La montagna va... a Coccaglio con il nuovo Parco Geologico del Montorfano
Pensato e realizzato dal gruppo Speleo locale, il sito scientifico e didattico ospiteràvarie tipologie di rocce (diverse per età e appartenenti a formazioni ben definite) rappresentative delle fasi salienti della storia geologica della nostra provincia
di Emma Crescenti
Un tuffo nel passato, ma non sfogliando libri di testo, immagini e racconti. «Macchina del tempo» per ripercorrere la storia millenaria del territorio bresciano, questa volta, saranno le rocce: decine di esemplari (risalenti anche a 300 milioni di anni fa), individuati, catalogati e trasportati dagli speleologi locali nel cuore di Coccaglio, nel Quartiere degli Orti, dove presto «fiorirà» il Parco Geologico del Montorfano.
Unicum in Lombardia («in verità ne esiste uno in Val Gandino, ma è piccolo e poco valorizzato», ha spiegato il presidente del Gruppo Speleo, Franco di Prizio), il sito si strutturerà come un percorso a ritroso, un viaggio attraverso le ere e i periodi geologici che in milioni di anni hanno radicalmente modificato il paesaggio.
La montagna va... a Coccaglio con il nuovo Parco Geologico del Montorfano
«Ci sono moltissime formazioni geologiche interessanti che però non sono sempre visibili nelle vicinanze di una strada e di un facile sentiero: con questo parco Geologico, che avrà anche e soprattutto una finalità didattica, abbiamo voluto creare un sito fruibile da tutti, realizzato con seri criteri scientifici e accessibile», ha continuato Di Prizio che del progetto aveva iniziato a parlare circa 4 anni fa. Quando un blocco di Pietra di Sarnico, da anni presente nel parco, aveva attirato l’attenzione degli speleologi che avevano subito letto il potenziale di quella che, per i più, poteva essere solo una roccia anonima. «Da lì era venuta l’idea di dar vita a un progetto che valorizzasse non solo l’area del Monte Orfano, ma l’intera provincia». E per una volta, è il caso di dirlo, è stata la montagna a venire da Maometto. O meglio, a Coccaglio.
Nei mesi scorsi gli speleologi hanno passato in rassegna cave e siti di estrazione per recuperare varie tipologie di rocce (diverse per età e appartenenti a formazioni ben definite) rappresentative delle fasi salienti della storia geologica della nostra provincia, e collocarle negli 800 metri del parco degli Alpini seguendo una logica cronologica: dalle formazioni più antiche come il Servino o la Carniola di Bovegno («le più difficile da recuperare, perché non essendoci cave di estrazione, siamo andati a prenderle direttamente sul Maniva») alle più giovani, come il conglomerato del Monte Orfano costituito da roccia sedimentaria.
L'inaugurazione entro la primavera
Un lungo lavoro che unisce scienza, ricerca e tanto olio di gomito, in cui fondamentale è stato il supporto dei privati (che oltre ai materiali hanno fornito anche i mezzi per trasportare gli imponenenti pezzi di roccia) e dell’associazione Tradizioni Agricole. A completare il progetto, ora in fase di ultimazione, sarà poi la costruzione di un passaggio pedonale completamente accessibile e di bacheche informative con la descrizione di ogni esemplare, scritta anche in braille. Realizzato con il supporto del Comune, ora si attende l’arrivo del contributo di Regione Lombardia per finanziare il resto del progetto. «Vorremmo inaugurarlo entro la fine dell’anno o almeno la prossima primavera», ha spiegato il presidente degli speleologi, che già si sono messi a disposizione delle scuole per eventuali visite guidate al parco Geologico del Montorfano.
Un modo per conoscere la storia nascosta, quella racchiusa nelle rocce e tutta da scoprire.