lutto

Chiari piange Anna Abbate: si è spenta a 104 anni

Assistente sociale determinata e caparbia, è stata tra i fondatori della Caritas di Chiari

Chiari piange Anna Abbate: si è spenta a 104 anni
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"Per aver saputo trasformare la sua professione in autentica vocazione al servizio del disagio sociale. Stimata per il suo grande equilibrio, la spiccata intelligenza, l’eccezionale capacità di discernimento ha trasmesso a quanti l’hanno conosciuta, l’importanza di andare incontro all’altro, nella concretezza, con coraggio, imparzialità e liberi dal pregiudizio, quale strada maestra per costruire un’autentica convivenza civile".

Chiari piange Anna Abbate: si è spenta a 104 anni

Anna Abbate non c’è più. E’ spirata domenica all’età di 104 anni circondata dall’affetto dei suoi cari, dei tanti nipoti che con le loro famiglie non possono che esserle grati per la grande testimonianza di vita lasciata.

Proprio dalla motivazione che nel 2017 ha accompagnato il suo riconoscimento civico (conferito dall’Amministrazione Vizzardi in occasione di San Faustino e Giovita) si può capire l’essenza di una donna che ha saputo lasciare il segno, che ha fatto la differenza.

La storia

Classe 1920, Anna Abbate nacque a Chiari, quarta di sei fratelli, da Luigi, generale di fanteria e da Elena Busecchi. Dopo aver conseguito la maturità magistrale a Milano ha soggiornato all’estero per approfondire i suoi studi linguistici. Nel 1945, a soli 25 anni, in un clima postbellico tutt’altro che rassicurante, con grande temerarietà, si è unita ad un gruppo di altri bresciani ed è partita per i campi di concentramento tedeschi, con l’intento di cercare e riportare in Italia i sopravvissuti. Lì ritrovò il padre Luigi, il quale, avendo rifiutato ogni forma di collaborazionismo, aveva subìto l’internamento a partire dal 1943. La brutalità e gli orrori di cui dovette fare inevitabilmente esperienza segnarono nel profondo la sua indole e coscienza.

Successivamente, tornata a Milano, frequentò la Scuola Superiore di Servizio Sociale, un triennio teorico pratico che la portò a svolgere il suo tirocinio nella fabbrica di autocarri OM di Brescia, dove, oltre che ad osservare e ad intervenire per migliorare le condizioni degli operai sul posto di lavoro, si attivò anche direttamente con le loro famiglie per risolvere problematiche legate principalmente alla salute, ma senza trascurare attività ludiche e di svago, come l’organizzazione delle colonie estive, un centro ricreativo, spettacoli di vario genere.

L’esperienza di assistente sociale d’azienda proseguì ben oltre gli anni del tirocinio facendo maturare in Anna Abbate la convinzione che il benessere psicofisico dei lavoratori, sottoposti in quegli anni ad un regime di lavoro molto duro e talora disumanizzante, non poteva che avere risvolti positivi sulle famiglie e per stretta connessione sulla società in generale. Questa diventò poi l’attività e la professione della sua vita. Per molti anni lavorò presso le principali sedi della società Montecatini Edison: in Piemonte, Emilia, Puglia e Sicilia. Inoltre, negli anni Sessanta, grazie al suo carattere temerario e intraprendente, volendo vivere sulla propria pelle l’esperienza diretta delle condizioni di lavoro, fu la prima donna a scendere nelle miniere di Pirite di Gavorrano in provincia di Grosseto (in anni in cui alle donne era proibito calarsi in una miniera perché si riteneva che portasse sfortuna). Gli ultimi anni di professione furono per il Comune di Milano, dove, tra gli altri, gli venne affidato l’incarico di occuparsi dei figli di donne dedite alla prostituzione. Come già altre volte, sola ed incurante dei rischi, si recò anche nei quartieri della città con la peggior reputazione per togliere i bambini dallo stato di abbandono e di degrado e collocarli in strutture protette. Anche in questo caso riuscì a superare le ostilità iniziali e a guadagnarsi la riconoscenza e la gratitudine di quelle madri che successivamente videro aprirsi per i figli uno spiraglio di futuro migliore.

Terminata l’attività professionale decise di dedicarsi con uguali energie ed impegno a quella caritativa. Con caparbietà e tenacia, senza tenere conto di perplessità e dissensi, si impegnò per il sostegno, la scolarizzazione e l’integrazione di un gruppo nomade, stanziale sul territorio di Chiari ormai da molti anni, sorretta dalla ferma convinzione che prima di chiedere un cambiamento bisognasse offrire una opportunità. Successivamente, su sollecitazione dell’allora prevosto monsignor Angelo Zanetti e con l’aiuto di don Fausto Gnutti, vicario parrocchiale, fu tra i fondatori, nel marzo 1991, del centro Caritas «L’Ascolto» per rispondere alle continue, numerose richieste di aiuto da parte di persone in difficoltà. Al suo interno svolse non solo il ruolo di operatore, ma anche quello di selezionatore e di formatore dei volontari che si sono succeduti negli anni. Nei molti anni della sua attività professionale e caritativa disseminata di centinaia di incontri con persone e situazioni, Abbate ha maturato una notevole esperienza umana, civile e spirituale e consegna a noi tutti una lezione che non deve essere dispersa e dimenticata.

Il cordoglio e i funerali

La comunità si è stretta alla famiglia e ha ricordato insieme ai cari il segno che la 104enne ha lasciato. I funerali, invece, sono stati celebrati martedì pomeriggio nella chiesa di Santa Maria.

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