Dina Forini Zambelli era una sarta eccellente. Poi, quando i malanni dovuti all’età non le hanno più permesso di lavorare, aveva concretizzato la sua creatività nella pittura: il suo era un mondo coloratissimo. Dina è morta lo scorso 11 luglio all’età di 97 anni. Ma a Montichiari, dove viveva, in molti hanno scoperto (o riscoperto) leggendo l’annuncio pubblico della sua morte che era stata anche una resistente antifascista, cresciuta con don Primo Mazzolari a Bozzolo, il suo paese d’origine in provincia di Mantova.
Resistente, ha respirato aria di libertà nella casa frequentata da don Mazzolari
«Resistente – ricorda la figlia Anna – ma non partigiana, non ha mai imbracciato un’arma. Resistente perché ha respirato aria di libertà nella casa in cui a Bozzolo da bambina sentiva i discorsi di suo padre Primo Forini con don Mazzolari. Certo, era troppo piccola per capire fino in fondo di cosa discutessero i due uomini ma tanto bastò che nel 1944, a 16 anni, forse proprio per una sorta di formazione inconscia non ebbe dubbi a mettersi a disposizione della resistenza mantovana. Ebbe un ruolo davvero particolare. Quando i partigiani dovevano rientrare di notte a Bozzolo in bicicletta, lei li doveva raggiungere in campagna, salire sulla canna e percorrere l’ultimo tratto con loro. Il piano, che per fortuna non ebbe mai modo di essere verificato, era quello che se fossero stati fermati dai tedeschi lei doveva fare la parte della fidanzatina che stava tornando a casa dopo una serata intima. Una volta arrivati in paese i partigiani raggiungevano i posti indicati da don Mazzolari e lei se ne tornava a casa. Di questa sua partecipazione alla Resistenza ha sempre parlato minimizzando. “In fondo – diceva – non ho fatto granché, mi sembrava doveroso”».
Una donna non incline a compromessi e reverenza
È un ricordo affettuoso e commosso quello di Dina fatto dalla figlia Anna «anche se due caratteri simili come i nostri – sottolinea – si scontravano spesso. Certo, una donna che aveva fatto una scelta di libertà come la sua fin da giovanissima non poteva essere incline a compromessi e men che meno a reverenza nei confronti di nessuno. Non si faceva intimorire nemmeno dai soldati tedeschi quando lanciava sui camion dei deportati ebrei alcuni beni di prima necessità».
Il legame tra la famiglia di Dina e don Mazzolari è testimoniato anche dal fatto che nel 1957 don Mazzolari fece un’orazione funebre per Primo Forini al cimitero di Montichiari. «Ho le foto di quel funerale – racconta Anna – A don Primo, considerata la sua storia e le sue posizioni, venne fatto sapere che la sua presenza non era gradita in Duomo. Lui andò a dare l’ultimo saluto all’amico antifascista al cimitero».