Conferenza stampa

Crisi Alco: la preoccupazione dei sindacati

In gioco c'è il futuro di 750 lavoratori e lavoratrici in Lombardia, il 60% dei quali in provincia di Brescia.

Crisi Alco: la preoccupazione dei sindacati
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In gioco c’è il futuro di 750 lavoratori e lavoratrici. La posta sul piatto nella trattativa in corso tra i sindacati e il gruppo Alco è davvero molto alta e la situazione rischia di precipitare da un momento all’altro. Non hanno nascosto la loro preoccupazione Paolo Tempini (segretario provinciale della Fisascat Cisl), Luca Di Natale (Filcams Cgil) e Laura Marini (UilTucs) nel corso della conferenza stampa che si è svolta il 20 gennaio nella sede della Cisl di Brescia.

Crisi Alco: la preoccupazione dei sindacati

Quando si parla di Alco, si fa riferimento a tre diverse società, con sede a Rovato in via Primo Maggio: l’Alco spa, l’Alco Grandi Magazzini spa e la Gestione centri commerciali spa, per un totale di oltre 40 punti vendita a marchio Despar, Interspar ed Eurospar in Lombardia. Di questi, più di 20 sono in territorio bresciano  e, dunque, il 60% dei lavoratori del gruppo gravita attorno alla nostra provincia. Ripercorrendo una trattativa che va avanti da quasi due anni, Paolo Tempini ha precisato che attualmente "la quattordicesima è stata erogata solo in parte, non è stata erogata la tredicesima e non sono stati pagati gli stipendi di dicembre". Il segretario della Fisascat Cisl ha ribadito "la necessità di ricevere «risposte e dati certi", soprattutto in merito al potenziale acquirente e al piano che comporterebbe l’uscita dall’azienda di 250 lavoratori "con un incentivo all’esodo finora giudicato insufficiente". Di Natale ha aggiunto che "l’assenza di parte della retribuzione si va a sommare alla diminuzione salariale dovuta all’utilizzo degli ammortizzatori sociali: non abbiamo la sicurezza che i crediti vantati dai lavoratori possano essere soddisfatti". Laura Marini ha precisato che tra i 750 dipendenti del gruppo ci sono "molte donne, con orari part time monoreddito, che sono in grosse difficoltà. Abbiamo bisogno di risposte alle domande che più volte sono state messe sul tavolo".

Situazione aggravata dal Covid

La crisi del gruppo è antecedente alla pandemia di Covid-19. A fine 2019 la società aveva programmato un piano industriale di rilancio che, per i sindacati, "era di tutto rispetto". Erano previste le chiusure di 11 punti vendita ritenuti improduttivi, ma con la ricollocazione del personale e dunque senza ricadute sull’occupazione, e il ricorso agli ammortizzatori sociali. Con l’arrivo del Coronavirus, alcuni punti vendita hanno aumentato il loro fatturato ma i cash & carry, con la chiusura di bar e ristoranti, sono andati in sofferenza. "La società ha chiesto la cassa integrazione Covid per l’Alco spa, che non stava beneficiando di ammortizzatori sociali - hanno precisato i sindacalisti - In primavera, vista l’aggravarsi della situazione finanziaria, è stata sospesa la solidarietà per chiedere la cassa Covid anche per le altre due aziende". Nel frattempo, il surplus di personale ha aggravato la situazione debitoria e la mancanza di liquidità ha avuto come conseguenza la crescente difficoltà nel rifornimento degli scaffali. Come un cane che si morte la coda, la mancanza di prodotti ha influito negativamente sull’afflusso della clientela.

I possibili scenari all’orizzonte

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno auspicato l’apertura di un tavolo in Prefettura e in Regione in cui si possa sedere anche il misterioso acquirente, per capire meglio i dettagli del piano industriale e le motivazioni degli esuber. "L’emergenza occupazionale è alta - hanno sottolineato - Ci siamo sempre battuti per la continuità occupazionale e la garanzia salariale". Non resta ora che aspettare quale sarà la risposta del gruppo rovatese.

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