Una desenzanese all'Iron Man alle Hawaii

Una desenzanese all'Iron Man alle Hawaii
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 Una desenzanese ai campionati mondiali di Iron Man. E’ Paola Goldoni, da più di vent’anni abitante della nostra città e presto una dei 32 italiani che parteciperanno all’ultima - e più importante - tappa di questo sport, a Kailua Kona, nelle isole Hawaii.

Paola, che cos’è l’Iron Man?
«L’Iron man - letteralmente “uomo di ferro” - è una gara di Triathlon a cronometro in cui le distanze sono standard: 3,8 km a nuoto, 180 km in bici e una maratona finale di oltre 42 km. Il tutto consecutivamente».
Il 14 ottobre parteciperò alla finale mondiale, un obiettivo raggiunto in seguito a diverse competizioni di qualificazione, l’ultima in Cina. Gareggerò con altri 2500 atleti, è la prima volta che arrivo ad un risultato così importante, ci ho già provato diverse volte ma non sempre ho raggiunto la qualificazione. L’anno scorso, in Austria, arrivai quinta ma purtroppo gli slot per la finale erano solo tre. Un risultato mancato per un soffio che quest’anno non mi sono lasciata sfuggire».

A quanti Iron Man hai partecipato?
«Il primo? Recentemente, nel 2014. Da allora ho gareggiato in un paio di edizioni più a quattro o cinque in versione ridotta, con le distanze dimezzate».

Quando hai capito che l’Iron man era «alla tua portata»?
«Ho iniziato Triathlon nel 1994. All’epoca era una pratica relativamente nuova, chi la praticava era un pioniere. Abbiamo fondato ”Desenzano Triathlon”, Antonio Modena è stato il primo presidente. Dai primi iscritti, una decina, e i primi allenamenti fatti con mio marito e con qualche amico, ho capito che mi piaceva e mi sono allenata sempre di più».

Quali sono i tuoi ritmi di allenamento?
«Per me il triathlon oramai fa parte della quotidianità. In un periodo normale faccio un’ora e mezza al giorno di allenamento specifico o combinato, in questi giorni mezza giornata. La mia libera professione di avvocato in questo mi aiuta».

Oltre alla fatica, che cosa ti aspetta nelle Hawaii?
«Ogni gara di Iron Man è una sfida con se stessi. Per affrontarla è importante avere un atteggiamento mentale oltre che fisico. All’inizio di ogni gara mi assalgono i timori, come è normale che sia, ma poi ripenso agli allenamenti, ai ritmi studiati: anche il passaggio da una disciplina all’altra è fondamentale, proprio come un “pit stop” in Formula Uno. A me questo dà più di ogni altra cosa la carica.
Alle Hawaii cercherò di mantenere i miei tempi: 11 ore, un risultato che per me sarebbe ottimo».

Segui qualche dieta particolare o hai qualche trucco?
«Atteggiamento mentale e allenamento costante. Nessun trucco».

Nati nei primi Anni Novanta e cresciuti. Com’è la situazione del Triathlon desenzanese?
«Oggi abbiamo oltre cento iscritti fra amatori e anche qualche professionista. Il mio augurio è che possa anche nascere un campione fra i piccoli praticanti. Il triathlon è una disciplina non prettamente ludica come il calcio o il basket, questo può essere un ostacolo in partenza.
Tuttavia oggi abbiamo quasi dieci giovanissimi, questo sport è una palestra per il fisico e per la mente: si impara ad autoregolarsi, a misurarsi con le proprie forze e ad affrontare le difficoltà, non a fuggirne. Credo che faccia bene soprattutto alle nuove generazioni. Abbiamo fatto tanta strada in vent’anni, sono sicura che ce ne aspetterà ancora molta».


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