A tu per tu con l'astronauta: l'intervista ad Anthea Comellini
Parola alla 30enne di Chiari, selezionata come riserva dell’Esa. “Nella vita c’è la fortuna, ma cercherò di fare il possibile per ridurne il perimetro di azione, ci metterò del mio!", ha ribadito
di Federica Gisonna
Anthea Comellini, 30 anni, è tra le riserve selezionate dall’Esa per andare sullo spazio. Una dei soli due italiani scelti, originaria di Chiari e, praticamente, una mia coetanea.
A tu per tu con l'astronauta: l'intervista ad Anthea Comellini
Ho smosso mari e monti quando, per la prima volta, sono venuta a conoscenza di questa notizia. Probabilmente tra quelle che, in questi 10 anni di giornalismo, mi hanno colpita e interessata maggiormente. Ho chiesto a chiunque di essere messa in contatto con lei, ho lanciato appelli social e mi sono praticamente rivolta a tutti coloro che potessero avere un aggancio con la sua famiglia, ma lei sembrava introvabile. Quasi come se fosse già nello spazio, per restare in tema. Ma del resto, come era possibile mettersi in contatto, o almeno farlo immediatamente, con una donna che praticamente ha scritto la storia? Una giovane che è riuscita nell’intento di raggiungere quello che per milioni di persone resterà solo un sogno. Ma, quando ormai ci avevo quasi messo una pietra sopra, è successo.
"Pronto, siamo dell’ufficio stampa dell’Esa, sappiamo che sta cercando Anthea. La chiamiamo per accordare l’intervista. Sarà contattata nei prossimi giorni". Sembrava quasi uno scherzo, qualcosa di incredibile. Eppure è accaduto.
Così, venerdì pomeriggio, seduta sul divano di casa tra mille fogli per prendere appunti, ho ricevuto una telefonata. La chiamata di un’astronauta che, però, ad essere sinceri si è immediatamente posta come la ragazza della porta accanto, l’alunna che qualche volta ho incontrato durante gli anni delle medie per la corsa campestre o per le competizioni sportive, nelle quali già eccelleva. Una coetanea con la quale, davvero, ho potuto scambiare due chiacchiere e anche qualche risata.
Può sembrare una domanda banale, ma immagino che i giorni successivi alla cerimonia d’annuncio a Parigi siano stati piuttosto sconvolgenti. Come stai? Come l’hai vissuta?
Sto bene, ma è vero, sono stati giorni abbastanza frastornanti. Lo è stato soprattutto quello dell’annuncio stesso perché nel giro di cinque minuti è cambiato tutto. In un attimo passi dal momento in cui non ti conosce nessuno a quello in cui tutti sanno il tuo nome e ti trovi circondata da flash e fotografi. Però, devo dire che essendoci arrivati lentamente, non tanto all’essere figure pubbliche ma proprio alla selezione che ha previsto un percorso di un anno e mezzo, pian piano, inizi a realizzare. Ne ho parlato anche con altri amici che sono stati selezionati con me: ci eravamo preparati mentalmente e sentivamo questa cosa sempre più vicina. Quindi, nella mia quotidianità non sento che sia cambiato così tanto anche perché, due giorni dopo, ero di nuovo nel mio ufficio a fare il mio lavoro di sempre. Questo, magari, è dato anche dal fatto che già lavoro nel settore spaziale e dunque non c’è stata una vera e propria novità. Semplicemente ci sono solo più persone da incontrare e ascoltare.
Questa cosa te l’avranno sicuramente già detta in tanti. Le candidature presentate per il ruolo, oltre 25mila, sono più degli abitanti della nostra città di Chiari. Come ci si sente ad essere stata scelta tra tutte queste persone? E, soprattutto, cosa si prova a rappresentare l’Italia in un panorama europeo?
Ho provato un sentimento di gratitudine per quello che è successo. Eravamo 22.500, siamo rimasti in 17, ma ci sono stati tantissimi e validissimi candidati che non sono arrivati fino alla fine. Fra le varie prove che facciamo c’è una settimana di test medici nella quale controllano praticamente tutto e ci sono anche alcuni parametri che ti impediscono fisicamente di andare nello spazio per quanto sulla Terra si possa vivere fino a 100 anni. Parlo, per fare un esempio, di una densità ossea o di alcuni criteri che se non vengono soddisfatti, per il bene della persona, non permettono di ottenere un “lasciapassare”. Questo è uno step che non si può controllare. Dunque, ci sono persone che potrebbero essere al mio posto, ma che per vera e propria sfortuna, perché non è né merito né bravura, non sono state selezionate. Dunque, io non posso che sentirmi fortunata.
