Chiari

È guerra tra il Comune e Rete di Daphne, il sindaco minaccia querele: “Fate sparire quei post entro domenica”

Continua la brutale querelle dopo l'annullamento dell'evento di giugno per la presenza delle "ballerine antifasciste"

È guerra tra il Comune e Rete di Daphne, il sindaco minaccia querele: “Fate sparire quei post entro domenica”

Non è passata inosservata in questi giorni la brutale querelle tra il Comune di Chiari e l’associazione Rete di Daphne, che settimana scorsa ha portato all’annullamento dell’evento «Facciamo rete» in programma per giugno in Villa Mazzotti. Mentre il post in cui l’associazione, che da anni si batte contro la violenza sulle donne in tutto l’Ovest Bresciano, ha fatto il giro dei social perlomeno a livello regionale, incassando la solidarietà di diverse associazioni ed attivisti del mondo del femminismo, anche a livello locale il dibattito cominciato su queste colonne la scorsa settimana è proseguito serrato.

La crisi tra Comune di Chiari e Rete di Daphne

Ma facciamo un passo indietro: cos’è successo e perché Comune e Rete di Daphne sono ai ferri corti? Il cui casus belli è stata l’annunciata presenza all’evento di autofinanziamento dell’8 giugno di una formazione di ballerine che si autodefiniscono «antifasciste». Il sindaco Gabriele Zotti notifica dunque agli organizzatori che la collaborazione con l’Amministrazione, cristallizzata a gennaio da un accordo per il patrocinio e per l’utilizzo della villa comunale, avrebbe dovuto essere condizionata al rigoroso rispetto dello Statuto dell’associazione stessa. Bene quindi le iniziative contro la violenza genere, ma tutto il resto – di professioni di «antifascismo» in testa – avrebbe dovuto essere rimosso da qualunque attività. Una richiesta irrituale, per un’Amministrazione pubblica, che probabilmente la stessa associazione non l’aveva compresa appieno. Ma tant’è: la Giunta minaccia di ritirare il patrocinio e di negare l’utilizzo della villa, se l’associazione non avesse rinunciato a qualunque battaglia pubblica non strettamente limitata alla lotta contro la violenza. Niente temi sociali, quindi, né tantomeno politici. «Gaza, antifascismo, transgender, cambi di sesso, LGBTQ+… Basta guardare cosa fanno – aveva spiegato Zotti a ChiariWeek – Tutto ciò è politica, e non c’entra nulla con la lotta alla violenza contro le donne, che per Statuto è la finalità della stessa associazione. La Rete di Daphne fondi una lista civica, se vuole portare avanti queste battaglie, ma non con il Comune di Chiari».
Da qui la crisi: fallito ogni tentativo di mediazione, l’associazione ha deciso di rendere pubblico lo scontro avvenuto a mezzo mail con il Comune e di annullare l’evento.

Il post dell’associazione per l’annullamento della festa a Villa Mazzotti

Sinistra italiana: “Politica disumana”

Tra i molti interventi pesantemente critici nei confronti dell’Amministrazione comunale di centrodestra è arrivato nei giorni scorsi quello di Donatella Albini, responsabile Salute della Segreteria nazionale di Sinistra italiana. Senza mezzi termini, parla di

«una politica disumana: togliere parola pubblica a un centro antiviolenza rivela disprezzo del dolore delle donne e disvela una politica che non si occupa delle ferite dell’umanità».

A livello locale, dopo gli interventi delle liste civiche, è intervenuto il Partito democratico.

«Incredibile! Il tutto perché nell’evento erano chiamate ad esibirsi anche delle ballerine a favore dell’inclusione, della resistenza e dell’antifascismo. Vorremmo sapere cosa è di preciso che non va: l’antifascismo o la resistenza, o entrambe?», ha tuonato in un post il segretario locale dei dem Sergio Arrigotti.

Con lui il leader del Comitato Civico Marco Salogni:

«L’annullamento della manifestazione di Rete di Daphne non ci coglie di sorpresa perché giunge dopo l’annullamento di altre manifestazioni consolidate nei mesi scorsi – ha scritto in una nota – E’ oggi più che mai necessario promuovere una urgente, serena e rigorosa riflessione rispetto all’atteggiamento dell’Amministrazione che pare assecondare manifestazioni se e solo se rispettano il sentire politico della maggioranza in carica. Dobbiamo inoltre riportare l’attenzione non tanto sulla polemica politica che si è innescata in queste ore, quanto al vero senso della manifestazione che non si terrà ossia: la prevenzione ed il contrasto alla violenza di genere. Sicuramente con queste decisioni la nostra città sarà meno ricca, ma dobbiamo far sì che il silenzio possa far più rumore del silenzio stesso e ricordarci che chi amministra, amministra per tutti non solo per una parte».

