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La frana frena: si esce dalla fase di Attenzione e riapre la litoranea

Nel frattempo i Comuni del lago hanno adeguato i piani di emergenza. Gli esperti sono ancora al lavoro per indagare sulle cause dell'accelerazione.

La frana frena: si esce dalla fase di Attenzione e riapre la litoranea
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E' arrivata nel tardo pomeriggio di ieri al Comune di Tavernola la notizia, trasmessa dalla Provincia di Bergamo, dell'uscita dalla fase gialla di Attenzione, scattata il 23 febbraio a seguito dell'accelerazione del fronte franoso sul versante orientale del monte Saresano.

La frana frena: si esce dalla fase di Attenzione e riapre la litoranea

"In accordo alle soglie radar definite dalla valutazione dello stato di attività della frana del versante orientale del monte Saresano e sulla sua possibile evoluzione, preso atto dei valori indicati all'aggiornamento del 18 marzo, si segnala che il monitoraggio con strumentazione Radar posta a controllo della frana evidenzia l'uscita dalla fase di Attenzione - si legge nel docuemento della Provincia di Bergamo - Alla luce di quanto sopra si procede alla riapertura della strada provinciale Sp469 Sebina occientale".

La strada, come indicato anche dal sindaco di Tavernola, Ioris Pezzotti, dovrebbe riaprire lunedì alle 9. Restano invece chiuse le due comunali per Parzanica.

Nel frattempo i Comuni del lago hanno aggiornato i piani di emergenza, censito la popolazione e si attendono i risultati dei modelli sulla propagazione dell'onda da parte dell'Univestià degli studi di Bologna. Continuano anche i lavori per indagare la causa che ha portato, il 23 febbraio, all'accelerazione del fronte, facendo allarmare l'intero lago.

Tanto rumore per nulla?

Non proprio. Per il sindaco di Tavernola "non sarà possibile tornare alla normalità finché la causa della frana non sarà individuata e risolta". E per agire su questo fronte servono ingenti risorse e l’intervento del Governo.

"Il mio ruolo in qualità di sindaco è agire su due fronti: strutturare un piano di emergenza adeguato, che possa rimanere valido anche in futuro, e chiedere e ottenere dal Governo centrale lo stato di emergenza - ha dichiarato Pezzotti - Non è pensabile tornare alla normalità, di cui non si potrà più parlare finché la causa dell'emergenza frana non sarà risolta. Confidiamo che, tra le Università e il team di esperti che si stanno occupando dell'emergenza, ci sia qualcuno che possa mettere appunto un progetto pilota che possa consentire la stabilizzazione o l'alleggerimento della frana. Ciò però non può prescindere da adeguate risorse economiche, per questo ho scritto al presidente del consiglio dei ministri Mario Draghi, al ministro dell'Interno e della Transizione ecologica affinché, come proposto anche dall'interrogazione dell'onorevole Devis Dori, venga dichiarato lo stato di emergenza per questa zona e si dia il via all'erogazione di risorse economiche e professionali adeguate, senza le quali le mie parole resterebbero soltanto dei buoni propositi".

Il sindaco ha inviato una lettera a tutti gli enti che stanno lavorando all'emergenza con alcune richieste. In primo luogo ha rappresentato la necessità di avere a disposizione risorse umane aggiuntive, come Forze dell’ordine o esercito, per presidiare la litoranea in apertura. In secondo luogo sono stati richiesti un impianto semaforico collegato agli allarmi del segnale radar che monitora costantemente la frana e barriere e cancelli paramassi per i punti più a rischio. Infine, un pontile permanente per l’attracco di battelli e natanti a Portirone.

Chiesto un tavolo tecnico per aleggerire il fronte franoso

"Ho chiesto anche la costituzione di un tavolo tecnico che individui metodologie e progetti da mettere in atto per l'alleggerimento della frana e/o altri interventi per la sua stabilizzazione, analizzi cause e concause del fenomeno franoso, così come l'eventuale influenza attuale o futura dell'escavazione nella miniera Ca' Bianca e analizzi i rischi ambientali legati agli stoccaggi (combustibili, additivi, rifiuti, ammoniaca e non solo) dell'impianto cementiero ubicato sul lago nel caso la frana si verificasse", ha concluso Pezzotti.

I tre scenari di rischio

"Per fortuna, così come è iniziato, questo fenomeno di cui non sono ancora state individuate le cause ha cominciato anche a rallentare e attualmente siamo sull'ordine di valori compresi tra 4 e 8 millimetri al giorno, quando tra il 23 e il 24 febbraio si era sull'ordine dei 10/25 millimetri al giorno", ha sottolineato Sergio Santambrogio, geologo incaricato dai Comuni di Tavernola, Vigolo e Parzanica.

Le soglie stabilite dagli esperti per valutare il passaggio tra le diverse fasi di emergenza sono le seguenti: Attenzione (spostamento di 10 millimetri nelle 24 ore), Preallarme (25 mm nelle 24 ore) e Allarme (35 mm nelle 24 ore). Dati gli ultimi valori monitorati si è usciti dalla fase gialla di Attenzione.

Gli scenari che si potrebbero verificare in futuro lungo il versante del Saresano sono tre: la rottura completa dei 2 milioni di metri cubi fino a 53 metri di profondità, il distacco di 1,5 milioni di metri cubi con uno spessore nell'ordine dei 15 metri e, infine, il crollo di 440mila metri cubi circa. Quest’ultima, secondo gli esperti, è l’ipotesi più probabile e quella meno disastrosa.

"Da questi scenari sono state elaborate delle evoluzioni, che determinano diverse volumetrie che possono raggiungere anche il lago - ha continuato - Ci sono delle valutazioni dal punto di vista probabilistico che indicano che gli scenari con volumetrie minori possano essere i probabili, perché già verificatisi nel tempo. La dimensione della frana è la stessa che si muoveva anche negli anni Settanta. Con le volumetrie minori ci sono scenari con volumi molto più ridotti, tanto che nella migliore delle ipotesi due dei modelli elaborati non hanno un'evoluzione a lago".

Sicuramente verrebbero interessate le strade, con la possibilità che vengano raggiunte la località Pontel e la zona della cementifera solo nel caso dello scenario peggiore.

Cosa è avvenuto in passato in queste zone?

Tavernola non è nuova alle frane, così come non lo è il monte Saresano.

"Esistono due grosse frane: quella della Pozza negli anni Settanta, durante la quale caddero circa 50mila metri cubi di materiale (anche allora venne allertata la zona di Montisola, ma il tutto rientrò in brevissimo tempo) e quella del 1986 al cantiere di Scapioni, che non ha niente a che fare con la situazione attuale - ha sottolineato Santambrogio - L'altro grosso evento è quello del 2010, che aveva determinato la chiusura della bretella per Cambianica; in quel caso erano scivolati a valle circa 25mila metri cubi di materiale, che avevano raggiunto anche il nastro trasportatore del cementificio".

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