Ghedi, «pasticcio con le aliquote»

Ghedi, «pasticcio con le aliquote»
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Non è certo una sommetta quella che si appresta a sborsare il Comune per rimediare a quello che nel Consiglio comunale di giovedì 28 è stato definito un «pasticcio dell'Amministrazione». 900mila euro è la cifra che a detta dell'assessore al Bilancio Matteo Agnari «non comporterà particolari problemi ai conti comunali, visto che l’abbiamo recuperata facendo ricorso all’avanzo di amministrazione che è stato accertato sulla base dell’esercizio 2015». Il ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Ministero dell'economia e delle finanze ha infatti dato i frutti sperati da cittadini e opposizioni: come già ribadito più volte e da più parti nell'ultimo anno, le aliquote Imu, Tasi e Irpef presentate dopo il termine ultimo del 30 luglio 2015 sono da considerarsi non valide. Anche Ghedi quindi fa ufficialmente parte di quei comuni ritardatari che dovranno risarcire i propri cittadini a fronte di pagamenti non dovuti. «Ma come è stato possibile?» Si chiedono tutti.

«Dopo una prolungata incertezza - ha spiegato Agnari - è stata stabilita la perentorietà della data di presentazione delle tariffe. Il Bilancio doveva essere presentato entro il 20 luglio e le tariffe per le aliquote entro il 30 ma c'è da sempre un certo margine di tolleranza, tanto è vero che lo stesso Mef non ha considerato perentoria la data per la presentazione del bilancio. Una considerazione che, contrariamente a quanto avevamo ipotizzato, non è stata estesa alle tariffe e che quindi ha reso le nostre, presentate il 4 agosto, fuori tempo». Tuttavia l'ex gruppo di maggioranza «Ghedi Tricolore» in un comunicato parla di «termini di approvazione ben chiari non rispettati» tanto che si poteva già prevedere questa situazione: «da fine novembre forti delle conferme dei media e delle riviste economiche specializzate» informavano i cittadini e li spingevano al ricalcolo delle imposte. Con loro anche i gruppi consiliari di opposizione che più volte nei mesi scorsi hanno chiesto la revoca delle tariffe gonfiate.

Anche perché a farne le spese sono stati ancora una volta i cittadini, che presi tra l'incudine dei termini di pagamento delle nuove imposte e il martello che premeva per far pagare loro le cifre dell'anno precedente si sono trovati allo sbaraglio. Nonostante la non poca confusione creata, all'Amministrazione va il merito di essersi presa la responsabilità della restituzione della somma non dovuta tra dicembre e febbraio, anticipando lo stesso Mef. Ora la preoccupazione generale però riguarda la necessità di informare capillarmente tutti i cittadini della possibilità del rimborso e dei modi in cui avverrà. Innanzitutto bisogna fare richiesta con un modulo apposito scaricabile dal sito web del comune. I modelli disponibili sono in tutto tre: uno per le persone fisiche, uno per le aziende e uno per i commercialisti. Una volta compilati andranno consegnati all'ufficio tributi.

Alessia Gessa


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