Organo Antegnati-Serassi Duomo Vecchio di Brescia: restauro completato
Il restauro ha interessato anche la cassa rinascimentale dell'organo, opera dello scultore bolognese Battista Piantavigna (1537)
Organo Antegnati-Serassi Duomo Vecchio di Brescia: restauro completato.
Organo Antegnati-Serassi Diomo Vecchio di Brescia
L’organo Antegnati-Serassi del Duomo Vecchio di Brescia, per qualità e quantità dei materiali conservati, è uno degli strumenti più importanti e pregevoli dell’organaria rinascimentale italiana. A causa del suo cattivo stato di conservazione, si è reso necessario un accurato restauro a cura della ditta Mascioni di Azzio (VA). Il restauro ha interessato anche la cassa rinascimentale dell'organo, opera dello scultore bolognese Battista Piantavigna (1537).
Nel corso degli interventi sono stati rinvenuti affreschi del Romanino dati per perduti ma citati in una fonte manoscritta seicentesca. Durante i lavori di restauro all’organo si è rilevato che sotto le scialbature di calce bianca posta sugli intonaci ai lati del monumentale palco erano presenti piccole porzioni di lacerti di affresco. È stato fatto un approfondimento e si è visto che gli affreschi erano presenti sotto tutte le parti di scialbo. La Soprintendenza competente, dopo avere visionato le opere e ritenuto la scoperta eccezionale, ha autorizzato le operazioni di descialbo: sono apparse 12 figure, otto di musici dipinti all’interno del quadro scenico del fronte dell’organo e 4 figure di astanti, due per lato, che sono ubicati all’esterno della quinta incorniciata dalle colonne dell’organo.
Le splendide ante d’organo di Girolamo Romanino raffiguranti Natività, Sposalizio e Visitazione della Vergine (1539) sono state riposizionate nella loro collocazione originale: i telai sono stati fissati alle colonne girevoli che fiancheggiano le canne dell'organo. Sarà quindi possibile ai visitatori ascoltare la straordinaria musicalità dell’organo e ammirare i dipinti del grande pittore visibili sia ad ante aperte, sia ad ante chiuse.
Restauro dell'organo
La presenza di un organo nella Rotonda di Santa Maria di Brescia risale agli albori del 1400. Dagli organari D’Alemagna agli Antegnati, da Traeri ai Serassi, da Tonoli fino all’ultimo intervento di restauro nel 1959 ad opera di Armando Maccarinelli, in oltre cinquecento anni gli organi della cattedrale di Brescia hanno subito innumerevoli modifiche e rifacimenti. Lo strumento attuale porta la firma dei Fratelli Serassi di Bergamo che, nel 1823, presentarono alla Fabbriceria del Duomo il progetto della loro opera. Quello che veniva proposto, su imposizione dalla committenza, prevedeva in realtà il riutilizzo di tutto il materiale fonico antico, appartenente in larga parte al precedente organo costruito nel 1536 da Gian Giacomo Antegnati. Il materiale antegnatiano contenuto nell’attuale strumento rappresenta dunque il più antico e cospicuo nucleo di canne realizzate da Gian Giacomo.
L’organo è stato completamente restaurato dalla ditta Fratelli Mascioni e rimontato. I grandi mantici sono stati collocati nella sala retrostante, appositamente predisposta. I somieri (casse che ricevono l'aria immessa dai mantici per trasmetterla alle canne) dei contrabbassi (le canne dei registri più gravi) con le lunghe canne in legno sono stati posizionati all’interno della cassa antica liberando la vista dei ritrovati affreschi del Romanino. Il somiere maestro e i sussidiari sono stati collegati a tastiera e pedaliera. La maggior parte delle canne, dopo il meticoloso restauro, sono state collocate nelle originarie posizioni.
I mantici sono stati aperti e puliti e sono stati reimpellati dopo aver rimosso le vecchie pelli esaurite. Le condotte portavento sono state restaurate riparando le fessurazioni, sostituendo le guarnizioni e ripristinando la tinteggiatura originale. Le meccaniche sono state restaurate ed integrate dove mancanti. La tastiera è stata ricostruita secondo misure e sagome originali, in tasti delle note naturali sono stati rivestiti in ebano e quelli delle note alterate in noce, con placcatura in avorio gentilmente donata da un privato.
