Carpenedolo

Deciso no all’impianto di biogas: il Comitato sollecita il consiglio

Inviata una lettera con petizione per chiedere lo stop al finanziamento del Pnrr

Deciso no all’impianto di biogas: il Comitato sollecita il consiglio
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È un “no” deciso al futuro impianto di biogas quello espresso dal Comitato Impatto Zero Acquafredda Carpenedolo che pochi giorni fa ha tenuto una conferenza stampa per ribadire la propria posizione con una lettera aperta inviata a tutti i consiglieri comunali carpenedolesi per chiedere la rinuncia al finanziamento Pnrr, lettera unita a una petizione sottoscritta da oltre 1500 cittadini dei due Comuni pari al 15% degli aventi diritto al voto.

Comitato Impatto Zero

«Nel mese di novembre – afferma l’attivista Laura Zaniboni –  il Comune ha pubblicato i primi documenti necessari alla realizzazione dell'impianto in territorio di Carpenedolo finanziato con i fondi Pnrr, degli elaborati previsti dal nuovo codice degli appalti del 2023 che precedono e danno indicazioni per la progettazione di fattibilità tecnico ed economica, PFTE, necessario per la richiesta di autorizzazione agli organi competenti. Sono stati impegnati fino ad ora 950mila euro per consulenze legali e burocratiche, che in parte ricadono anche nei prossimi due anni». Per Zaniboni «sono tanti i motivi che suscitano forti perplessità con dati ed elementi relativi all'inquinamento dell'aria. Tuttavia la principale preoccupazione dei cittadini è relativa al consumo di suolo agricolo: i terreni interessati sono classificati nel Piano Territoriale Provinciale Generale di Brescia come Ambito Agricolo Strategico. Nello stesso documento approvato dal Comune, il Documento di Indirizzo alla Progettazione, vengono indicate altre forti criticià dell'area: la falda acquifera si trova alla profondità  di un metro, nel raggio di un km sono presenti 61 allevamenti di suini, il progetto ricade all'interno dei corridoi regionali primari a moderata antropizzazione della Rete Ecologica Regionale».

Assemblea di Cbbo

Il Comitato contesta inoltre quanto la recente assemblea di Cbbo, di cui Carpenedolo è parte, ha votato nel gennaio 2022: «In quella sede – dichiara Zaniboni –si approvò la partecipazione al bando per realizzare due impianti, uno di biogas e biometano da FORSU e uno di stoccaggio e selezione dei rifiuti da raccolta differenziata: contrari i comuni di Ghedi, Castenedolo e Remedello. Peccato, perchè uno dei requisiti che dà punteggio per il bando è il numero degli abitanti del  bacino. Quindi si cercano altri alleati, i Comuni della Val Sabbia, e si stipula una convenzione, anch'essa necessaria per partecipare al bando, ma tali comuni non intendono portare la loro FORSU a Carpenedolo. Ci sono altre imprese, che magari fanno prezzi concorrenziali perchè hanno impianti di grosse dimensioni; c'è ampia scelta di impianti di trattamento del materiale organico in Lombardia, tanto che bisogna cercare la materia prima in giro per l'Italia. Non siamo dei tecnici, come afferma il sindaco, ma siamo capaci di leggere, e nel Piano Regionale di Gestione dei rifiuti è scritto che la Lombardia non necessita di ulteriore impiantistica per la FORSU. E allora perchè un nuovo impianto che tra l'altro, come suggerito nel DIP, deve essere a intermittenza? Cioè funziona un po' sì e un po' no? Dai dati del Quaderno regionale dei rifiuti di Arpa Lombardia relativi all'anno 2020 i paesi della Bassa Bresciana aderenti alla convenzione hanno prodotto 7000 tonnellate annue di FORSU, arrotondando in eccesso i dati. Troppo pochi! E vogliamo cementificare suolo agricolo per un impianto del genere? Chi verrà a gestirlo poi, dato che, come ribadito dal sindaco, i comuni non hanno le competenze necessarie per occuparsene?».

«Stiamo riempiendo la nostra pianura di impianti di biometano prodotto da scarti vegetali, il che vuol dire cibo, cibo che ha richiesto energia per essere coltivato e che poi buttiamo per produrre un’energia che è comunque ancora fossile, poco bio. Dobbiamo continuare a produrre scarti per alimentare gli impianti? - si chiede infine il Comitato – e questa non può essere economia circolare».

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