l'appello

Il dolore di papà Daniele Socci al TG1: «Mio figlio cresciuto a pane e patente»

"Serve coscienza, serve attenzione. Non basta superare un esame: è la testa, è il cuore, è il rispetto della vita che devono guidarvi"

Il dolore di papà Daniele Socci al TG1: «Mio figlio cresciuto a pane e patente»
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Un dolore composto, profondo, che si fa voce per tutti quei genitori che non dovrebbero mai trovarsi davanti a una bara bianca. Daniele Socci, padre di Sebastiano, il 17enne tragicamente scomparso in un incidente stradale lo scorso 13 ottobre 2024, ha deciso di parlare davanti alle telecamere del TG1, lanciando un appello accorato sulla sicurezza stradale. Una tragedia che ha scosso l’intera comunità di Calcinato dove la famiglia Socci è molto conosciuta. Daniele, infatti, non era solo il titolare di una storica scuola guida del paese, ma siede anche nel consiglio comunale tra le fila del gruppo civico guidato dalla Maestri. Sebastiano quella sera stava rientrando ed era a pochi km da casa, quando un’auto lo ha travolto in pieno. La dinamica dell’incidente non è ancora del tutto chiara, c’è un’inchiesta in corso. Ma per Daniele non serve attendere la verità giudiziaria per ricordare a tutti quanto sia fragile la vita e quanto ogni secondo di disattenzione, ogni scelta sbagliata alla guida, possa diventare fatale.

«I miei figli sono cresciuti a pane e patente – ha detto durante l’intervista – Nella nostra famiglia la sicurezza stradale non è solo un dovere, è un valore, è cultura. L’incidente accade perché uno sbaglia, ma anche perché l’altro non è attento. Serve coscienza, serve attenzione. Non basta superare un esame: è la testa, è il cuore, è il rispetto della vita che devono guidarvi».

 

Una passione tramandata: Sebastiano e l’amore per la sicurezza stradale

 

Sebastiano era figlio d’arte, si potrebbe dire. Appassionato, curioso, attento. Nonostante i suoi 17 anni, già partecipava con entusiasmo alle lezioni della scuola guida di famiglia, affiancando il padre con quella naturalezza che solo chi è cresciuto tra codici della strada e simulazioni di guida può avere. Era pronto a raccogliere il suo testimone, desideroso di portare avanti l’attività e, come ha ricordato Daniele, «era lui che parlava ai ragazzi della sua età, li capiva, sapeva come spiegare l’importanza di ogni regola, di ogni dettaglio. Era nato per questo. Da quel giorno buio non sono più riuscito a varcare la soglia della sala consiliare. Qualcosa dentro di me si è fermato. Oggi non sono più alla guida della scuola guida del paese: lavoro come esaminatore alla Motorizzazione di Venezia e questo mi aiuta. Ma quel nodo al cuore resta. Sto cercando di capire se sia giusto voltare pagina con le dimissioni da consigliere, o se invece valga la pena restare». Quella del 13 ottobre doveva essere una sera qualunque, invece è diventata un confine invalicabile tra un prima pieno di sogni e un dopo fatto di assenza.

Un’eredità da far vivere: il sogno di un progetto nelle scuole

«Un figlio non può morire prima di un padre – ha detto Daniele, con la voce rotta – Questa è una ferita che non si rimargina. Ma se il suo sacrificio può servire a scuotere le coscienze, a far riflettere, allora voglio che la sua voce non si spenga».

Il suo messaggio, trasmesso dal TG1, è diventato subito virale, condiviso e commentato in tutta Italia, non solo per la forza con cui è stato pronunciato, ma per l'autenticità e la lucidità con cui ha saputo trasformare un dolore personale in un impegno collettivo. Non c’è rabbia nelle parole di Daniele, ma un desiderio profondo: che la morte di Sebastiano non sia vana.
Tutti parlano di un ragazzo serio, educato, innamorato della vita e della sua comunità. E proprio da questa comunità potrebbe nascere anche l’idea di intitolare a Sebastiano un progetto di educazione stradale nelle scuole locali, affinché il suo esempio possa continuare a vivere e salvare altre vite. Perché la sicurezza stradale non è solo una materia da studiare, è un atto d’amore verso se stessi e verso gli altri. E Sebastiano, quel rispetto, lo insegnava già a 17 anni.

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