Cordoglio

Addio a Elsa Pelizzari "Gloria", se ne va una degli ultimi protagonisti della guerra di Liberazione

Era la staffetta "Gloria" e seppe svolgere il suo compito con coraggio e abnegazione.

Addio a Elsa Pelizzari "Gloria", se ne va una degli ultimi protagonisti della guerra di Liberazione
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Si è spenta ieri (martedì 28 giugno) a 93 anni Elsa Pelizzari, la staffetta Gloria. Ora si è ricongiunta a suoi cari che l’hanno preceduta e ai suoi compagni d’armi.

Staffetta Gloria

Staffetta partigiana all’età di 14 anni (era nata nella sua Gazzane il 4 aprile del 1929) era entrata nel Gruppo Niko creato dal curato don Angelo Bianchi; prese subito il soprannome di “Gloria” e svolse il suo compito con coraggio ed abnegazione.

Un impegno mai venuto meno

Riconquistata la Libertà non mancarono i soprusi ai suoi danni da parte di chi non riconobbe subito il suo importante ruolo; ma Elsa non si perse d’animo e, divenuta sposa e madre, non mancò di impegnarsi nel sociale sia nel suo paese natale, ricoprendo l’incarico di assessore nell’amministrazione di Roè Volciano, a Salò presiedendo la locale sezione AVIS, ma anche all’estero, in Venezuela sostenendo suo figlio don Adriano le battaglie a favore degli indios. Fu lei insieme agli altri partigiani volcianesi a dare vita alla locale sezione ANPI, ricoprendo anche il ruolo di presidente.
La scomparsa di Elsa Pelizzari toglie di fatto a Roè Volciano e alla Valle Sabbia uno degli ultimi protagonisti della guerra di Liberazione ancora viventi.

Il colpo all'ospedale di Salò

Nel corso del famoso colpo all’ospedale di Salò, il 23 marzo 1945, si trovava in prima linea.
«Lavoravo ai sindacati a Salò – ricordava Elsa –  il mio ufficio era vicino a quello delle guardie personali del Duce, ragazzi di 16/18 anni con i quali feci amicizia. Erano convinti fossi dei loro quindi, nella pausa pranzo, lasciavano sempre la porta aperta. Ciò mi permise di sottrarre, uno a settimana, documenti di identità che portavo poi a don Angelo Bianchi il curato di Gazzane dove abitavo e che mi diede lo stimolo della libertà da ricercare. Con le fototessera sviluppate dalla ditta Franzosi apposte all’interno di questi documenti e il timbro ufficiale del Ministero dell’Interno che riuscimmo a recuperare il documento risultava perfetto. Ne vennero dati in dotazione uno ad ogni partigiano che si muoveva»
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