La pedaliera è stata ricostruita secondo il tipo “a leggio”, con misure dedotte dall’organo Serassi della chiesa di S.Oliveto. Il restauro delle canne ha richiesto un grande impegno per la rimozione del “cancro dello stagno” che aveva aggredito buona parte delle canne “Antegnati”.
È ora iniziata la delicata fase di intonazione e di accordatura che proseguirà nelle prossime settimane, al termine della quale l’organo potrà tornare a suonare. Il 19 novembre è previsto un concerto di inaugurazione.
Lavori complementari
A seguito del sopralluogo avvenuto il 15 settembre 2017 nel Duomo Vecchio, è stato concordato di formare un nuovo solaio in legno e una struttura in ferro al primo piano (quota di appoggio dell’organo) per riportare i mantici nella loro collocazione originale, per migliorare il funzionamento delle condutture portavento che alimentano i mantici stessi. Nel 2018, dopo il ritrovamento degli affreschi di Girolamo Romanino sui lati dell'organo, è stato demolito un muro di tamponamento sul retro per creare una cassa armonica in legno per posizionare i somieri di basseria che si trovavano proprio davanti agli affreschi. Per la creazione della cassa armonica, oltre la demolizione del muro di tamponamento, è stata realizzata una struttura in travi di ferro che ha consentito di creare uno spazio per l'appoggio ed il passaggio delle numerose canne dei contrabbassi.
La cassa armonica è stata eseguita con assi in abete su un telaio in ferro ed è dotata di portelle di ispezione per la cordatura e la regolazione delle valvole. Sono stati poi eseguiti i lavori di restauro degli affreschi ritrovati di Girolamo Romanino posti sui lati dell'Organo. A completamento della cassa dell'Organo è stato eseguito il riposizionamento delle ante originali di Girolamo Romanino autore degli affreschi attualmente poste sulla parete nord del Duomo Nuovo.
Rotazione automatizzata delle ante
Le ante con le tele del Romanino sono state riagganciate alle colonne lignee dell’organo Antegnati, come cinque secoli fa. Le tele, che si trovavano in Duomo Nuovo, erano ora ancorate a quattro telai e non più due, come in origine. Le strutture lignee, vecchie di cinquecento anni, non erano più assolutamente in grado di assolvere al compito per cui erano state concepite. Sono state quindi realizzate due coppie di mensole d’acciaio nascoste fra i legni esistenti e in grado di reggere totalmente le colonne, le ante e tutto quanto necessario. Le ante sono inoltre manovrabili elettricamente, con telecomando: è ora possibile ammirare (con le ante chiuse) i due preziosi affreschi del Romanino.
Il restauro del palco dell'organo
Il maestoso palco dell’organo è un’opera di virtuosismo nell’intaglio del legno tridimensionale. Lo scultore ha eseguito con grande maestria motivi fitomorfi e zoomorfi con putti, angeli e satiri. Tutto il complesso in legno di frutto era originariamente policromo e dorato, nel restauro dell’800 è stata stesa, con maestria, una cromia chiara più consona allo stile neoclassico con l’intenzione di farlo apparire come se fosse di marmo statuario. Lo stato di conservazione era pessimo e l’intervento di restauro ha rimediato ai danni. Le complesse operazioni hanno permesso di consolidare i delicati ornamenti esistenti e di ridare loro il giusto decoro estetico grazie a una puntuale e meticolosa operazione di consolidamento, pulizia e reintegrazione pittorica.
A coronamento di questa operazione, che è stata fatta in loco per le parti fisse e nell’attrezzato laboratorio di restauro per le parti mobili, è iniziata la complicatissima operazione di ricollocazione delle ante dipinte dal Romanino, tolte dalla loro originaria sede da più di due secoli. Le complesse operazioni hanno apportato solo modifiche interne alla struttura lignea, non visibili e reversibili.
Quadro economico
Le spese totali ammontano a 600mila euro (Iva compresa)
€ 261.000 - contributi edifici di culto
€ 150.000 - bilancio triennale opere pubbliche 2022/ 2024.
Circa 140mila euro sono state a carico della Parrocchia, con il contributo/aiuto di privati, del Fai e della Cei.
Banca Intesa San Paolo - Beni culturali ha sostenuto le spese per il recupero degli affreschi per circa 50mila euro.
Le immagini