Personale sanitario no vax sospeso: i sindacati scrivono ad Ats e alle Asst
Per chi mantiene la linea no-vax, la scadenza della sospensione secondo la legge sarebbe al 31 dicembre 2021, ma non è escluso che sia poi prorogata.
Al 31 luglio all'assessorato al Welfare di Regione Lombardia risultavano 2.525 gli atti di accertamento dell’inottemperanza dell’obbligo vaccinale che le Ats lombarde avevano inviato al personale sanitario e relativi Ordini professionali e datori di lavoro (le Asst del territorio).
Personale sanitario no vax sospeso: i sindacati scrivono ad Ats e alle Asst
Gli accertamenti si sono svolti come previsto dall’articolo 4 del decreto legge 44/2021 convertito nella legge 76/2021, ai sensi del quale l’azienda sanitaria locale di competenza (Ats Brescia), accertata l’inosservanza dell’obbligo vaccinale da parte degli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario, ne dà comunicazione ai diretti interessati e alle aziende socio sanitarie territoriali per i provvedimenti conseguenti. I numeri sono in costante aggiornamento poiché già diversi operatori ci hanno ripensato e hanno deciso di vaccinarsi. La sospensione, infatti, non è irrevocabile, ma decade nel momento in cui l’operatore sanitario adempie all’obbligo vaccinale. Altri, invece, sono stati raggiunti da provvedimenti di sospensione o di riallocazione delle mansioni.
Per chi mantiene la linea no-vax, la scadenza della sospensione secondo la legge sarebbe al 31 dicembre 2021, ma non è escluso che sia poi prorogata. Sta di fatto che tali provvedimenti non possono non andare a impattare sull’organizzazione degli ospedali e delle strutture, in un periodo estivo già particolarmente complicato da gestire sul fronte del personale per via delle ferie.
Per evidenziare alcune criticità e riflessioni le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil-Fpl hanno inviato all'Ats Brescia, alle Asst del territorio e agli Ordini delle professioni sanitarie un comunicato congiunto in cui in primis viene rimarcato che "la vaccinazione contro il Covid-19 è un dovere morale, civile ed etico per quanti hanno scelto di esercitare una professione sanitaria, oltre a una normativa che lo impone e che deve trovare applicazione".
I sindacati chiedono ad Ats e alle aziende territoriali di entrare nel merito dei problemi sollevati e, se necessario, di introdurre i correttivi del caso. Per quanto concerne l'atto di sospensione, infatti, è stato segnalato che lo stesso è stato adottato anche nei confronti di chi al momento non sta esercitando la professione, in quanto assente per l'applicazione di altre normative di tutela quali la maternità e/o il congedo straordinario. "Riteniamo che in questi casi non vi sia una funzione attiva e vi siano, dunque, delle condizioni di legittimità dell'atto stesso rispetto la prevalenza delle norme", hanno sottolineato.
Per quanti si trovano in una condizione di non idoneità all'essere sottoposti alla vaccinazione, invece, i sindacati hanno chiesto alle aziende che "vi sia attenzione e che si proceda ad allocarli ad attività che non implichinmo il rischio di diffusione del contagio e che siano quindi adibiti a mansioni anche inferiori, con il trattamento corrispondente alle mansioni esercitate".
In merito all'atto di sospensione dall'ordine professionale, nella speranza che i sospesi intraprendano celermente il percorso vaccinale, si chiede di introdurre procedure snelle per la riammissione.
"Infine, visto il periodo estivo e l'elevato numero di persone sospese nella nostra provincia, alla luce della situazione che si è venuta a creare, chiediamo che rapidamente, ove necessaria, si proceda all'introduzione dei necessari correttivi atti a impedire l'attivazione di turni da 12 ore, salti di riposo e/o revoca delle ferie - hanno concluso i sindacati - Riteniamo che la situazione imponga l'inserimento di personale a copertura o la riduzione di attività. Comprendendo la criticità del momento vissuto, evidenziamo che questo non può ricadere sul personale attualmente in servizio".