Il “no” last minute di Speranza: gli impianti sciistici restano chiusi fino al 5 marzo
Regione Lombardia furibonda: «Inaccettabile saperlo 12 ore prima della riapertura»
Il “no” last minute di Speranza: gli impianti sciistici restano chiusi fino al 5 marzo.
Una beffa clamorosa. Non solo per chi da oggi, lunedì 15 febbraio, sperava di tornare a sciare, ma soprattutto per chi vive di questo. Gli impianti sciistici, dopo una prima ipotesi di apertura, resteranno chiusi almeno sino al 5 marzo. E la comunicazione è arrivata soltanto a poche ore dall’apertura.
Sci: niente apertura dal 15 febbraio
Una prima avvisaglia della decisione era arrivata già nel primo pomeriggio di domenica 14 febbraio, quando il Cts aveva sollevato dei dubbi sull’opportunità di riaprire gli impianti. E poi è arrivata la mazzata: niente sciate almeno sino al 5 marzo (ammesso che dopo quella data si possa ancora fare…).
Gli scienziati del Cts, nella loro relazione, rimettono la decisione alla politica ma fanno notare che, alla luce delle mutate condizioni epidemiologiche degli ultimi giorni non ci sono le condizioni “per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”
Le reazioni
Una mazzata per il settore, che anche in Lombardia conta numerosi operatori. E la Regione non ha mancato di manifestare il proprio disappunto, attraverso le parole dell’assessore alla partita Guido Guidesi:
Non si può dalla sera alla mattina dire a chi si è rifornito, a chi si è organizzato, a chi ha formalizzato contratti stagionali che non può lavorare. Ci vuole buon senso e avere buon senso è conoscere il mondo del ‘lavoro’. Così il danno economico è doppio: con sole 12 ore di anticipo è stata cancellata una programmazione di settimane. È davvero inaccettabile il fatto che qualcuno non se ne renda conto.
A rincarare la dose è stato poi il presidente Attilio Fontana:
Una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa. Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini.
Non è possibile che la comunicazione arrivi a poche ore da quella che doveva essere la riapertura. l danno sarà enorme: alberghi, negozi, ristoranti, centinaia di imprese avevano pianificato la ripartenza richiamando dipendenti, si erano rifornite, avevano accettato prenotazioni. Gli imprenditori meritano rispetto. Questa mossa dell’ultimo minuto rischia di essere il colpo finale anche per chi, a fatica, era riuscito a restare in piedi dopo mesi di chiusura. La stagione, mai di fatto partita, è praticamente finita: la situazione è estremamente grave per il comparto della montagna si rischia davvero il punto di non ritorno. Le imprese dovranno essere risarcite velocemente, ma il caos generato dall’ennesimo annuncio tardivo avrà un impatto non meno grave della stessa chiusura.