E’ presente la fortuna, ma comunque questa selezione è arrivata dopo tanto impegno, a seguito di anni e anni di studio. Quando hai effettivamente capito che lo spazio ti affascinava così tanto e che un giorno avresti voluto andarci?
Lo spazio mi affascina da sempre, fin da quando ero piccolina e allo stesso modo anche il volo. Li vedevo l’uno come la continuazione dell’altro. Se devo esser sincera, alle elementari volevo fare la scrittrice. Poi, crescendo, mi sono trovata a riflettere sulla scelta di frequentare il liceo scientifico o quello classico. Infine, al termine del percorso delle superiori mi sono nuovamente chiesta: “Ma io voglio diventare pilota oppure orientarmi verso un profilo più tecnico e scientifico?”. E’ stato tutto un susseguirsi di cose. Non mi sono mai detta “voglio diventare un’astronauta e cercherò di fare tutto il possibile per fare in modo che accada”, anche perché, diciamoci la verità, non finisce bene quando si imposta la propria vita in questo modo. Si tratta di una cosa che dipende da così tanti fattori che diventa impossibile controllare tutto. Ma per tornare alla domanda e risponderti, devo dire che la passione per lo spazio e l’idea sono sempre state lì. C’erano soprattutto quando leggevo un trafiletto su un giornale dove venivano riportate le caratteristiche per essere un buon astronauta e magari mi dicevo “forse qualche caratteristica ce l’ho”... ma non mi sono mai forzata e focalizzata. Poi, è anche vero che la passione per lo spazio è continuata anche dal punto di vista ingegneristico e anche se ero già contentissima del mio lavoro prima della selezione, quando è stato annunciato il mio nome ho capito che ero pronta.
Eri già soddisfatta di quanto stavi facendo. Dunque, è cambiato qualcosa fattivamente?
Non più di tanto, se non per il fatto che adesso mi vengono chieste le interviste (e insieme abbiamo riso, ndr). Poi, dato che sono una riservista, c’è una prospettiva concreta che io possa volare, ma non ancora una tempistica. In questo momento ci sono già due italiani attivi nel corpo dell’Esa, la rappresentanza dell’Italia è equilibrata con il resto dell’Europa e loro sono ancora giovani e idonei al volo, dunque le nuove leve dovranno subentrare più avanti. Ora come ora, io continuo a fare il mio lavoro e questa è una cosa molto bella perché se l’Esa avesse selezionato immediatamente tutte e 17 le persone e tutti avessero iniziato a fare il training, con la media di uno/due voli per anno, si sarebbe creata una coda di persone che per dieci anni se ne sarebbero state lì ad aspettare. Invece, in questo modo, viene data a tutti la possibilità di continuare con il lavoro e la propria vocazione e poi, solo nel momento in cui ci sarà effettivamente l’opportunità di volare, si andrà. Penso che il cambiamento sarà in quel momento, quando mi diranno, “Anthea, c’è un volo per te”.
Ovviamente noi tutti speriamo che questo momento arrivi molto presto. Attualmente non vivi a Chiari, ma a Cannes. Com’è il rapporto con la tua città? Hai ricevuto affetto a seguito di questa grande notizia? Noi, al ChiariWeek, ne siamo stati travolti, ma tu come l’hai vissuta? Ti vedremo presto in giro?
Penso che quelli che se ne sono accorti maggiormente sono stati i miei genitori. A me, e a loro, è arrivato tutto questo amore e l’orgoglio della città. Inoltre, mi sono arrivate tante richieste di contatto, anche da parte di studenti impegnati nel settore. Prometto che con il tempo risponderò a tutti e se ce ne sarà l’occasione parlerò di spazio con chi ha posto delle domande. Adesso sto quasi impazzendo tra il lavoro normale e tutto il resto, ma prometto che piano piano farò tutto. E per un mio ritorno, beh, vedremo cosa succederà nelle feste!
Sono certa che lo farai, anche data la disponibilità nei nostri confronti. Raccontami, come ti fa sentire passare dalla donna che aveva già scelto una professione fuori dal comune, ad essere un esempio per molte bambine e giovani donne?
