Famiglia «sequestrata» dal cantiere Tav
Dalla società e dall’Amministrazione comunale nessuna risposta alle loro legittime domande. Neanche sul progetto
di Marika Marenghi
Il giardino degli Amadei a Calcinato a breve diventerà area di cantiere per realizzare il viadotto che gli sorgerà proprio davanti a casa.
Famiglia "sequestrata" dal cantiere Tav: il caso
Traditi ma non ancora sconfitti. La coppia di coniugi Gianfranco Amadei e Laura Zaglio, che da qualche mese vive «perimetrata» dai picchetti di Cepav Due, ha deciso di chiedere aiuto. Abituati al passaggio di mezzi ad alta velocità, considerato che la loro casa sorge nei pressi della tratta autostradale, erano anche pronti, seppur con grande dispiacere, ad un eventuale esproprio. A lasciare cioè quella casa costruita e abbellita negli anni, che nonostante sorga vicino alla rete dell’A4, appare un piccolo paradiso terrestre. Però i grossi e rigogliosi aceri rossi e la lunga fila di piante fiorite delimitano l'area verde dal cantiere «progresso» dei picchetti in legno dalla testa rossa. E' la parte di proprietà, una volta giardino, che Cepav si è divorata per realizzare le opere compensative alla Tav. Si tratta, in questo caso, dei lavori in via Cavour che prevedono non solo il rifacimento delle rampe ma anche la creazione di un imponente viadotto, a pochi metri dal portico della signora Zaglio, dove custodisce i fiori del suo giardino d'inverno.
Digerito il passaggio nella loro proprietà e la chiusura della strada principale, hanno sopportato per mesi le mancate risposte e le visite di tecnici e geometri, anche comunali. Hanno cercato di capire, non senza fatica, in quanto le informazioni dal general Contractor Cepav Due, o dall'Amministrazione comunale non sono mai arrivate, né i signori hanno mai ricevuto una sorta di consulenza da parte dei tecnici comunali, che hanno sempre demandato la richiesta di dettagli a Cepav.
«Sappiamo poco e nulla di quanto avverrà qui, e se fino ad ora abbiamo accettato, ora è il momento di dire basta».
I problemi, non da poco, che stanno affliggendo la famiglia Amadei si sviluppano su più aspetti, quello della costruzione del viadotto che risulterebbe impattante in quanto confinante con il loro giardino, e aspetto forse ancora più grave è quello che riguarda la viabilità. Secondo Cepav Due, infatti, che venerdì 26 maggio è andata sul posto a mettere i sigilli alla parte del giardino dedicata al viadotto, la viabilità sarà promiscua. Per i non addetti ai lavori, l'area che sarà recintata all'interno del cantiere comprende il passo carraio dall'abitazione al cancello principale, i proprietari quindi per entrare e uscire da casa dovranno transitare letteralmente all'interno del cantiere Tav, il tutto a poche decine di metri dall'abitazione. E non riescono ad abituarsi a una decisione incredibile calata dall’alto, senza il minimo confronto, nemmeno con l'Amministrazione comunale, caratterizzata da atteggiamento «vergognoso».
«La sindaca mi ha consigliato di andare al mare un mese durante i lavori, per non subire i disagi del cantiere. Secondo l'Amministrazione, la soluzione è questa in quanto casa mia sorge proprio nel cantiere», racconta quasi senza parole la signora Laura.
La richiesta di informazioni
A far spazientire definitivamente i due coniugi, che sono in attesa di vedere distrutta la loro proprietà, è la mancata consegna da parte di Cepav Due del progetto e della planimetria definitiva del cantiere, visto che sorge nella loro abitazione. Con una pec la famiglia chiede informazioni relative al cantiere che li circonda e che si occuperà della rotatoria ad innesto in via Cavour, del viadotto stradale sul fiume Chiese (di fronte all’abitazione della famiglia), della nuova pista ciclopedonale che sorge dietro alla casa, e che prevederà la realizzazione di un ulteriore fossato tra la rampa e il giardino degli Amadei, riducendo ulteriormente il loro spazio «vitale».
Costretti a vivere vicino a un ponte più alto del tetto della loro casa, e a breve con un nuovo viadotto sul davanti, senza che nessuno sembri pensare al deprezzamento che subiranno le loro abitazioni, né al peggioramento della loro qualità di vita in un luogo che da 40 anni è loro. Nessun confronto, nessuna mediazione, nessun tipo di indennizzo, solo disagi e tanta indifferenza. Se questo è il progresso...