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L'aviaria arriva sul Sebino: le analisi confermano i sospetti

Una decina di giorni fa erano state rinvenute alcune carcasse di gabbiano tra le spiagge di Iseo e Sarnico

L'aviaria arriva sul Sebino: le analisi confermano i sospetti
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Il sospetto è stato confermato dalle analisi sulle carcasse di gabbiano trovate sulle spiagge tra Iseo e Sarnico nei giorni scorsi. Dopo il Garda, anche sul Sebino è arrivata l’influenza aviaria.

L'aviaria arriva sul Sebino: le analisi confermano i sospetti

“Gli ultimi dati relativi ai gabbiani rinvenuti ai primi di marzo confermano la positività per influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) – fanno sapere dal Dipartimento veterinario di Ats Brescia - Sul gabbiano rinvenuto il 13 marzo nel comune di Sulzano, l'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia ha effettuato l'analisi di prima istanza, con diagnosi di infezione da virus influenzale: sono in corso gli esami di conferma da parte del Centro nazionale di referenza”.

L’attenzione è alta, anche in vista dell’avvio della stagione turistica sul lago, con il rischio reale che qualcuno possa toccare le carcasse di gabbiani morti. Per sensibilizzare i frequentatori di lidi e spiaggette verranno installati dei cartelli: chi trova gabbiani morti deve informare la Polizia Provinciale per la rimozione. Sul Garda in un solo mese sono stati trovati oltre seicento uccelli morti a causa del virus.

Per sicurezza gli allevamenti intensivi di pollame che si trovano entro un raggio di tre chilometri dalle aree di ritrovamento dei gabbiani morti, quindi da Iseo e Sarnico, verranno sottoposti a monitoraggio straordinario con cadenza settimanale.

“Oltre al divieto di allevare pollame all’aperto per gli allevamenti intensivi, si raccomanda ai detentori di allevamenti avicoli rurali di piccole dimensioni di mettere in atto le misure precauzionali atte a contrastare una possibile introduzione del virus influenzale tramite volatili selvatici – hanno proseguito – Si invita quindi a osservare piccole precauzioni”. Come impiegare acqua per l’abbeveramento che non provenga da serbatoi esposti agli uccelli selvatici, oppure detenere gli animali, ove possibile, in strutture al chiuso. L’ideale sarebbe avere un’adeguata recinzione per delimitare gli allevamenti, proteggere le aree di alimentazione e abbeveramento con delle coperture ed evitare che nell’area dell’allevamento si formino ristagni di acqua che potrebbero attirare la fauna selvatica.

“Considerato l’alto rischio di trasmissione dell’infezione al pollame o a uccelli tenuti in cattività al rientro da una battuta di caccia, si raccomanda infine ai cacciatori di provvedere al cambio di vestiario e calzature e ad accurata igiene personale al termine dell’attività venatoria”, hanno concluso.

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