Da Calvatone a S. Pietroburgo: l’incredibile storia della Vittoria
La dottoressa Marina Volontè ha condotto gli intervenuti al teatro Memo Botolozzi di Manerbio in un affascinante viaggio attraverso il tempo e l’Europa alla ricerca di una statua che si credeva ormai perduta
Non poteva chiudersi meglio la rassegna «Autunno Archeologico» organizzata da Museo Civico, Comune e Biblioteca di Manerbio.
La Vittoria di Calvatone
Un folto numero di appassionati ha sfidato la proverbiale nebbia della Bassa per ritrovarsi al teatro Memo Bortolozzi per ascoltare la dottoressa Marina Volontè, conservatrice al Museo archeologico di Cremona, che ha guidato la platea in uno straordinario viaggio attraverso l’Europa alla ricerca della Vittoria di Calvatone. L’idea, vincente, di Elena Baiguera, curatrice del Museo di Manerbio, è stata quella di proporre un "derby" tra la Vittoria Alata di Brescia, raccontata in una conferenza a novembre dalla dottoressa Francesca Morandini e quella meno nota di Cremona.
Un viaggio attraverso l'Europa
La statua in bronzo dorato, databile fra il 161 e il 169 d.C., grazie all’iscrizione dedicatoria agli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero, che si trova sul globo sul quale poggia, fu rinvenuta a Calvatone, l’antica Bedriacum, nel 1836 e da quel momento "non si è più fermata". Per un breve tempo rimane a Brescia, poi esposta all’Accademia di Brera, quindi nel 1841 fu acquistata dal re di Prussia Federico Guglielmo IV, in seguito fu esposta a Berlino nella galleria che collegava l'Altes al Neues Museum. In quel periodo numerose copie furono realizzate dell’opera, tutte documentate, che nel corso degli anni furono impiegate in diverse esposizioni. Infine arriva la guerra e a Berlino si teme per i bombardamenti, così le opere d’arte vengono «impacchettate» e spostate, da questo momento se ne perdono le tracce. La prima idea è che la Vittoria di Calvatone, insieme a molte altre opere d’arte sia stata spedita in Russia dall’Armata Rossa come bottino di guerra. Fatto sta che se ne perdono le tracce, ma non la memoria: nella primavera del 2016 a Cremona, il Museo Archeologico e il Museo del Violino ospitano l’esposizione «1937 La Vittoria Alata e le celebrazioni Stradivariane», dove si ripercorre l’intera vicenda della Vittoria di Calvatone e si fanno ipotesi sulla sua possibile collocazione, tra le quali si pensa possa trovarsi al Museo Puškin di Mosca. Il mistero si svela proprio verso la fine del 2016 quando sul sito dell’Ermitage di San Pietroburgo compare la notizia di un convegno dedicato alla Vittoria cremonese ritrovata dentro una delle 40mila casse, molte ancora chiuse, stivate nei magazzini del museo russo, che recava la scritta «statue francesi XVIIesimo secolo», probabilmente il fato ci ha messo lo zampino. Molte altre sono le curiosità che accompagnano la Vittoria di Calvatone, definita alata, anche se le ali sono il risultato del restauro tedesco, tutte meritano di essere conosciute e riscoperte, senza prendere un aereo per espatriare basta andare al museo Archeologico di Cremona dove si può ammirare una bella copia proprio in bronzo dorato, solitamente le copie sono in gesso, che merita davvero una visita. "Autunno archeologico" si è concluso regalando agli appassionati due storie straordinariamente affascinanti grazie sopratutto alla grande competenza delle relatrici. Non resta che sperare in una seconda edizione.