Coronavirus: la Leonessa d’Oro non andrà in scena. Il festival nazionale del teatro dialettale è tra i numerosi eventi rinviati data l’emergenza.
Coronavirus: la Leonessa d’Oro non andrà in scena
Era stata presentata soltanto un mese fa la ventesima edizione del Festival Nazionale della Commedia dialettale “Leonessa d’Oro”: nei giorni scorsi è giunta la conferma ufficiale del rinvio.
La conferenza ufficiale era avvenuta a Palazzo Pirelli, a Milano, lo scorso 20 febbraio, alla vigilia delle restrizioni imposte dal Governo al fine di combattere la diffusione del coronavirus.
Rinviata al 2021
La notizia legata alla kermesse, dedicata alle X giornate di Brescia, arriva proprio durante il 171esimo anniversario del movimento di rivolta della cittadinanza bresciana contro l’oppressione austriaca, che ebbe luogo dal 23 marzo al 1 aprile 1849.
La première avrebbe dovuto prendere vita il 29 febbraio all’interno del Teatro Micheletti a Travagliato, aprendo le successive dieci serate dedicate alla commedia dialettale.
“Tutte le compagnie sono state disponibili a riorganizzarsi – ha spiegato Maria Teresa Scalvini, ideatrice del festival – Il nostro pensiero, inizialmente, era di ripartire alla fine della quarantena, proprio per portare un raggio di sole in un momento come questo, ma non è stato possibile”.
Tutto é rimandato al 2021, quindi: si esibiranno le compagnie in calendario per quest’anno.
“Non vedo l’ora che le persone scoprano tutte le novità in serbo – ha proseguito Scalvini – Un’anticipazione? Ci sarà un coinvolgimento attivo del pubblico, che avrà la possibilità di salire sul palco”.
Messaggio di speranza
Poetica dentro e fuori al teatro, Maria Teresa Scalvini ha voluto condividere una riflessione su questo momento delicato:”Il virus non fa rumore e non ha odore. È possibile vivere attimi di profondo sconforto ed è per questo che occorre fare ritorno alla genuinità delle cose. Per esorcizzare la paura faccio un esercizio che mi insegnarono i nonni quando ero bambina: scrivo su un bigliettino un pensiero o una riflessione sulle mie emozioni e dopo averlo bruciato con un fiammifero, lascio che la fiamma lo faccia volare in cielo. È un gesto simbolico che si affida alla sensibilità di ognuno di noi e un modo per sentirci più vicini ai cari che ci lasciano e che, in questo momento, non possiamo salutare per l’ultima volta”.
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