metri che un tempo ospitavano vigneti ed oliveti, ma in prevalenza un tipo di agricoltura di sussistenza. Scraleca, toponimo della zona, un tempo detta anche "Scalicla" come se i terrazzamenti ricreassero il profilo di una scala.
Un paesaggio agricolo rimasto in stato d'abbandono che, in anni passati, aveva caratterizzato la mezza costa al "sulif" (al sole) dei monti della zona. Dimostrazione di questo mondo rurale, oltre alla presenza di muri a secco realizzati con la pietra locale "Verrucano Lombardo", sono molti ruderi/cascinali abbandonati, alcuni dei quali con piccole mangiatoie al loro interno, nei boschi circostanti. Probabilmente edifici abitati temporaneamente piccole comunità di contadini che vivevano di quello che coltivavano ed allevano.
Per l'occasione sarà possibile addentrarsi nel cuore di questo paesaggio rurale passato caratterizzato da terrazzamenti che dal Lago Moro risalgono fino a quasi 500 m di altezza dove si trova uno degli oliveti più estremi di dell'azienda (80 piante ospitate su vere e proprie lingue di terra che sono ancora sostenute da queste antiche opere murarie) e di uno straordinario vigneto a 450 m di altezza. Da qui si potrà godere di un panorama davvero mozzafiato: il piccolo lago alpino che domina e tutt'intorno una visione a 180 ° dei monti vicini e all'orizzonte: Monte Altissimo, il Pian della regina, il Monte Guglielmo. Nella passeggiata tra i vigneti incontreremo anche un ulivo che vive tra i vigneti ed ha una storia da raccontare... natura, cultura e azione dell'uomo si incontrano per generare esperienze straordinarie.
ORARIO
Sabato: 00:00 - 00:00 / 14:30 - 17:30 / Domenica: 10:30 - 17:30 (ultimo ingresso 17:30)
DARFO BOARIO TERME: Percorso espositivo "Timo Bortolotti e Ettore Gian Ferrari al Lago Moro"
Il percorso espositivo "Timo Bortolotti sul Lago Moro", ideato e curato dall'Associazione d'ADA, s'inserisce nel contesto paesaggistico del parco del Lago Moro, perla naturale caratterizzata dalla straordinaria biodiversità. Situato in Valle Camonica, fra i comuni di Angolo e Darfo Boario Terme, in una conca compresa tra l'area delle Sorline e la frazione di Capo di Lago, il lago è circondato da una natura incontaminata e da una vegetazione rigogliosa.
I beni legati al percorso espositivo e proposti come occasione di visita ai luoghi elettivi dello scultore (1884-1954), originario di Darfo Boario Terme - la Chiesetta di S. Apollonia, lo studio d'artista ricreato con la mostra in casa Bortolotti-Gian Ferrari) e la Casina del Tuffatore - rappresentano tre diverse tappe riconducibili alla sua vicenda personale, ma anche alla storia della famiglia dello scultore, che si snoda sul Lago Moro a partire dal 1910 e prosegue nel tempo con sua figlia Alba, pittrice e il marito Ettore Gian Ferrari, noto gallerista come la figlia Claudia che ha donato al FAI una preziosa collezione d'arte esposta a Villa Necchi Campiglio a Milano. Oggi la casa - studio è stata riallestita dal pronipote con funzionalità ricettiva.
Architettura, arte e paesaggio rappresentano il fil rouge della mostra. Molto stretto è il legame fra il luogo, il lago Moro, i beni architettonici - ossia le dimore private (con architetture rurali di inizio Novecento, recuperate con gusto)- e le opere di Timo Bortolotti, che documentano il passaggio dal naturalismo lombardo a uno stile purista e alla sobria eleganza delle forme, intrise di grande forza espressiva sia nelle piccole come nelle grandi dimensioni, dalle opere monumentali alla ritrattistica di accento intimista. E, ancora, le e opere di Alba e di Ettore Gian Ferrrari. La casa di famiglia, che accoglieva lo studio e l'abitazione dell'artista, è fortemente intrisa dello spirito creativo di una parte importante del Novecento italiano nell'arte. Non solo raccontando le opere legate al clima artistico milanese (Timo apre uno studio a Milano e nel 1930 fonda una scuola d'arte con Funi e Marussig), ma anche quella cerchia di artisti, collezionisti e galleristi che sul Lago Moro negli anni vengono ospitati, dipingono, passeggiano, s'incontrano e si confrontano.
