Il caso

Silurata la Rete di Daphne, "troppo" antifascista per la nuova Giunta di Chiari

"Gaza, transgender, diritti LGBTQ+... Tutto ciò non c'entra nulla con la violenza sulle donne". E il sindaco ritira patrocinio e autorizzazione per la festa di villa Mazzotti

Silurata la Rete di Daphne, "troppo" antifascista per la nuova Giunta di Chiari
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Galeotto fu... l'antifascismo: così la nuova Amministrazione comunale di Chiari del sindaco Gabriele Zotti «silura» la storica associazione Rete di Daphne, che da dodici anni si occupa di contrasto alla violenza sulle donne in tutto l'Ovest Bresciano, da Orzinuovi ad Iseo.

La crisi tra l'associazione contro la violenza sulle donne e la Giunta

Nei giorni scorsi, tra la Giunta e il sodalizio si è aperta una crisi politica probabilmente insanabile, il cui casus belli è stato un evento di autofinanziamento (che non si farà più) in calendario per l' 8 giugno a Villa Mazzotti. Ma oltre al pretesto, a finire all'indice dell'Amministrazione è fondamentalmente la natura stessa dell'associazione e delle sue battaglie, che oltre alla «nuda e cruda» guerra senza quartiere alla violenza sulle donne si occupa anche di sensibilizzazione culturale sui temi dei diritti civili, della lotta al patriarcato e di antifascismo. Ma andiamo con ordine.

Sull'area della ex cava Betongamma
Il sindaco di Chiari Gabriele Zotti

L’accordo a gennaio, la crisi di maggio

Tutto comincia a gennaio, quando Rete di Daphne chiede e ottiene dall'Amministrazione comunale il patrocinio per l'evento «Facciamo rete»: una festa in Villa per finanziare le attività dell'associazione e in particolare il Centro Antiviolenza di Iseo, gli sportelli di ascolto di Iseo, Palazzolo, Chiari e Orzinuovi e la Casa di Dorothy. Tutto bene? Nì. Pur concedendo il patrocinio e l'utilizzo della Villa, il sindaco Gabriele Zotti notifica agli organizzatori che la collaborazione con l'Amministrazione avrebbe dovuto essere condizionata al rigoroso rispetto dello Statuto dell'associazione stessa. Bene quindi le iniziative contro la violenza genere, ma tutto il resto - di professioni di «antifascismo» in testa - avrebbe dovuto essere rimosso da qualunque attività. Una richiesta talmente irrituale, per un'Amministrazione pubblica, che probabilmente la stessa associazione non l'aveva compresa appieno. E si è arrivati al patatrak.

Le "ballerine antifasciste" in programma

Galeotta, dicevamo, fu una locandina in cui l'associazione promuoveva la presenza alla festa di un corpo di ballerine «antifasciste», le «Dellamove Crew».
Tanto è bastato: l'Amministrazione comunale, all'inizio di questa settimana, fa sapere all'associazione che il «rapporto fiduciario» indispensabile al patrocinio si è rotto e che il Comune avrebbe avviato l'iter per revocarlo. Da qui in poi, l'effetto domino è ininterrotto: ogni tentativo di mediazione (anche la presidente dell'associazione di Iseo ci ha provato, e per qualche ora sembrava anche che ci fosse riuscita). Si tenta persino la strada (palesemente impraticabile, visti i rapporti ormai compromessi) di organizzare ugualmente l'evento senza il patrocinio del Comune. È lo stesso sindaco a mettersi traverso:

«No, non avete capito: noi vi revochiamo anche l'autorizzazione a utilizzare la Villa, se la politica non esce dalle vostre agende».

L’annullamento della festa

Alla fine, è la stessa Rete di Daphne a gettare la spugna, annullando l'evento. Troppo compromesso il rapporto con il Comune da un lato. Troppo pericoloso esacerbare ulteriormente lo scontro, fanno sapere dal centro di via Valmadrera, rischiando così di investire e mettere a repentaglio l’utilizzo della struttura comunale che ospita donne vittime di violenza.

Le reazioni in tutta la città

Nel giro di quattro post, la notizia è il caso politico della settimana. I social network cittadini si sono riempiti di commenti, molti dei quali a sostegno della Rete di Daphne, sebbene non siano mancati anche i contributi di sostenitori della scelta di Zotti. Pur senza entrare nel merito delle motivazioni della crisi, è la stessa Rete di Daphne a denunciare la rottura ormai insanabile con l'Amministrazione della principale delle città in cui opera.

«La decisione presa dal Comune a un mese dall'evento non si è curata, oltre che dell'impegno volontario del comitato di organizzazione, anche delle numerose persone e figure professionali che stavano lavorando da tempo per l'iniziativa, sostenendo le relative spese - spiegano gli organizzatori su Instagram - Anche volendo soprassedere all'assenza di riconoscimento del lavoro svolto, si ritiene opportuno rivendicare che il contrasto alla violenza di genere non è una questione di scelta partitica ma piuttosto una scelta che riguarda il bene sociale e il bene delle donne, volta a sradicare il problema fin dalle sue radici che affondano nella cultura patriarcale. In clima di incredulità e di sconcerto, chiediamo sostegno alla causa, che con determinazione non smetteremo mai di difendere».

Il post dell'associazione per l'annullamento della festa a Villa Mazzotti

La posizione di Zotti: "Fuori la politica dalle associazioni"

Di tutt'altro avviso invece il sindaco Gabriele Zotti, che ripercorrendo le tappe della frattura, torna a rivendicare le ragioni della scelta, e lo fa decisamente senza mezze misure. Parlando a ChiariWeek il primo cittadino ha fatto un elenco delle varie «battaglie» direttamente o indirettamente sposate da Rete di Daphne, censurandone la natura a suo dire «politica» e comunque lontana dallo Statuto apartitico.

«Era sufficiente che la politica non entrasse sistematicamente in queste feste mascherate da eventi politici - ha spiegato in una lunga intervista disponibile sul settimanale in edicola - Se Rete di Daphne avesse deciso di proseguire con attività in linea con il perimetro del suo stesso Statuto, noi ne saremmo stati soltanto contenti. Mai abbiamo visto il post dell'associazione... Gaza, antifascismo, transgender, cambi di sesso, LGBTQ+... Basta guardare cosa fanno. Tutto ciò è politica, e non c'entra nulla con la lotta alla violenza contro le donne, che per Statuto è la finalità della stessa associazione. La Rete di Daphne fondi una lista civica, se vuole portare avanti queste battaglie, ma non con il Comune di Chiari».

Le reazioni in città

Prevedibilmente, le reazioni in città sono state numerosissime. La stessa referente clarense dell’associazione, Marta Mercandelli, è tornata sul tema del «troppo» antifascismo difendendo l’attività culturale del gruppo.

«L'antifascimo è in Costituzione... - spiega, basita, la volontaria - Essere antifascisti non c'entra nulla con il partito che votiamo. Quanto al fatto che le azioni che Rete di Daphne siano politiche o meno, sono certamente politiche, ma perché riguardano il bene comune e sociale. Essere apartitico ed essere apolitico non è la stessa cosa. Ma occorre essere chiari, evidentemente, perché questa differenza che dovrebbe essere ovvia non lo è. Abbiamo invitato un gruppo di ballerine che è nato in un centro sociale... evidentemente in Comune tanto è bastato per dedurre che siano tutte di sinistra».

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