Compleanno centenario

Grande festa per i cento anni di Dino Ambrosini

Il poeta azzanese nacque a Offlaga e si trasferì nel varesotto

Grande festa per i cento anni di Dino Ambrosini
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Una grande festa, pensata con l'attenzione a ogni dettaglio, per il poeta azzanese nacque a Offlaga e si trasferì nel varesotto

Grande festa per i cento anni di Dino Ambrosini

Quando si dice “Cent’anni e non sentirli” non si può che pensare a Dino (all’anagrafe Rinaldo Ambrosini) che lo scorso 6 novembre ha raggiunto il traguardo del secolo. Un evento festeggiato sabato nella sua Azzano Mella. Nato a Offlaga nel 1924, è cresciuto in una famiglia modesta e numerosa, Dino infatti ha avuto molti fratelli, tra cui Vincenza, detta “Censa” che nel gennaio 2023 aveva anche lei raggiunto il traguardo della tripla cifra e lui era al suo fianco. Rimasti orfani ben presto del babbo per via di un infortunio in cascina, la mamma si ritrovò a crescere i sei piccoli della famiglia, dandosi da fare lavorando in modo alternato in campagna o in mansioni occasionali. I ricordi di gioventù nella Bassa bresciana hanno accompagnato in tutti questi anni il neo-centenario e vengono periodicamente tramandati a voce o attraverso i propri scritti a figli e nipoti. I piedi scalzi di quando era bambino, i suoni della campagna, i colori delle stagioni, i profumi della terra, sono pane per i suoi denti quando a Rinaldo parte la vena poetica. 

Sposò una giovincella di nome Domitilla Bosio, nata anche lei il 6 novembre ma del 1933, già scomparsa nel 2018. Lei fu in grado di rubare il cuore di quel ragazzo dal grande fascino, che tuttora sfoggia con fierezza. Lui nella vita esperto mandriano, visse con la sua amata ad Azzano Mella sino al 1958 quando poi, per motivi lavorativi, si spostarono nel varesotto mantenendo i rapporti nel bresciano dove ha continuato a vivere il resto della famiglia. Dì li a poco cambiò professione e divenne stampatore in un’azienda negli anni Sessanta.

I due ebbero tre figli Domenico, Carlo e Patrizia (l’unica rimasta poiché i fratelli sono già mancati negli ultimi anni). Tutti hanno avuto una creatività che li ha portati ad essere noti: Carlo come fumettista italiano, lavorò infatti alla serie a fumetti Dylan Dog, creata da Tiziano Sclavi, e ad altri progetti, come la collana Le storie, due volumi di Il confine e un Texone, pubblicato nel 2005 e per aver creato i personaggi Napoleone e Jan Dix per la Sergio Bonelli Editore) e Patrizia nota per aver lavorato ben 42 anni in televisione creando progetti per le scenografie.

Il festeggiato non è da meno, che nella festa dello scorso weekend presso il ristorante La Niga ha dato il meglio di sé. Una scaletta di fatti ed eventi nell’evento studiata a puntino, nulla è stato lasciato al caso. Un discorso introduttivo seguito dalla sua poesia ai bambini, per poi fare ringraziamenti a voce ma già precedentemente messi su carta e consegnata alle sue nipoti, ha dato l’idea di una gestione manageriale.

La famiglia e la produzione letteraria

"Mio padre ha avuto una famiglia straordinaria, ha avuto come tratto distintivo la solidarietà, nonostante non avessero nulla e fossero poveri a causa della vedovanza prematura di mia nonna - ha raccontato Patrizia -  Lei è riuscita a crescere dei figli con un carattere artistico, ciascuno con le proprie peculiarità. Questo aspetto è spesso narrato nei suoi racconti e per anni è stato tramandato a voce a mio fratello e me, lasciando a tratti spazio alla retorica".

Ancora in produzione letteraria, oltre ad aver messo nero su bianco anche i racconti che suo padre faceva nelle serate tutti insieme nell’aia della cascina o in inverno in stalla, Rinaldo rievoca spesso nelle sue poesie i suoi primi quindici anni di vita, tanto da omaggiarne un paio alle sue nipoti proprio nei giorni scorsi, una che narrava dello “splendor dell’alba” e una seconda “il canto dell’Usignolo”. Quest’ultima è stata legata a un ricordo ancora nitido di quando da bambino Dino si svegliava prima di tutti gli altri, sentendo un Usignolo cantare, e lo stava ad ascoltare e a osservare.

"Mio padre ha frequentato sino alla terza elementare ma ha una metrica d’eccellenza, è come se avesse l’orecchio assoluto per la poesia e nemmeno se ne rende conto, è istintivo - ha raccontato la figlia - Quando guarda vede anche nelle cose più semplici qualcosa di straordinario. Spesso è sul balcone, con il sguardo trova cose poetiche, è un osservatore profondo".

Il sindaco Ferrari

La festa non ha di certo deluso le aspettative, è andato tutto come voleva, ma soprattutto aveva vicino a sé le persone che gli vogliono bene, la figlia Patrizia, i nipoti Andrea, Mattia, Nicolò con le loro mogli e le loro figlie, che lo hanno reso bisnonno: Bianca Domitilla, Allegra, Gaia e Rebecca, i parenti azzanesi e il primo cittadino Matteo Ferrari:

"Sono stato onorato di aver preso parte alla festa dei 100 anni di Dino Ambrosini, un figlio di Azzano Mella che, pur vivendo da anni in provincia di Varese, ha scelto di celebrare questo traguardo importante nel suo paese d’origine, circondato dall’affetto di familiari e amici. La presenza di Dino, la sua memoria invidiabile e i suoi racconti sulla gioventù ad Azzano Mella ci hanno toccato il cuore, riportandoci a un tempo in cui il nostro paese aveva un volto diverso ma gli stessi valori di comunità e legami forti. È stato emozionante ascoltare le sue storie, che ci ricordano quanto sia importante preservare e condividere il patrimonio di esperienze e tradizioni che ci ha reso ciò che siamo. Celebrare un secolo di vita non è solo un momento di festa, ma anche un’occasione per guardare alle nostre radici e al significato del nostro passato. Grazie, Dino, per averci regalato questo viaggio nella memoria e per aver condiviso con noi la tua storia, che è anche la storia di Azzano Mella".

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