I beni rappresentano luoghi di interesse per riscoprire la figura e il percorso artistico di Timo Bortolotti, della figlia Alba e del marito Ettore Gian Ferrari, a partire dal legame di Timo con l'arte sacra nella chiesetta di S.Apollonia a Capo di Lago e la splendida Pietà scolpita in gesso. Nella casa di famiglia, situata sulla riva, la mostra "Timo Bortolotti sul lago Moro" ricrea lo studio dello scultore esponendo opere, foto e documenti biografici, ma anche i dipinti della figlia Alba e gli schizzi del marito Ettore, per arrivare alla scultura del "Nuotatore al via" (conosciuta come "Tuffatore") attualmente collocata nel parco dell'abitazione privata di Paola Gian Ferrari. Ad eccezione della chiesa di S.Apollonia, i beni non sono normalmente visitabili, soprattutto la casa di famiglia, che accoglie solo temporaneamente l'allestimento espositivo della mostra curata dall'Associazione d'ADA e da Eletta Flocchini, in collaborazione con Grazia e Paola Gian Ferrari, nipoti di Timo.
ORARIO
Sabato: 00:00 - 00:00 / 14:30 - 17:30 / Domenica: 10:30 - 17:30 (ultimo ingresso 17:30)
SALO: Villa Isabella
Villa Isabella, oggi adibita ad hotel, sorge a pochi passi dal lago sulla strada che da Salò porta a Gardone Riviera. Costruito in Stile Liberty all'inizio del '900 mantiene la sua originaria architettura e buona parte dell'arredo grazie alla cura e all'amore per le opere d'arte dell'attuale proprietà, la famiglia Rossi, che lo trasformò verso la fine degli anni '50 in uno stupendo hotel dall'atmosfera d'altri tempi.
Riccardo Simonini, salodiano di origine, immigrò in Argentina verso la fine dell'800 dove, grazie al suo spiccato senso per gli affari, fece fortuna e accumulò un'enorme ricchezza. Nei primi anni del '900 decise di riportare la sua numerosa famiglia in Italia, dove manteneva interessi economici. Si fece così costruire, nella sua città natia, una imponente villa a cui diede il nome della moglie Isabella. Durante la Repubblica Sociale di Salò fu sede per circa un anno del Ministero degli Esteri retto dallo stesso Benito Mussolini. Negli anni '50, dopo un lungo periodo di abbandono, cambiò di proprietà, venne acquistata dalla famiglia Rossi, storici albergatori lacustri e trasformata nell'attuale Hotel Laurin.
Villa Isabella è uno degli esempi meglio conservati del liberty italiano, costruita con l'innovativa tecnica del cemento armato su disegno dell'architetto fiorentino Ulisse Stacchini, lo stesso della monumentale stazione centrale di Milano. Il primo corpo di fabbrica fu terminato nel 1905, al quale, qualche anno più tardi, ne venne aggiunto un secondo, dove oggi si trovano il salone principale e la sala biliardo, il tutto immerso in un enorme parco oggi ridimensionato. L'esterno mantiene le originali decorazioni in stile floreale tipiche dell'epoca, il fregio con il motto di famiglia ed un affresco. L'interno è caratterizzato da molti elementi d'arredo originali, per lo più conservati nel piano nobile, e arricchito nei soffitti da affreschi autografi di Angelo Landi e Cesare Bertolotti. Alle finestre pregevoli vetrate artistiche prodotte dai migliori maestri artigiani della vetreria bresciana.
ORARIO
Sabato: 11:00 - 13:00 / 15:00 - 17:00 / Domenica: 11:00 - 13:00 / 15:00 - 17:00 (ultimo ingresso 16:30)