E’ una cosa bellissima e per me, davvero, è un grande onore. Riconosco l’effetto che hanno fatto su di me alcuni modelli, anche solo Samantha Cristoforetti. I genitori ti possono crescere dicendo che potrai fare tutto quello che vuoi, diventare chi vuoi, però finché non lo vedi fatto da qualcun altro è normale che stenti a crederci. Quindi, ci si basa su degli esempi. E’ un po’ come quando, banalmente, si dice che i fatti valgono più di mille parole. Per me è tutto incredibile, e talvolta mi sento anche di non essere all’altezza. E’ come se mi ci trovassi quasi un po’ per caso, ma cercherò di fare del mio meglio in quanto è davvero un onore poter ispirare i più giovani. Ho una passione spropositata per lo spazio e penso che lo spazio, e tutto quello che ci sta intorno, possa essere d’aiuto per la società in mille altre modi, dal monitoraggio del cambiamento climatico, alle ripercussioni che ha nella vita di tutti i giorni e delle quali non ci accorgiamo. Quindi, se riuscirò nell’intento di fare appassionare allo spazio anche soltanto una persona e poi magari lei inizierà a studiarlo e sarà parte di un cambiamento (che so, nei prossimi 20 anni), per me sarà davvero valsa tutta la fatica che ho fatto nell’anno e mezzo della selezione.
Mi hai parlato di esempi, mi hai nominato Samantha Cristoforetti. Come è stato incontrare lei e Luca Parmitano? Immagino siano persone delle quali hai sempre sentito parlare e magari hai ambito a diventare come loro. Ora, invece, sono i tuoi colleghi.
Questo non l’ho ancora realizzato. Veramente, è indescrivibile. Dopo la cerimonia di Parigi, una mattina mi si è illuminato il cellulare e c’era un messaggio di Samantha Cristoforetti. Io e il mio ragazzo ci siamo guardati dicendo: “Ma che cosa sta succedendo?”. E’ stato completamente surreale. E’ tutto meraviglioso, ma non ho ancora realmente assimilato. Magari con il tempo...
E invece parlando di altre passioni, so che una la condividiamo ed è quella per Harry Potter, ma poi c’è l’orientiring, uno sport al quale sei sempre stata legata. Inoltre, questo ha mai influito sulla tua vita?
Vero, ho sempre amato Harry Potter! Per quanto riguarda l’orientiring, invece, secondo me praticarlo è stato davvero utile. E’ uno sport che presenta un lato avventuroso e che aiuta a sviluppare la facoltà di essere “multitasking”. Ti insegna davvero a fare più cose nello stesso momento perché devi correre, leggere la cartina, guardare il territorio e prendere delle decisioni in fretta e tutti questi processi devono essere elaborati mentre stai faticando. Trovo che sia utile per ogni tipo di lavoro operativo, non soltanto per quello dell’astronauta. Anche quando ho preso il brevetto di volo, a 24 anni, mi è certamente servito.
E’ palese che se sei arrivata a raggiungere questo traguardo a 30 anni non è certamente per caso, ma perché l’impegno è stato non indifferente. Hai davvero un curriculum impressionante. Sei consapevole di ciò che sei riuscita a fare?
Sì, mi sono impegnata molto e ne sono consapevole. Mi sono sempre detta: “Nella vita c’è la fortuna, ma io cercherò di fare il possibile per ridurne il perimetro di azione al minimo, ci metterò del mio”.
E così, Anthea ce l’ha fatta. E noi ne siamo tutti realmente orgogliosi.
Il curriculum
Anthea Comellini, classe 1992, è appena stata nominata come astronauta di riserva dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa). La notizia è stata data, per la prima volta, mercoledì 23 novembre, a Parigi in conclusione della Conferenza ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea. Nata a Chiari, dove ha frequentato le scuole elementari e medie (poi si è iscritta al Calini di Brescia per le superiori), si è laureata con lode in Ingegneria Spaziale e ha conseguito anche il diploma nel doppio programma con Isae-Supaero: École nationale supérieure de l’aéronautique et de l’espace presso la sede di Tolosa, in Francia. Questo le ha aperto una nuova porta: la possibilità di intraprendere un’internship e dunque di collaborare con «Thales Alenia Space» a Cannes. Nello stesso anno ha trascorso 6 mesi in qualità di ricercatrice nel laboratorio di robotica mobile e sistemi autonomi al Politecnico di Montréal. Poi, non è mancata una parentesi nell’European Space Operations Centre a Darmstadt, in Germania, come ingegnere per le missioni interplanetarie. Infine c’è stato il ritorno in Francia, al «Thales Alenia Space», dove è attualmente impiegata. Oggi, Anthea vive a Cannes.