Desenzano del Garda

Condannato il camionista che provocò un incidente mortale in A4

Ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi per omicidio stradale a seguito dell'incidente del 7 settembre 2021 che era costato la vita ad Adrian Chitoroaga

Condannato il camionista che provocò un incidente mortale in A4
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L’imputato, riconosciuto esclusivo responsabile dell’incidente successo a Desenzano il 7 settembre del 2021, ha patteggiato la pena giovedì in Tribunale a Brescia.

Condannato il camionista che provocò un incidente mortale in A4

Giovedì primo dicembre 2022, in Tribunale a Brescia, avanti il Gip Francesca Grassani, alla prima udienza del procedimento penale a suo carico per omicidio stradale, ha patteggiato la pena di un anno e 8 mesi, con la sospensione condizionale, M. U., 48 anni, di Desenzano, il camionista accusato e ora anche condannato per aver causato il tamponamento in A4 costato la vita, il 7 settembre 2021, ad Adrian Chitoroaga, 36 anni, di origine moldava, residente a Vigodarzere, nel Padovano: la vittima ha lasciato la moglie e due figli piccoli, assistiti da Studio3A.

L'incidente

L’incidente è accaduto sull’Autostrada A4 nel tratto Brescia-Padova in corsia est, direzione Venezia, nel territorio comunale di Desenzano, al km 247+600. Chitoroaga lavorava come autista per una lavanderia industriale e stava eseguendo delle consegne su un Renault Trucks dell’azienda quando il suo veicolo è rimasto schiacciato tra l’autoarticolato che lo precedeva e l’autocarro adibito a carro attrezzi che lo seguiva, con una Bmw sul pianale, di proprietà di un uomo di Desenzano, rimasto lievemente ferito: per il trentaseienne, invece, non c’è stato nulla da fare.

Inizialmente sembrava che Chitoroaga avesse prima tamponato il mezzo che aveva davanti e poi fosse stato a sua volta tamponato da quello giunto alle sue spalle: il conducente dell’autoarticolato, illeso, aveva riferito di due colpi ravvicinati. Poi, è stato accertato dalla consulenza tecnica disposta dal Pubblico Ministero della Procura bresciana d Benedetta Callea, e affidata all’ing. Cinzia Cardigno: alle operazioni peritali ha partecipato e fornito un contributo prezioso anche l’ing. Umberto Mariani come consulente tecnico di parte messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati i congiunti della vittima.

La perizia

La perizia ha consentito di appurare come i due urti siano stati entrambi prodotti dal carro attrezzi e come tanto l’autoarticolato quanto l’autocarro della vittima fossero fermi in quel momento per via di rallentamenti al traffico: entrambi i conducenti avevano correttamente decelerato e si erano arrestati
accodandosi ai veicoli che li precedevano. Nessuna responsabilità, dunque, a Chitoroaga.

L’imputato “collideva violentemente, a una velocità di 72 km/h, per due volte con la parte anteriore centro destra del suo Iveco contro il Renault della vittima” scrive negli atti la dott.ssa Callea. La quale ha quindi imputato a M.U. di aver causato la morte di Chitoroaga per colpa “consistita in negligenza, imperizia, imprudenza e colpa specifica consistita nella violazione degli art. 140 e 141 commi 1 e 2 del Codice della Strada, in quanto teneva una condotta imprudente e tale da costituire pericolo per la circolazione, in spregio alla salvaguardia della sicurezza stradale e comunque finalizzata ad evitare ogni pericolo per le persone e le cose, consistita nella mancata attenzione e/o tardiva reazione al pericolo cagionato dalla presenza, in stato di quiete/fermi o in fase di arresto, avanti a sé dell’autocarro Renault e dall’autoarticolato, così non riuscendo a conservare il controllo del proprio mezzo ed essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del suo campo di visibilità” per citare la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal magistrato a conclusione delle indagini preliminari. Istanza che ha portato alla fissazione dell’udienza di giovedì e alla decisione dell’imputato di ammettere le proprie pesanti responsabilità e di patteggiare la pena, con una proposta concordata con il Pm e alla fine quantificata in venti mesi.

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