"Ipno. Massimo Levati", il taglio del nastro
Fino a domenica 27 novembre 2022.
"Ipno. Massimo Levati", questo è il titolo della mostra il quale taglio del nastro è in programma sabato 12 novembre 2022 nello spazio d'arte Artequarantuno a Salò. A cura di Annalisa Ghirardi, sarà visitabile fino a domenica 27 novembre 2022.
Trenta opere in esposizione
Massimo Levati ha progettato per Artequarantuno una mostra per lo più inedita, in cui presenta più di trenta opere. La carta e la tessitura sono il leitmotiv dell’intera esposizione.
Il suo lavoro appare ordinato, raffinato ed essenziale, all’insegna di una bellezza calibrata sulla misura, sulla simmetria e sull’equilibrio, la sua ricerca estetica è però una prassi sofferta e lenta che cerca di dare ordine e forma alla complessità del reale. Fare arte è una pratica e il suo operare incanala energia e tensione nella scelta delle componenti materiali: supporto, materia, colore, forma e prevede il sacrificio della lenta esecuzione che conosce la sofferenza, giungendo talvolta persino alla nausea. Il dolore non solo è una sensazione esperita dall’artista, ma è evocata anche dai titoli e dalla tecnica, la quale sebbene sia lontana dalla violenza drammatica e materica delle potenti opere di Burri, da lì poeticamente deriva. Senza negare il debito formale, ma non concettuale, alla Minimal Art. Le sue opere di carta sono tagliate e cucite con perizia chirurgica, in forme sempre controllate, il caos, trattenuto, è latente, la sofferenza sommersa, tanto che la sua opera va legata al filone esistenzialista di radice nichilista. Tornando al concetto di dolore, nella sua opera esso vive parallelo alla bellezza, o meglio, trova ristoro nella bellezza. Possiamo infatti parlare di estetica del dolore.
Un gioco di parole
Ipno, titolo della mostra, è primo elemento di parole composte con il significato di sonno, di ipnosi, talvolta di stato di vita latente. Hypnos era per i Greci il dio del sonno, era figlio di Erebo, l’Oscurità, e di Nyx, la Notte, gemello di Thanatos, dio della morte, oltre che fratello di Etera, il Giorno, Nemesi e Eris. Hypnos poteva addormentare gli uomini. Pare strano, ma in questo mito è possibile trovare molti dei concetti che percorrono la poetica di Levati: il sonno, la morte, l’oscurità, il bianco contrapposto al nero, o meglio, anticipatore del nero.
Le sue opere, apparentemente innocue, cantano invero la latente tragedia, l’ineluttabile malattia interiore, la morte esistenziale. Levati annuncia pertanto una sorta di apocalisse, in cui ognuno ha la possibilità di svegliarsi, di essere con coscienza solo. Ciò nonostante, la sua opera non vive chiusa in se stessa, l’artista invoca l’altro, affinché sia partecipe. Nella solitudine infatti l’opera d’arte non avrebbe senso di esistere e nell’invocazione c’è la speranza che tra la massa si possano tessere fili di comunicazione, dialoghi di riflessione.
L'artista
Massimo Levati è nato nel 1977 in provincia di Milano e si è trasferito da bambino a Toscolano Maderno, sul Lago di Garda, dove ancor oggi vive e lavora. Sin da giovanissimo, si è dedicato al disegno e alla pittura, sperimentando materiali diversi e apprendendo, nella piccola officina meccanica del padre, l’intima connessione tra mano e materia. Successivamente ha inserito l’utilizzo dell’inchiostro di china, rappresentando nature morte con oggetti quotidiani. Dal 2014 ha iniziato a sperimentare la carta ed a utilizzarla come principale medium espressivo. Il suo lavoro è un’operazione chirurgica, la carta viene infatti scolpita, forata, strappata e tagliata con punteruoli e lame di vario genere, completamente a mano. Le sue opere, talvolta rappresentazione di studi fisiologici degli organismi, talaltra restituzioni di immagini oniriche, passano da soggetti riconoscibili a forme aniconiche. La sua poetica riflette il disagio della malattia, il dolore della ferita, la condizione universale di sofferenza, la disperazione come condizione umana persistente. Dopo anni di lavoro in solitudine, ha iniziato nel 2014 a presentare il suo lavoro al pubblico. Tra le principali mostre personali si ricordano: À la carte, a cura di Geometrie, F. Bottoli e S. Spiritelli, SpazioArrivabene 2, Mantova, 2021; Decompositus, Collezione La Sposa, Brescia, 2019; Lame, Mimesis Gallery, Calvisano (BS), 2019; White Landscapes (bi-personale), a cura di M. Zanolli, Museo Ken Damy, Brescia, 2018; Opere, a cura di M. Porta, Asilo dei Creativi, Meano (BS), 2018.