Il caso

Alla sbarra per aver sparato al cane del vicino, per il Tribunale di Brescia Gatti è innocente

Il fatto risale al 2015 a Corte Franca: per il perito il proiettile non è compatibile con il fucile.

Alla sbarra per aver sparato al cane del vicino, per il Tribunale di Brescia Gatti è innocente
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Per il giudice della Seconda sezione penale del Tribunale di Brescia, Barbara Bonisolli, Aldo Gatti è innocente. Il cacciatore di Corte Franca, finito alla sbarra con l’accusa di aver sparato al cane del vicino, non ha commesso il fatto. É questo quanto si evince dalle motivazioni della sentenza di primo grado, arrivata a distanza di circa 6 anni e mezzo dall’episodio incriminato.

Per fortuna una vicenda non paragonabile a quanto accaduto ieri, giovedì, a Treviglio, dove una donna ha ucciso il vicino e ferito la moglie con una pistola, a causa di una lite per un cane.

Il fatto

«Tea», il cane corso di Fabio Bonomelli, era stata ferita alla bocca il 25 ottobre. O meglio, questo è il giorno in cui il nipote del padrone dell’animale si era accorto del sangue e delle ferite. «Tea» era stata sottoposta a un intervento, durante il quale era stato estratto il proiettile individuato dall’esame radiografico. Bonomelli a quel punto aveva visionato le immagini delle sue telecamere del 25 ottobre, riconoscendo il suo vicino Aldo Gatti mentre camminava tra le due abitazioni con un fucile.

L’uomo, classe 1953, aveva negato fin da subito di essere il responsabile di questo orrendo gesto: «Ero andato in Valle a caccia insieme a dei miei amici», aveva ribadito anche durante la fase dibattimentale del processo. Bonomelli a quel punto aveva sporto querela ai carabinieri della stazione di Adro: i militari, dopo aver visionato le immagini e aver ricevuto il proiettile, avevano proceduto al sequestro delle armi di Gatti, rinviato a giudizio nel 2016.

Il processo

La parte offesa nell’udienza del 10 gennaio del 2018 si era costituita parte civile limitatamente al capo A, ossia ai maltrattamenti di animali: secondo l’accusa Gatti avrebbe esploso alcuni colpi di fucile verso «Tea», cagionandole la frattura della branca della mandibola destra. L’imputato nel suo esame aveva dichiarato di essere transitato nella strada posta tra le due proprietà «perché stavo andando a caccia in Valle», ma aveva ribadito di non aver sparato al cane. Perché il fucile era rivolto verso il basso? Gatti aveva spiegato che stava nascondendo un uccello abbattuto di cui non era consentita la caccia.

L'articolo completo nel numero di ChiariWeek in edicola da venerdì 29 aprile.

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