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Precaria, con un figlio a carico e lo sfratto alla porta: il grido d’aiuto di Cosmina

Il 14 marzo Cosmina Gheara, 43 anni e in Italia da quando ne aveva 24, potrebbe rimanere senza una casa: "Io da sola non ce la faccio, ho bisogno di qualcuno che mi dia fiducia"

Precaria, con un figlio a carico e lo sfratto  alla porta: il grido d’aiuto di Cosmina
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«Sono qua perché ho bisogno d’aiuto». E’ la prima cosa che ci ha detto Cosmina Gheara, con le lacrime agli occhi, quando lunedì mattina ha varcato la soglia della redazione di ChiariWeek. Capire il perché non è stato difficile: 43 anni, la coccagliese ha un lavoro precario, un figlio a carico e una notifica di sfratto che entro un mese potrebbe lasciarli senza un tetto sopra la testa.

Precaria, con un figlio a carico e lo sfratto alla porta

«Io ho sempre lavorato, ho sempre pagato le tasse e l’unica cosa che chiedo è che qualcuno mi dia fiducia, mi aiuti per qualche mese dandomi la possibilità di risollevarmi», ha spiegato. Perché da sola (ammetterlo le costa e si vede) «non ci riesco». Originaria della Romania, in Italia era arrivata quando aveva 24 anni. Per i primi 12 anni ha vissuto a Castelcovati e poi, dopo una breve parentesi a Chiari, si è trasferita a Coccaglio assieme alla madre, anziana e malata, e al figlio che oggi ha 22 anni e delle difficoltà (testimoniate da un certificato di disagio) che gli rendono difficile trovare lavoro: alle spalle, a completare il puzzle, anche un divorzio burrascoso. A vivere con poco è stata abituata fin da subito, con niente però è impossibile per chiunque. «Per anni ho lavorato come commessa nei supermercati, l’ultimo impiego fisso è stato per 9 anni in una catena di supermercati con sede a Chiari, anche se mi spostavo comunque nei vari centri del territorio a seconda delle necessità dell’azienda- ha continuato - Poi, dopo il Covid sono rimasta senza lavoro». L’hanno licenziata, a suo dire ingiustamente, tanto che era ricorsa alle vie legali ma senza ottenere il reintegro.

"Non avevo i soldi per pagare l'affitto"

Rimanere all’improvviso senza l’unica fonte di reddito è stato il primo colpo, ma tra i 600 euro della disoccupazione e i successivi impieghi ottenuti tramite agenzia (ma sempre della durata di uno, due o pochi mesi) e i vari bonus per l’acquisto di alimenti, farmaci e bollette di acqua, luce e gas erogati dal Comune tramite i Servizi sociali, a cui si era immediatamente rivolta, fino a oggi è riuscita a tirare avanti e a coprire a fatica tutti i costi. Tranne i 450 euro di affitto.

«Non lo pago da un anno, non ce la facevo»: non è una scusa, solo la verità, con tutta la sua pioggia di conseguenze culminata nell’avviso di sfratto che scadrà il 14 marzo, tra poco più di un mese. Quando ha capito di essere in difficoltà, Cosmina si è rivolta nuovamente ai Servizi sociali e si è iscritta al bando per l’assegnazione di una casa popolare. «La prima volta eravamo stati “scartati” perché eravamo in troppi, gli appartamenti messi a disposizione erano piccoli per tre persone: a malincuore ho fatto tornare mia madre in Romania, da alcuni parenti. Per me che sono qua da quasi la metà della mia vita e per mio figlio, che è cittadino italiano, là non c’è niente». La cittadinanza non l’ha mai richiesta: non per disinteresse «ma perché prima avevo il permesso, poi la carta di soggiorno e successivamente mi sono persa via con tutte la dinamiche famigliari e i problemi». Quando le chiediamo se farla la aiuterebbe risponde senza esitare: «Certo che sì, ma comunque fra atti e marca da bollo sono quasi 200 euro. E io ora quelli li uso per comprare da mangiare».

"Ho bisogno di qualcuno che mi dia fiducia: io da sola non ce la faccio"

In Italia la 43enne ha anche una sorella, di casa a Capriano. Ma i rapporti non sono ottimali e «comunque vive nella casa dell’ex compagno e non c’è certezza che possa rimanerci. Rimane il fatto che io e mio figlio, sulla carta, siamo due maggiorenni che possono lavorare: il problema è che, nonostante tutti i curriculum che ho mandato aiutata dai Servizi sociali, sono ancora nella stessa situazione. Ora sono impiegata per due mesi in un supermercato locale e poi? Quanto a mio figlio, il Comune lo aveva indirizzato a un centro di Palazzolo e anche al Cps di Rovato per aiutarlo a inserirsi nel mondo del lavoro, ma anche lì non abbiamo avuto seguito. Questa è la situazione: in Comune sanno tutto, sono sempre stata limpida e onesta, rivolgermi ai giornali è l’ultima speranza perché tra un mese potrei dover vivere in mezzo alla strada».

Nella sua situazione attuale, Cosmina ha buone possibilità di rientrare nella graduatoria del prossimo bando per l’assegnazione delle case del Comune, che però aprirà a marzo e sarà effettivo solo ad aprile. E lo stesso vale per Corte Franca dove era stata inserita grazie all’aiuto del Comune che, dal canto suo, ha ribadito la sua disponibilità a sostenere Cosmina tramite i contributi per coprire la caparra di un eventuale nuovo affitto. Ma il tempo stringe e il lavoro precario, di certo, non invoglia i locatori. «Ho bisogno di qualcuno che mi dia fiducia - è l’ultimo appello, disperato - Il tempo di risollevarmi perché io così non ce la faccio».

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