Le case sono sempre più "smart": in Italia la crescita sfiora il 20%
L'interesse verso le cosiddette "smart home" è cresciuto in modo significativo negli ultimi tempi, trasformandosi da un'idea futuristica a una realtà tangibile per molti italiani. L'attrattiva delle nuove tecnologie che semplificano la vita quotidiana, consentendo ai dispositivi domestici di comunicare tra loro e di essere controllati da remoto tramite smartphone o assistenti vocali, sta guadagnando sempre più consensi.
Il trend è stato recentemente confermato da una ricerca condotta dall'Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, che ha rivelato che il mercato delle smart home è cresciuto del 18%, raggiungendo un valore di 770 milioni di euro. Questo tasso di crescita è superiore a quello registrato in altri Paesi europei come Spagna (+10%, 530 milioni di euro), Regno Unito (4 miliardi di euro, +4,1%) e Francia (1,3 miliardi di euro, +2%), nonostante le sfide causate dalla carenza di semiconduttori e materie prime durante la pandemia. Anche altre ricerche di settore mostrano che il mercato è in crescita: +8,3% nel 2022 nell’Internet of Things, l’aumento si è confermato nel 2023 e il trend è destinato a crescere ancora. nel concreto quali dispositivi rendono una casa "smart" a tutti gli effetti?
I dispositivi diventati "irrinunciabili"
Gli italiani che adottano la smart home si concentrano principalmente su dispositivi per il riscaldamento e la climatizzazione, come caldaie, termostati e condizionatori connessi. Seguono le soluzioni per la sicurezza, come videocamere, sensori per porte/finestre e serrature, oltre agli elettrodomestici connessi e agli smart speaker. Infine, una quota minore del mercato include lampadine, casse audio, smart plug, serie civili e dispositivi per la gestione remota di tende e tapparelle.
I più diffidenti
L'altra faccia della medaglia mostra che, nonostante i consumatori apprezzino le tecnologie smart, alcuni non sembrano essere pienamente consapevoli delle loro potenzialità, ad esempio in termini di risparmio energetico. E dunque, invece di fare un investimento per l'acquisto di questi prodotti, tanti preferiscono adottare comportamenti virtuosi con gli elettrodomestici che utilizzano abitualmente, oppure spingersi su un altro tipo di dispositivo.
Questo ovviamente è motivato anche dai costi più alti a cui andrebbero incontro optando per una casa totalmente "smart": i dispostivi sono basati sulle ultime tecnologie e anche se a lungo termine il risultato è comunque vantaggioso per il consumatore, nel breve occorre essere un po' lungimiranti e non farsi bloccare dal prezzo, magari utilizzando i propri risparmi in vista di un beneficio nel futuro, sacrificando qualche spesa nell'immediato oppure richiedendo un piccolo prestito veloce per non togliere liquidità dal proprio budget e distribuire la somma da restituire in un arco di tempo più lungo.
Un'occasione sprecata?
La presenza di persone non totalmente consapevoli dell'opportunità delle "smart home", e dunque una crescita importante dei dispositivi hi-tech ma minore rispetto a quella che avrebbe potuto essere rimane una sorta di occasione sprecata. L’utilizzo di questi strumenti potrebbe contribuire a ridurre i consumi energetici annuali del 23% per il riscaldamento e del 20% per la componente elettrica (un risparmio che vale circa 330 euro l’anno per un bilocale di 70 mq e fino a 460 euro per un trilocale di 110 mq).