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Nell'inferno di acqua in Emilia Romagna operano gli angeli della Protezione civile

Le testimonianze dei volontari che la scorsa settimana hanno aiutato la popolazione alluvionata

Nell'inferno di acqua in Emilia Romagna operano gli angeli della Protezione civile
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Immersi in un metro d’acqua, per giorni hanno «navigato» lungo le strade di Sant’Agata del Santerno, recuperando bambini, adulti e intere famiglie bloccate nella casa senza senza luce e gas, che da balconi e finestre si sbracciavano chiedendo aiuto. Uno scenario apocalittico, ma affrontato con estrema lucidità e competenza (e tanto cuore) dai volontari della Protezione civile di Palazzolo sull’Oglio (Nucleo di intervento Nautico), che assieme ai colleghi di Calcinato, da mercoledì 17 a sabato 20 maggio, hanno operato in una delle zone più colpite dall’alluvione che ha messo in ginocchio l’Emilia Romagna.

Nell'inferno di acqua in Emilia Romagna operano gli angeli della Protezione civile

L’allerta da Regione e Provincia, rivolta ai gruppi specializzati nel nautico e nel fluviale, è scattata alle 22.30 di martedì sera. «Alle 2.30 è arrivato l’ok, poco dopo eravamo in strada diretti a Sant’Agata e alle 7.30 ci siamo messi subito all’opera», ha raccontato Marco Sala, uno dei primi volontari a partire. Con lui, dandosi il cambio ogni due giorni, anche Davide Sarno, Sara Belotti, Andrea Bertoni, Arnaldo Fumagalli, Cristian Candio e Giovanni Bresciani.

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«Mercoledì l’acqua era ancora alta, almeno un metro: non si vedeva niente, era piena di detriti e in alcuni punti la corrente era forte e ti trascinava via», ha continuato. Bardati di tuta e casco, armati di 4x4 e di gommone a motore, per tutta la giornata hanno fatto avanti indietro dal quartier generale recuperando e portando al sicuro i cittadini bloccati nelle abitazioni dove l’acqua, prepotentemente, si era fatta spazio. «Il primo giorno abbiamo operato in circa 120 interventi, avevamo una lista di indirizzi e di nomi di persone da recuperare, ma ci siamo trovati a caricare anche gente che ci chiamava a gran voce dalle finestre, oltre che cani, gatti e altri animali da compagnia». Con loro non potevano portare niente, se non qualche vestito o bene di prima necessità. Giovedì la stessa scena, anche se l’acqua lentamente aveva iniziato a defluire: nelle campagne le famiglie, gli anziani e tante altre persone da salvare, che ormai stavano finendo le scorte, al buio e senza gas né acqua potabile, erano ancora tante. E così fino a sabato, quando i volontari hanno passato il testimone ad altre squadre.

La solidarietà nel buio

Rimanere indifferenti, è impossibile. «La cosa che mi ha toccato di più è stato entrare nelle case e vedere foto o altri oggetti che galleggiavano, cose “stupide” ma che magari per loro era un ricordo di anni perso così, nell’acqua: non hanno più niente», è il ricordo di Sarno. Impressi negli occhi di Fumagalli, invece, ci sono ancora due maialini, aggrappati alla sbarra di una porcilaia, immersi nell’acqua e tremanti. «Ti guardavano imploranti, erano due cuccioli, sembrano quasi dei bambini, ma non potevamo salvarli. Anche l’allevatore aveva gli occhi lucidi», ha aggiunto Fumagalli.

Acqua e fango, montagne di detriti, auto impilate una sopra l’altra testimoni della potenza dei fiumi esondati. Uno scenario desolante, distopico, illuminato dalla solidarietà dei soccorritori, degli angeli arrivati per spezzare la paura. «Durante le operazioni abbiamo sempre cercato di tener su il morale con una battuta, qualche scherzo per strappare un sorriso, soprattutto con i bambini per farli ridere e distrarli da quello che stava succedendo - ha continuato Sala - Un momento che ci ricorderemo per sempre, però, è stato quando la sera al quartier generale abbiamo incontrato alcune delle persone che avevamo soccorso, che per ringraziarci ci hanno offerto la pizza fatta arrivare, in qualche modo, dai paesi vicini dove l’acqua non era stata così aggressiva. E’ stato un bel momento di fratellanza».

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