Cosa fa il coach? Aiuta i suoi clienti a crescere e maturare
Risponde il Ragionier Gianpiero Capoferri, uno dei principali professionisti del coaching sul territorio bresciano
Chi è e cosa fa il coach? Per rispondere a questa domanda ci rivolgiamo come sempre al Ragionier Gianpiero Capoferri, uno dei principali professionisti del coaching sul territorio bresciano.
Cosa fa il coach, ne parliamo con il Ragionier Capoferri
«Purtroppo - spiega - spesso si parla di coaching senza conoscerne il significato, senza sapere quale sia il vero ruolo del coach. Contrariamente a quello che si può pensare, il coach non dà consigli, non è uno psicologo e non è neanche uno stratega. Volendo dare una definizione, il coach è il professionista che aiuta il suo cliente a crescere e maturare».
Favorisce apprendimento e presa di responsabilità
«Il coach favorisce l'apprendimento e la presa di responsabilità. Non s'atteggia a professore suggerendo quello che bisogna o non bisogna fare. Si affianca al suo coachee per scoprire insieme a lui quali sono le sue capacità e le potenzialità. Tutto questo con l'obiettivo di ottenere un costante miglioramento della performance. Vero ruolo del coach è quello di fare domande e porre quesiti attraverso i quali il suo cliente acquisisce coscienza di sé stesso. Non è facile trovare le domande giuste, anzi, riuscirci è una vera e propria arte per raffinare la quale il coach deve studiare molto».
A cosa servono i quesiti del coach
«I quesiti del coach devono permettere al coachee di capire perché ha scelto di impegnarsi proprio in quella determinata attività. Se effettivamente prova soddisfazione nel farla, come si relaziona con il suo pubblico, se sente dentro sé stesso continui stimoli per proseguire nella direzione intrapresa. Cercando le risposte alle domande del coach, il cliente trova motivazioni e impara a gestire le relazioni. In modo particolare, impara a cucire un rapporto positivo con il suo team iniziando a collaborare in modo proficuo con quest'ultimo».
Allineare gli obiettivi del team
Un altro aspetto fondamentale dell'attività del coach riguarda la sua capacità di allineare gli obiettivi del team attraverso l'organizzazione dei singoli componenti: «Se il coachee viene messo nelle condizioni di comprendere i passi che sta compiendo - riprende Capoferri - allora prenderà presto coscienza del proprio ambiente operativo: conoscere bene quest'ultimo significa essere più predisposti ad assumersi le proprie responsabilità, nutrire maggiore fiducia in sé stessi e maturare una maggior propensione alla leadership. Risultato finale di questo processo è un significativo miglioramento delle performance».
Cos'è la capacità di leadership?
«La capacità di leadership è quella dote che permette al coachee di coinvolgere nel team tutte le persone e i professionisti che ne fanno parte. Renderli parte attiva a supporto del progetto per arrivare tutti insieme, nessuno escluso, a prendere decisioni e lanciare nuove idee in modo corale. Da tutto questo consegue una squadra vincente che inevitabilmente raccoglie risultati di successo. Da notare che questi risultati sono direttamente proporzionali alla capacità del coachee di favorire la presa di coscienza e di responsabilità da parte di tutto il team».
L'esempio dello sport
I risultati di questo lavoro si notano in modo più evidente nelle squadre sportive, dove accanto all'allenatore e al preparatore atletico sta comparendo e ricopre un ruolo sempre più importante anche il mental coach. I successi ottenuti alle Olimpiadi di Tokyo sono senza dubbio una delle manifestazioni più evidenti di questa collaborazione. Chiaro che, proprio come nello sport, il miglioramento delle performance si può ottenere in ogni altro settore, dalla scuola all'imprenditoria».
Da dove si è partiti e dove si vuole arrivare
«Avere bene in mente da dove si è partiti, sapere esattamente cosa si vuol fare e dove si vuole arrivare con il proprio impegno. Tutto questo lo si può conseguire con più facilità affidandosi a un buon coach, che sappia porre le domande giuste e favorisca nel suo coachee la capacità di autoporsi i quesiti dandosi anche delle risposte».
Perché per descrivere coach e coachee e si ricorre talvolta alla metafora della ghianda?
«Perché è calzante. La ghianda ha già dentro se stessa tutte le energie e le potenzialità per diventare una quercia: bisogna solo saperla curare nel modo corretto. Il compito del coach con il suo coachee non è quello di riempirlo di concetti che spesso finiscono col confondergli le idee, ma di porgli le domande più corrette per permettergli di trovare ed esprimere tutte le energie e le risposte che già possiede dentro di sé».
Per informazioni lo Studio Capoferri è a Chiari, in via SS. Trinità 3 (tel. 030.712822).
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