«Salviamo la Costituzione, bisogna applicarla prima di cambiarla»
Al grido di «Salviamo la Costituzione, la Costituzione bisogna applicarla prima di cambiarla» un gruppetto di attivisti è sceso in piazza per distribuire volantini informativi ai passanti. Un discreto successo che ha visto parecchie persone fermarsi chiedendo delucidazioni, tutti hanno accettato il volantino, a differenza di quanto succede invece per altre cause. Ciò che più recriminano è il modo «pasticciato e autoritario» dei cambiamenti e la troppa carne al fuoco.
Le ragioni del «no» in sostanza sfatano la semplificazione annunciata dal comitato del «sì»: «si va da 1 a ben 10 diversi iter legislativi – hanno spiegato - a seconda della materia di competenza della legge in discussione». Seconda questione la scelta dei senatori tra i consiglieri regionali e i sindaci «come per le province il cittadino è esautorato dal diritto di voto e tra consiglieri regionali e sindaci sappiamo che i consiglieri regionali rappresentano la classe politica italiana che conta più indagati e arrestati e avranno l’immunità parlamentare che renderebbe difficile capire, qualora commettessero un reato, se l’hanno fatto in qualità di senatore o consigliere regionale, ma stiamo scherzando?».
In questo modo ci sarebbe uno scavallo del principio di democrazia «perché chi è stato eletto per fare il consigliere regionale o il sindaco – hanno spiegato - non è stato eletto per essere senatore. Il senato diventerà un dopolavoro del consiglio regionale quindi i politici faranno male entrambi». Secondo gli attivisti poi si tratterebbe di una riforma che accentra più poteri nelle mani del presidente del Consiglio determinando una svolta autoritaria «ricordiamo anche il numero di firme necessarie per una legge di iniziativa popolare passa da 50 mila a 150 mila e per referendum da 500 mila a 800 mila, va bene che non ci sarà più il quorum ma perché non si poteva lasciare il limite a 500 mila? Sarebbe una persona su 120 e già non era una cifra bassa».
Non si definiscono conservatori «ma se si cambia la Costituzione bisogna farlo in meglio perseguendo il bene comune, rispettando la sovranità del popolo e a tutela di settori quali l’ambiente, il lavoro, la salute e l’istruzione, le libertà e i diritti civili e politici e quindi tutto ciò che c’è nella Costituzione si può implementare, poi se si riuscisse ad aggiungere qualche diritto si potrebbe parlare di riforma».