La lega: “Ecco quello che gli altri non vi dicono”

Per contro, anche dalla maggioranza non sono mancate le repliche. La Lega di Chiari ha fatto il punto in un post intitolato «Revoca patrocinio – Quello che non vi dicono: Si stanno sprecando fiumi di parole – spiegano i consiglieri lumbàrd – Rete di Daphne ha organizzato l’esibizione di un gruppo, nato in un centro sociale di Milano, composto da ballerine antifasciste che si impegnano socialmente per “inclusione e resistenza”. Altra violenza di genere! Secondo voi, l’Amministrazione Zotti è stata votata per promuovere eventi del genere? Secondo voi, è giusto nascondere eventi politici fingendo di combattere la violenza sulle donne? Rete di Daphne può liberamente fare politica, ma con propri soldi e propri mezzi».

Gianmario Sirani (FdI): «Basta ipocrisie

A rincarare la dose il consigliere FdI Gianmario Sirani.

«Basta ipocrisie – attacca – L’opposizione clarense composta da Pd e Virtuosi oggi si mostra unita, indignata e compatta. Ma non per difendere davvero le donne. Si muove solo per attaccare l’Amministrazione Zotti, strumentalizzando un tema troppo serio per essere usato come clava politica. Hanno gridato allo scandalo per la revoca del patrocinio a Rete di Daphne. Ma si sono ben guardati dal dire che l’associazione ha promosso un evento con un gruppo legato a un centro sociale di Milano, composto da nani, maghe e ballerine spudoratamente impegnate in propaganda politica travestita da inclusione e resistenza. Altro che sensibilizzazione contro la violenza di genere: qui si è cercato di far passare un evento politico-ideologico per un’iniziativa sociale. Secondo voi i cittadini di Chiari hanno votato l’Amministrazione Zotti per finanziare – con soldi pubblici – eventi mascherati, che nulla hanno a che vedere con il vero sostegno alle vittime? Il Pd e i Virtuosi, senza argomenti concreti e senza una visione per Chiari, si aggrappano a queste polemiche costruite per nascondere il vuoto politico che li caratterizza. Parliamoci chiaro: durante il loro mandato hanno sprecato centinaia di migliaia di euro pubblici in iniziative ideologiche mascherate da eventi culturali o sociali. Progetti spesso autoreferenziali, con scarsa utilità per i cittadini e nessun vero impatto sul territorio. Soldi dei contribuenti usati per sostenere realtà amiche, senza trasparenza né risultati concreti. Chi vuole fare politica lo faccia liberamente, ma con i propri soldi e i propri spazi, senza travestire l’attivismo ideologico da “lotta alla violenza”. Noi crediamo che il rispetto per le donne si dimostri con azioni concrete, non con manifestazioni propagandistiche. L’Amministrazione Zotti non si fa ricattare moralmente né intimorire da chi confonde l’uso strumentale di certi temi con il vero impegno civile».

E il sindaco minaccia querele: “entro domani devono sparire i post”

Sulla vicenda è intervenuto di nuovo anche lo stesso sindaco Zotti, certificando che la crisi è tutt’altro che composta e minacciando persino di adire le vie legali. Entro domenica, ha spiegato, dovranno essere rimossi i post in cui associazioni o singoli cittadini hanno espresso in modo «calunnioso» commenti sulla vicenda. Altrimenti, saranno querele.

«Nelle prossime ore con la presidente dell’associazione Rete di Daphne cercherò di fissare un incontro per ripristinare un dialogo franco e dove alle parole abbiano seguito fatti e azioni coerenti – ha spiegato mercoledì sera in un post – In merito a quanto letto negli ultimi giorni, pur essendomi state fortemente consigliate azioni legali a tutela della mia persona, dell’Ente che rappresento e di tutte le donne offese dalla strumentalizzazione politica generata dall’onda mediatica innescata da alcune componenti dell’associazione, non è mia intenzione procedere per vie giudiziarie. Negli ultimi giorni sono state diffuse numerose falsità, a partire da una ricostruzione dei fatti parziale e politicizzata. Invito pertanto chi ha pubblicato post diffamatori, calunniosi o volutamente falsi, in buona fede o meno, a rimuoverli entro le prossime ore. Mi auguro di poter accedere ai social network nella giornata di domenica senza più trovare contenuti offensivi, calunniosi».