TRAVAGLIATO

Da 25 anni in Africa per promuovere progetti di solidarietà: la testimonianza di suor Eleonora Reboldi

Classe 1961, è tornata dopo cinque anni di lontananza dall'Italia per incontrare la sua famiglia che l'ha accolta con una grande festa.

Da 25 anni in Africa per promuovere progetti di solidarietà: la testimonianza di suor Eleonora Reboldi
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In Mozambico dal 1997, la religiosa originaria della parrocchia di Travagliato ha raccontato la sua esperienza nel Paese tra chiesa, cultura e tradizioni.

Da 25 anni in Africa per promuovere progetti di solidarietà: la testimonianza di suor Eleonora Reboldi

di Valentina Pitozzi

Folclore, colore, allegria ma anche povertà, indigenza e insicurezza: sono i mille volti dell’Africa, che ben venticinque anni fa hanno affascinato suor Eleonora Reboldi chiamandola alla missione.

Originaria della parrocchia di Travagliato, ha preso i primi voti nel 1994 ed è missionaria comboniana dal 1997 in Mozambico. Con dolcezza ed entusiasmo ci ha raccontato il suo impegno con le giovani donne e le famiglie del lar Chipene, nel distretto di Memba.

La storia

L’avvicinamento per diventare religiosa ha avuto inizio in giovane età, quando in famiglia e in oratorio cresceva via via in lei l’interesse verso il percorso formativo, cominciato quando aveva venti anni.
Si può dire che l’Africa non sia stata una scelta ma una vera e propria chiamata, con la prima esperienza in Congo a inizio Anni Novanta.

"Mi ha conquistata la vita missionaria – ha spiegato – Non avevo aspettative; semplicemente ero attirata dalla logica e dalla prospettiva di questi luoghi nonché dal desiderio di condividere la vita con un popolo che in realtà non conoscevo, ma 'sentivo'".
Tanta la preparazione, anche teorica, per capire una realtà culturale e di chiesa completamente diversa da "quella di casa".

Non da meno, suor Eleonora è arrivata in Mozambico vivendo gli strascichi della guerra civile e dell’indipendenza, avvenute rispettivamente nel 1992 e negli Anni Settanta.
La partecipazione dei laici e dei religiosi, quindi, si è configurata come un elemento essenziale per aiutare la popolazione a superare certe esperienze.
Da allora la situazione è migliorata, ma si procede con passi difficoltosi in quanto occorre molta educazione in tutti gli ambiti.

Qui suor Elonora è impegnata quotidianamente insieme alle consorelle, a istituti missionari e sacerdoti con attività che riguardano il settore pastorale, educativo, sanitario, di pace e umano quindi di promozione della persona.
Ciò si traduce in progetti per la ricostruzione del territorio come orti e scuole, ma anche per migliorare le condizioni di salute con la fornitura di cibo e medicinali.

Quelli dell’istruzione e dell’emancipazione femminile, però, sono gli ambiti su cui suor Eleonora e la congregazione puntano maggiormente l’accento.
"Negli ultimi due decenni è stato fatto un bel salto – ha approfondito la religiosa, classe 1961 – Stiamo migliorando il tasso di alfabetizzazione, che non è per nulla scontato, soprattutto per le ragazze che spesso a tredici anni non sono ancora in grado di leggere".
Un altro aspetto da considerare, inoltre, è la conflittualità che talvolta emerge tra la presenza della religione cristiana (il Paese accoglie il 30% di musulmani, 10% bantu e 58% di cattolici tra cristiani e protestanti) e quella tradizionale.

"Il discorso culturale è molto forte – ha evidenziato – Sopravvivono i riti di iniziazione per il passaggio dall’infanzia alla vita adulta, ad esempio. Inoltre la società è di tipo matrlineare, generando degli squilibri tra il femminile e il maschile".

Il ritorno

Nelle ultime settimane suor Eleonora è stata riabbracciata dalla sua famiglia. Dopo ben cinque anni senza vederla, si è goduta una vacanza prolungata prima di ripartire (a breve) per il Mozambico.
Domenica, quindi, una festa insieme a tutti alla cascina Cattafame di Ospitaletto (del gruppo Fraternità) per riabbracciare i quasi cento parenti tra fratelli, cugini, nipoti e pronipoti; dove il caro amico don Giovanni Palamini ha celebrato la messa prima del pranzo conviviale.

"È stato una spalla - ha approfondito - Era curato quando frequentavo l'oratorio da ragazza e mi ha aiutata nel percorso di discernimento. Nel mio percorso è sicuramente una figura importante; non a caso ha celebrato i miei voti perpetui nel 2002".

Ma cosa significa avere le proprie radici in un luogo e avere vissuto metà della propria vita in un altro Paese, costruendo esperienze e memorie importanti?
"È come avere due case - ha sottolineato – Tornare a Travagliato, dove c'è una comunità che sostiene sempre i nostri progetti, significa condividere la solidarietà. È bello fare conoscere ciò che faccio e vedere le persone desiderose di sapere; in questo modo si vive l’esperienza insieme".

Il messaggio

Ma chi è qui può davvero capire come si vive in luoghi come il Mozambico?
Suor Eleonora ha voluto esprimere il suo personale punto di vista:"È difficile per chi sta fuori comprendere il vero contesto. Molti fuggono dal Paese, ad esempio, ma pochi colgono questo desiderio.
Il punto? Ripensare a un mondo più umano ed equo, senza temere la diversità. Spesso c'è paura verso il diverso, ma occorre osservare come tutti meritino una vita degna".

Per conoscere tutte le iniziative e fare una donazione è possibile consultare il sito www.fondazionecombonianenelmondo.

GALLERY

suor eleonora reboldi missionaria mozambico
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Suor Eleonora impegnata in un'attività all'interno del lar

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Suor Eleonora insieme alle ragazze mozambicane

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Un momento della quotidianità nel lar

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Un istante della festa dedicata a suor Eleonora alla cascina Cattafame

 

Il servizio è disponibile nell'edizione di ChiariWeek in edicola da oggi, venerdì 24 giugno.

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