A quasi vent’anni dalla sua conversione all’Islam, Davide Ibrahim Agosti di Calcinato racconta la sua esperienza di fede, di vita e di integrazione. Nato e cresciuto in una famiglia cristiana, dopo un percorso personale segnato da domande e ricerca spirituale, ha scelto di abbracciare la religione musulmana nel 2009. Oggi vive a Calcinatello con la moglie, musulmana praticante, e i loro tre figli.
Una famiglia come tante che si divide tra lavoro, scuola, amicizie, impegni quotidiani, la storia offre uno sguardo su un tema spesso affrontato con diffidenza: cosa significa vivere da musulmano in una società laica e occidentale.
Milioni di musulmani vivono oggi in Europa e fanno parte a pieno titolo delle nostre società: lavorano, studiano, crescono famiglie, partecipano alla vita pubblica. Alcuni, però, faticano ancora a integrarsi, tra differenze culturali, pregiudizi e mancanza di dialogo o volontà.
Un tema complesso, spesso raccontato solo attraverso le cronache o i fatti di tensione, a scapito di chi vive la propria fede con serenità e rispetto. Tra libertà e regole, dialogo e pregiudizio, la testimonianza di questo calcinatese aiuta a comprendere meglio l’Islam e una comunità sempre più presente anche nel nostro territorio.

Vent’anni fa ha scelto di diventare musulmano. Cosa ha trovato nell’Islam che non aveva trovato nel cristianesimo?
«Ho abbracciato l’Islam nel 2009. Fino ad allora conoscevo solo alcune pratiche superficiali: il digiuno di Ramadan, il divieto di alcool e maiale, e le preghiere rivolte alla Mecca. Cresciuto in famiglia cristiana, da bambino facevo il chierichetto e frequentavo l’oratorio. Durante l’adolescenza, la morte di un amico mi ha allontanato dalla spiritualità: percepivo una sorta di ingiustizia divina e sono diventato ateo.A 25 anni, con maggiore consapevolezza e maturità, ho incontrato mia moglie e la sua comunità. Da subito mi sono sentito accolto come un fratello. Ho scoperto nell’Islam un rapporto diretto con Dio nella sua Unicità, che non avevo trovato nel Cristianesimo. Ho iniziato a studiare la religione con impegno e la pratico tuttora. La scelta è stata prevalentemente di ragione e maturità.»

In Occidente l’Islam è spesso associato alla violenza. Cosa ne pensa?
«In Italia non si è mai visto un documentario serio e oggettivo che spiegasse l’Islam a 360 gradi. La televisione ne ha parlato principalmente dopo l’11 settembre 2001, spesso in modo sensazionalistico. Le comunità islamiche italiane, come UCOII e i centri locali, hanno fatto comunicati di condanna del terrorismo e collaborano costantemente con le questure, sia per motivi di ordine pubblico sia per segnalare persone potenzialmente pericolose, ma tutto ciò è passato inosservato. Molti eventi vengono interpretati come “guerra santa”, ma in realtà spesso si tratta di conflitti per risorse energetiche e minerarie. L’Afghanistan e l’Iraq, ad esempio, possiedono petrolio, gas e minerali strategici. I talk show e la televisione privata hanno contribuito ad alimentare polemiche, invitando figure controverse come rappresentanti dell’Islam. Per questo ritengo che la percezione di violenza sia più frutto di disinformazione che di un problema interno al mondo islamico.»
Il Corano e gli «infedeli»: come interpreta i versetti di guerra in un contesto occidentale?
«Il Corano non è un libro semplice: le sure e gli ayat non seguono l’ordine della rivelazione originale. Molti versetti di guerra furono rivelati ai primi musulmani per permettere la difesa dai Coreisciti, che perseguitavano chi praticava la religione segretamente. Alcuni versetti di guerra sono stati abrogati da rivelazioni successive. Per comprendere correttamente il Corano, è fondamentale conoscere la storia e le circostanze della rivelazione, oltre a studiare con una guida esperta. Dal Corano derivano discipline come la memorizzazione, la recitazione, la numerologia e la parafrasi.Anche nel Cristianesimo e nell’Ebraismo le Sacre Scritture richiedono interpretazione e guida, quindi non si tratta di un problema unico dell’Islam.»
Sharia e Stato laico: compatibilità?
«La sharia è una guida etico-morale e un canone giuridico dell’Islam, simile al Diritto Romano in Italia. Regola l’adorazione, la purezza rituale e i comportamenti religiosi senza mai entrare in conflitto con le leggi dello Stato.Nei rapporti sociali e civili, come matrimonio, successioni o compravendite, chi vive in uno Stato non islamico è tenuto a rispettarne le leggi. La sharia, dunque, funge da guida morale e spirituale, non da sostituto della legge dello Stato.»
Quanto l’Islam lascia libertà individuale?
«Allah ci ha creati per adorarLo, ma l’uomo ha libero arbitrio. I cinque pilastri definiscono la pratica della fede, ma l’uomo decide nella vita quotidiana come comportarsi. La differenza principale con il Cristianesimo è che sei musulmano solo se pratichi la religione e mantieni saldi i pilastri. La fede concilia vita privata, sociale e lavorativa senza impedimenti.»
Il ruolo della donna musulmana oggi
«Il ruolo della donna è fondamentale, soprattutto per scardinare pregiudizi. Le donne devono avere un livello culturale e linguistico elevato per educare i figli e inserirsi nel tessuto sociale e lavorativo. Ammiro Fatima al Fihriyya, che nel IX secolo fondò a Fez la prima università, ancora attiva oggi. Mia moglie ha ripreso gli studi a 35 anni, dopo tre figli, ottenendo il diploma che le permetterà di accedere a concorsi pubblici o a un lavoro dignitoso.»
Il velo: scelta personale o obbligo?
«Il velo è un obbligo religioso ma deve essere una scelta personale. Nessuna donna deve essere costretta a indossarlo. Per la mia famiglia è simbolo di identità: mia moglie lo indossa volontariamente e lo considera la sua “corona” di dignità e fede.»
Lavoro della donna: incoraggiato o scoraggiato?
«L’uomo ha l’obbligo di lavorare per la famiglia, mentre la donna può lavorare liberamente. I profitti del suo lavoro le appartengono, e la sharia tutela il suo patrimonio con la separazione dei beni. Un lavoro dignitoso è considerato un valore aggiunto per la donna.»
Come trasmettete i valori islamici ai figli?
«I nostri figli frequentano la scuola italiana e parallelamente corsi di arabo e studi islamici. Insegniamo il rispetto per tutte le culture e religioni. Partecipano a eventi civili e religiosi organizzati dalla parrocchia o dal Comune e alle recite scolastiche, sapendo che fanno parte della cultura italiana.»
Violenza domestica e delitti d’onore
«Le violenze domestiche esistono ovunque, ma l’Islam non le giustifica. Il Corano vieta chiaramente ogni forma di delitto: “Chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o non abbia sparso corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera; chi ne salvi uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità”.»
Apostasia e libertà di coscienza
«Punire l’apostasia è una posizione troppo rigida e contrasta con il verso coranico: “Non c’è costrizione nella religione”. Una fede autentica richiede libertà di scelta.»
Islam e democrazia possono convivere?
«Sì, rispettando le leggi dello Stato. La convivenza tra Islam e democrazia è possibile e auspicabile.»
Un saluto e un messaggio?
«Siate curiosi, informatevi e non fermatevi alle apparenze. Il Corano insegna: “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinché vi conosceste a vicenda”. La pace sia con tutti.»