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"Lontani un metro": la quarantena raccontata in un video

Il progetto è stato realizzato dagli alunni e gli insegnanti dell'Istituto Einaudi di Chiari.

"Lontani un metro": la quarantena raccontata in un video
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"Lontani un metro": la quarantena raccontata in un video. Il progetto è stato realizzato dagli alunni e gli insegnanti dell'Istituto Einaudi di Chiari.

"Lontani un metro"

Un incontro online per sentirsi comunque più vicini. Sabato, in videoconferenza, è stato proiettato per la prima volta il video realizzato dal laboratorio teatrale dell’Einaudi durante la quarantena.  Guidati dalla docente Valeria Lotta, gli studenti (ma anche qualche insegnante) hanno realizzato un cortometraggio davvero emozionante e pieno di significato incentrato sui sentimenti e le sensazioni di questo particolare periodo che, improvvisamente, ci siamo tutti trovati ad affrontare.

Dopo una breve introduzione sul progetto, non è mancato l’intervento della dirigente scolastica Vittorina Ferrari.
«Cambiando gli addendi il risultato non cambia - ha spiegato la preside - E io non posso che andare fiera dei miei alunni, ma in questo caso anche dei miei insegnanti. La scuola è presenza, condivisione, e uno schermo non saranno mai la stessa cosa, ma sono fiera di quanto, grazie alla tecnologia, è stato realizzato in questo periodo. Dobbiamo uscirne più forti, con un maggiore senso di responsabilità. Sono contenta che avete raccontato le vostre emozioni. Ricordatevi inoltre che anche quando la scuola vi sembra un fardello, nel momento in cui questa non c’è più, come voi stessi avete fatto notare miei cari ragazzi, a volte sembra che manchi l’aria».
Infine, per porre domande sul progetto, sono intervenuti anche i «Guten Guys» della casa editrice della scuola.

Il cortometraggio

«Lontani un metro» è un cortometraggio nato da un laboratorio teatrale «a distanza», che si è svolto ad aprile e maggio di questo strano anno scolastico. Ecco direttamente le parole dei ragazzi, il modo in cui loro l’hanno spiegato.
«Era previsto un laboratorio teatrale nel pentamestre, e abbiamo provato a farlo così, a distanza - hanno scritto nella descrizione - Una sfida, teatro senza contatto tra i corpi. Sembrava impossibile. E poi, di cosa ci occupiamo, sono giorni così difficili. Va bene, parliamo di questo. Di questi giorni difficili. Iniziamo a condividere la solitudine». Così il lavoro è stato diviso in tre parti.
Solitudini
«Provare a raccontare la solitudine in cui siamo finiti - hanno continuato - Con le parole che abbiamo, con i gesti che cerchiamo. Cos’è la solitudine? Ci pensiamo, leggiamo dei testi. Leggiamo la definizione, proviamo a scriverne. Subito capiamo che forse non è solitudine quella che proviamo. La vera solitudine non ha a che fare con l’isolamento forzato. Qualcuno di noi era solo anche prima, la solitudine si sente anche in mezzo alla folla, quando non si hanno legami importanti. E allora sentiamo il bisogno avere qualcuno vicino, che navighi dietro a noi, che ci asciughi le lacrime, che condivida l’oscurità, “like a bridge over troubled water”».

Poesie dall’isolamento

«Incontriamo, nel leggere le parole di altri, la solitudine di Emily Dickinson - hanno aggiunto - “Viaggiare sulle ali della parola nonostante le ferite della vita”. Emily Dickinson, poetessa americana, dall’età di trent’anni sceglie di vivere in un isolamento pressoché totale. Un isolamento volontario, fino alla sua morte. Emily Dickinson è una creatura della soglia, abita uno spazio e un tempo sospesi tra il presente e il futuro, là dove tutto può sempre accadere. Alla sua morte, lettere e le poesie vengono ritrovate da sua sorella nella sua stanza, in un baule ai piedi del suo letto. Tutte scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo Noi l’abbiamo letta, dal nostro isolamento forzato».

Lontani un metro

«Incontriamo una poetessa, e una poesia che dice esattamente quello che stiamo sentendo - hanno aggiunto . Che la poesia è così, nomina con precisione e profondità l’indistinto che si agita dentro di noi. Mariangela Gualtieri, 9 marzo 2020. C’è qualcosa da imparare in quello che abbiamo attraversato? “Di questa quarantena butto la paura, tengo la cura dei dettagli” ha detto qualcuno di noi. Forse torneremo alla vita con una comprensione dilatata, forse sarà più profondo il nostro sentire. Fare tesoro di ciò che è stato. E poi… arriva il sole, e va tutto bene. Lo dicono i Beatles».

Lo staff

Alla regia c’era la professoressa Valeria Lotta. Interpreti e autori dei testi originali sono stati Alesia Ustameta, Kristina Ustameta, Elisa Zavaglio, Mara Nardo, Erika Vianelli, Sara Sievoli, Rabihane Hoxha, Giulia Ferrrari e le docenti Tommasina Romeo, Sabrina Corsini e Manuela Clerici. I disegni sono stati realizzati da Francesca Orizio, Nohayla Nadir e Monica Michelini. E infine la canzone «Here comes the sun» è stata cantata da Monica Michelini (e gentilmente arrangiata e suonata da Federico Lotta).

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